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La storiografia
Nel mondo latino i testi anticipatori di questo genere sono le laudationes funebres cioè elogi funebri,e gli Annales pontifici maximi,compilazioni annuali redatti dai pontifici massimi e confluiti negli ottanta libri pubblicati da Publio Mucio.
Nel I sec a.C. si affermò la
biografia,intesa come galleria di ure esemplari destinate ad edificare il
lettore. Per quanto riguarda le vere opere auto-biografiche ebbero inizio con
Emilio Scauro,politico e oratore di nobile famiglia,Rutilio Rufo console nel
L'annalistica e la memorialistica
Dopo Catone l'annalistica in greco sve,ma non morì. Ormai Roma era diventata l'unica grande potenza del Mediterraneo. Tutto iniziò a girare intorno a esse:non solo la politica internazionale,ma anche la cultura. Dopo la pubblicazione degli Annales pontefici maximi,l'annalistica latina ebbe una grande fioritura in questo periodo. La pubblicazione degli Annales mette quindi a disposizione dello storico gli archivi. L'accesso ai segreti degli archivi pontificali consentì all' informazione non solo di essere conservata in luoghi sicuri,ma anche di essere continuamente vagliata e accresciuta. Lo storico si sforza di controllare e analizzare le fonti;egli conosce cosi una quantità di eventi e di riflessioni che hanno avuto luogo prima che nascesse.La consultazione di fonti d'archivio è indice di una storiografia matura,frutto di una civiltà basata sulla scrittura. Contemporaneamente alla fioritura dell'annalistica e della storiografia si registra nell'età dei Gracchi a Silla la nascita di un nuovo genere storico di minore impegno formale:quella racconta di appunti autobiografici chiamati dai Romani Commentari.
Erano considerati appunti e materiali ad uso di storiografi o poeti epici. Questi commentari potevano assumere l'aspetto di memorie autobiografiche volte a difendere o a celebrare l'immagine pubblica o il ricordo di personaggi politici.
Coloro che hanno dato importanza a questo genere sono:
Emilio Scauro:cercò di dissipare i sospetti di corruzione nella guerra giugurtina;
Rutilio Rufo: volle dimostrare l'ingiustizia dell' esilio infertogli;
Lutazio Catullo: volle ribadire a se il merito della vittoria nella battaglia del Campi Raudi;
Silla: scrisse commentari in greco in cui il dittatore costruiva la propria leggenda.
Età cesariana
Il cinquantennio
compreso fra il Tribunato di Tiberio Gracco e la morte di Silla nel
Pochi anni dopo la morte di Tiberio Gracco,la condotta inconcludente di alcuni comandanti permise a Mario di essere eletto alla magistratura massima. Cosi fra Mario e Silla ci fu una guerra civile che provocò la morte di Mario. Successivamente la morte di Silla fu eletto come console Pompeo che stipulò un accordo(1 triumvirato)con Crasso e Cesare. Dopo la morte di Crasso e le recenti vittorie di Cesare,si arrivò a una guerra tra Cesare e Pompeo che si concluse con la morte di Pompeo. Successivamente l'assassinio di Cesare,fu eletto Marcantonio che stipulò un secondo accordo con Ottaviano e Lepido.
Questo periodo è considerato l'età aurea della letteratura latina.Si affermarono così poetae novi come Catullo e Lucrezio.
Cesare
Cesare nacque a Roma da una famiglia antica e patrizia. Da tempo decaduti,gli Iulii avevano recuperato prestigio imparentandosi con Mario.
Cesare mostrò presto simpatia per il partito democratico,cui si legava anche attraverso vincoli familiari. Durante la dittatura di Silla Cesare lasciò Roma per il servizio militare;tornato a Roma nel 78 esordisce come oratore e deve difendersi dalle accuse di concussione contro Dolabella.
Educato in un ambiente colto e raffinato,verso
il
Nel 63 fu eletto pontefice massimo.
Nel 62 ottenne la carica di pretore della Sna.
Nel 61 divenne propretore della Sna.
Nel 60 stringe con Crasso e Pompeo il 1 triumvirato,un accordo privato che garantisce ai tre uomini più potenti di Roma il controllo delle magistrature.
Nel 59,diviene console e fa votare due leggi agrarie,una lex Iulia sui diritti dei provinciali e un provvedimento per la distribuzione di terre a favore dei soldati di Pompeo.
Tra il 58 e il 51,Cesare procede in Gallia e ne intraprese la conquista. Ma la morte di Crasso provoca una rottura dei rapporti tra Cesare e Pompeo.
Nel 50 Cesare viene invitato dal senato a rientrare a Roma a deporre il comando. Il rifiuto di Cesare porta quindi alla guerra civile durante la quale Cesare sconge Pompeo a Falsalo in Grecia. Ritornato vincitore a Roma,egli decide di attuare una politica fondata sulla riconciliazione e sulla clemenza.
Ormai padrone assoluto di Roma,Cesare viene assassinato nelle idi di marzo del 44 da un gruppo di congiurati guidati da Bruto,lio adottivo di Cesare.
Opere minori
Cesare è uno dei più grandi protagonisti della cultura romana del suo tempo non solo per le tante opere scritte,ma anche per l'impegno profuso.
Tra le composizioni giovanili di Cesare si ricordano le Laudes herculis,Oepidus.
Il poemetto perduto Iter in memoria del viaggio fatto in Sna appartiene agli anni della maturità. Compose anche Dicta,una raccolta di sentenze,De astris,un opera a carattere astronomico,Epistulae e Orationes.
Quest'ultima ne conserviamo solo pochi frammenti come quella del 77,contro Cornelio Dolabella;e due del 63,una in difesa dei Bitini,l'altra dei Catilinari.
Ma le opere minori più importanti sono Anticato e de Analogia.
Anticato: è composto da due libri e fu scritto in polemica con l'elogio di Catone fatto da Cicerone
De analogia: è composto da due libri ed è un opera grammaticale che interveniva nella controversia fra analogisti e anomalisti sul problema della natura delle lingue.
Opere più importanti: De bello Gallico e de bello civili
Nell'opera letteraria Cesariana sono integralmente sopravvissute due opere storiche Commentari de bello gallico e Commentari de bello civili.
Il termine commentarius significa appunti,promemoria. I Commentari erano sia i rapporti ufficiali di magistrati,sia le memorie private di grandi personaggi pubblici che narravano le proprie esperienze dirette.
I commentari erano dunque un genere autobiografico e memorialistico che stava a metà fra la semplice raccolta di materiali e la narrazione storica vera e propria.
De bello Gallico
E' ordinato in 7 libri,dedicato ciascuno a ogni anno di guerra. Esso narra della guerra Gallica e cioè dalle spedizioni contro gli El e contro Ariovisto alla presa di Alesia e alla sconfitta di Vercingetorige.
Il progetto complessivo dell'opera nasce da una ragione strettamente politica:Cesare sa che non tutti in Roma approvano la sua impresa.
E' un opera scritta di getto,probabilmente fra il 52 e il 51 con grande equilibrio.
Egli presentava ai Romani la conquista della Gallia come una necessità storica volta a evitare che i Germani invadessero quella regione premendo ai confini di Roma. La narrazione della guerra gallica si è arrestata all'anno 52. Dopo la morte di Cesare fu un suo luogotenente,Aulo Irzio a completare il racconto con l'aggiunta di un altro libro,il VIII,che dava ragione ai fatti accaduti nel 51 e 52 .
Libro I: Il libro si apre con la descrizione della Gallia. Segue il racconto della spedizione contro gli El,che hanno invaso il territorio degli Edui,alleati di Roma.
Libro II:Cesare descrive i Belgi e organizza due camne,la prima contro i Belgi,sconfitti presso il fiume Aisne e la seconda contro i Nervii,che vengono battuti presso la Sambra.
Libro III:Cesare descrive i Veneti e scoppia una sommossa contro di loro che impegnano Cesare in un aspro conflitto per mare e per terra. Sottomessi i Veneti si ribellano le popolazione d'Aquitania.
Libro IV:Cesare conduce una trattativa con le popolazioni che sono i fuga,giungendo a una tregua. I germani rompono improvvisamente la tregua e attaccano le legioni romane. Cesare allestisce una flotta e sbarca in Britannia con grande difficoltà. Mentre i Romani cercano di riparare le navi che sono state distrutte dalla tempesta,i Britanni attaccano con carri da guerra. Siglata la pace,Cesare ritorna di nuovo in Gallia.
Libro V: Durante l'inverno Cesare fa costruire seicento navi e prepara una nuova spedizione in Britannia. Excursus geo-etnografico sulle popolazione della Britannia. Segue la guerra vittoriosa con le tribù locali.
Libro VI: Sottomesse le popolazioni in rivolta,Cesare organizza una spedizione oltre il Reno,costringendo alla fuga gli Svevi. Ripassato il Reno sconge gli Eburoni in rivolta.
Libro VII:Cesare torna in Italia,dove viene a sapere dell'uccisione di Clodio. Approfittando di questa notizia i Galli decidono di unirsi in una grande rivolta. Vercingetorige si mette alla testa dei rivoltosi. Cesare è costretto a rientrare in Gallia.I Galli decidono di combattere ad oltranza. Lo scontro finale si svolge ad Alesia e Vercingetorige è costretto ad arrendersi.
De bello Civili
Questo è diviso in tre libri e narrano i fatti degli anni 49-48 dal passaggio del Rubicone al principio della guerra alessandrina. Questo si presenta come un libro più vario e complesso. Cesare sa di non aver combattuto contro popolazioni selvagge e straniere ma contro i propri concittadini. Infatti non li nomina hostes ma adversum.
Ormai padrone dello stato romano,ha bisogno di scagionarsi dall'accusa di aver voluto la guerra civile e di aver violato la legalità delle istituzioni.
Mentre narra,non perde occasione per dimostrare di aver sempre voluto la pace e di aver agito con il consenso dei suoi soldati.
Il Bellum Civili si presenta come libro politico nel quale Cesare propone di allargare l'area del consenso,di tranquillizzare i ceti sociali,garantendo che non ci saranno proscrizioni né vendette.
Cesare esalta ripetutamente la sua generosità e la propria clemenza .
La delicatezza e la complessità dell'argomento ricadono sul tono della narrazione. Cesare infatti non sa reprimere le proprie passioni e i propri sentimenti e si abbandona all'ironia e al sarcasmo.
Il racconto risulta perciò più problematico e sfumato;lo stile più concitato e nervoso.
Aumenta quindi il grado di deformazione dei fatti,anche se Cesare cerca di non manipolare la verità.
Nel corso della narrazione vengono a trovarsi di fronte Cesare e una classe dirigente;questa contrapposizione tra Cesare e la classe è il fulcro centrale di questa entusiasmante opera.
Egli è sincero quando condanna la guerra civile e ne attribuisce la colpa a Catone.
Il suo scopo era quello di far arrendere l'avversario e non distruggerlo. Nella sua opera non c è odio,né nei confronti di Catone ne in quelli di Pompeo.L'ultimo libro si interrompe bruscamente ai primi segni della guerra alessandrina. Il seguito degli avvenimenti è affidato a tre libri scritti da altre persone: Il Bellum Alexandrinum,il Bellum Africum,il Bellum Hispaniese.
Libro I: Nel gennaio del 49 il senato intima a Cesare di abbandonare il governo delle Gallie e di rientrare in Roma come privato cittadino. Dopo inutili tentativi d'accordo Cesare decide di varcare il confine della Gallia. Ovunque viene accolto con entusiasmo. Pompeo nel frattempo fugge a Brindisi e si imbarca per l'Oriente. Cesare privo di flotta adeguata,deve rinunciare ad inseguirlo.
Successivamente decide di porre assedio a Marsiglia,alleata di Pompeo,e passa nella Sna Citeriore. Qui si astiene nell'attaccar battaglia.
Libro II: il libro si apre con l'assedio a Marsiglia da parte delle legioni di Cesare. Quando una parte delle mura cede i Marsigliesi si arrendono. Nella Sna Ulteriore Varrone si arrende a Cesare. Fidandosi incautamente di false notizie sulla consistenza degli avversari,attacca battaglia.
Il libro si chiude con le stragi dei soldati cesariani che ,pur arresi al pompeiano Varo,vengono sterminati dal re Giuba,alleato di Pompeo.
Libro III: Viene l'anno 48. Cesare salpa a Brindisi per l' Epiro.
L'esercito di Cesare è stremato a causa delle numerose battaglie affrontate e di un' epidemia che l'ha colpito. Quello di Pompeo è invece ben rifocillato. Cesare assedia la città,ma i pompeiani si aprono un passaggio e si congiungono con l'esercito alleato di Scipione,proveniente da Oriente.
Cesare deve ritirarsi in Tessaglia,incalzato da Pompeo. La battaglia decisiva viene combattuta il 9 agosto a Farsalo,dopo che Cesare si è rivolto ai soldati esponendo le proprie ragioni.
Pompeo fugge in Africa,dove chiede protezione a Tolomeo re d' Egitto,ma questi lo uccide. Cesare lo insegue e quando giunge ad Alessandria apprende la notizia della sua morte.
Considerazioni
Nei suoi commentari Cesare si propone di fornire materiali agli storici per stendere un opera criticamente valida;smentì di voler fare un opera d'arte,limitandosi a descrivere le vicende di cui fu protagonista e testimone.Comunque il presunto proposito di verità,nonchè la semplicità stilistica,conferiscono a tali opere bellezza,dignità ed eleganza.
Ma accanto al valore storico c è anche un effettivo valore artistico.Non minori sono gli elogi tributati all' opera dagli studiosi moderni:il Marchesi afferma che nessuno degli antichi seppe scrivere un opera dove siano adoperate meno parole per dire tutto.
Sul piano strutturale,ogni elemento linguistico punta a mettere in mostra la ura dello scrittore che è insieme demiurgo-ordinatore, autore-narratore,attore-protagonista.
Importante è il fatto che il racconto è riportato in 3° persona.Prevale nella narrazione anche la 1° persona plurale e ciò è usata per coinvolgere anche i soldati di Cesare.Ad essi si contrappongono i nemici che sono barbari con i loro vari nomi,nel De bello Gallico;e sono gli oppositori politici dello scritto nel De bello Civili.
Attraverso il significato dei verbi è facile cogliere l'ultima ansia dello scrittore,che pone su un versante i predestinati,i vincitori;e sul versante opposto egli colloca i nemici,tutti destinati alla sconfitta.
Gli scenari vengono concepiti come immensi palcoscenici. Sul piano stilistico vengono riconosciute:
la chiarezza :un procedimento lineare e terso;
la brevità: mira all'essenzialità,alla rapidità e all'eleganza del dettato.
Sul piano lessicale Cesare compie determinate scelte sull'uso dei vocaboli.
Sallustio (Sabina
Vita
Sallustio nacque da una famiglia provinciale e plebea,ma abbastanza agiata,talché egli poté completare la sua formazione a Roma,venendo in contatto con la scuola neopitagorica di Nigidio ulo:partecipò anche volentieri alla vita mondana della capitale. Politicamente si affiancò ben presto a Cesare e per questo suo impegno ottenne la carica di questor nel 54. Questo fu un anno piuttosto turbolento per la politica romana:vi fu infatti l'uccisione di Clodio ad opera di Milone.
Sallustio si schierò decisamente contro quest'ultimo e anche contro Cicerone,suo difensore. Nel 50 fu espulso da senato per immoralità(aveva infatti una relazione con Fausta,lia di Silla e moglie in seconde nozze con Milone):ma in realtà,il provvedimento nascondeva piuttosto mene politiche e rancori personali. Durante la guerra in quel periodo fu sempre fedele a Cesare,aiutandolo anche alle operazioni militari in cui però non risultò sempre vincitore.
Questa fedeltà gli fu premiata con la riconquista nel 48 della questura e della dignità senatoria. Alla fine del 47 seguì Cesare in Africa e portò a compimento un'operazione militare,conquistando l'isola di Cercina.A seguito di questo successo,Cesare gli affidò il compito di governatore della cosiddetta Africa Nuova,costituito dal vecchio regno di Iuba. In questi mesi di governo potè accumulare notevoli ricchezze che gli permisero di vivere il resto della sua esistenza in ricchezza dedicandosi esclusivamente alla composizione delle sue opere.
Opere
Di Sallustio abbiamo due monografie:
De coniuratione Catilinae
Con essa lo storico interrompe la tradizione annalistica della storiografia romana e si occupa di un episodio di storia contemporanea,appunto a congiura e il moto del 63-62,facendovi precedere un'analisi della condotta cesariana del 66-63,vista come unica valida alternativa al corrotto regime dei partiti,con riflesso sulle sue scelte politiche.
Dopo un proemio moraleggiante e filosofico,impostato sull'affermazione che l'uomo è composto da anima e corpo e che le facoltà spirituali devono prevalere su quelle materiali(facoltà spirituali:l'attività politica,quella militare,quella oratoria e quella storiografica).Tutta la prima parte restante dell'opera è praticamente un analisi e un'esegesi dell'inquietante fenomeno rivoluzionario,alla luce di categorie storiche,morali e psicologiche. Ne risulta quindi un quadro fosco,ma estremamente vivace,di una società profondamente corrotta,su cui campeggia come ura dominante Catilina,intelligente,coraggioso e malvagio,una ura sinistra ma estremamente affascinante al cui carisma sembra non riuscire a sottrarsi neanche lo stesso Sallustio. Accanto a Catilina troviamo altri personaggi studiati con eguale interesse:i congiurati,Sempronio,Cicerone e sopratutto Cesare e Catone(visti come entrambi positivi per Roma:uno con la sua liberalità,munificenza e misericordia;l'altro con la sua integritas,severitas,innocentia)
Il metodo e il fine adottati nell'analisi sono moralistici:Sallustio ritiene che l'antica grandezza della repubblica fosse garantita dall'integrità e dalla virtù dei cittadini,e vede nel successo,nella ricchezza e nel lusso le cause della decadenza e la possibilità di tentativi come quello di Catilina.
Bellum Iugurthinum
narra in 114 moduli la guerra combattuta dai romani contro appunto Giugurta,re di Numidia. Ma il pretesto bellico serviva a mascherare un'altra guerra,quella interna del popolo che combatteva la prepotenza della nobiltà senatoria. E si era creato un monopolio a beneficio dei suoi appaltatori,avidi di nuovi guadagni provinciali.
Cosi anche qui il taglio è moralistico e scopertamente politico:se infatti da una parte Sallustio si dimostra come capace di forti sintesi storiche,dall'altra rivela vigore polemico nel denunciare l'incompetenza della nobiltà,nella conduzione della guerra e la sua corruzione generale nel valorizzare le ragioni espansionistiche della classe mercantile,nell'auspicare la nascita di una nuova aristocrazia fondata sulla virtus.
Le Historiae di cui abbiamo un numero abbastanza cospicuo di frammenti di 5 libri e alcuni discorsi. Esse riprendono e sviluppano le Historiae di Sisenna andando dalla morte di Silla nel 78 fino alla guerra di Pompeo contro i pirati nel 67. Dai frammenti si evince che Sallustio era ritornato all'annalistica e che il suo pessimismo si era acuito.
A lui si attribuiscono anche 2 epistole politiche a Cesare nelle quali addita al dittatore le possibili riforme dello stato che ponessero freno al lusso dei nobili e attenuassero una più profonda giustizia sociale:quasi sicuramente spuria è invece un'invettiva contro Cicerone di scuola retorica.
Considerazioni
La storiografia come strumento di indagine politica ed arma ideologica
Sallustio adottando una tecnica a suo modo rivoluzionaria scelse di raccontare la storia di Roma ''carptim'' ovvero per argomento: e i temi delle sue due monografie rispondono ad intenti ben precisi: mostrare sopratutto in che modo un regime aristocratico,quale quello istauratosi dopo la sconfitta dei Gracchi,fosse andato progressivamente in rovina.
La prima delle cause era da ricercare negli scandali che avevano accomnato la guerra contro re Giugurta e che avevano messo in luce i compromessi e la corruzione de quegli stessi uomini che nel senato erano i responsabili della politica romana:la stessa personalità universalmente rispettata di Metello,cui si era finito di dare il carico della guerra non bastò ad impedire l'ascesa di Mario al quale il popolo affidò l'incarico di porre termine a una guerra quasi conclusa da Metello,raccogliendone quindi i frutti della gloria. Questo episodio aveva segnato in effetti l'inizio delle guerre civili che dovevano provocare le smisurate ambizioni dello stesso Mario.
La contraddizione
Dunque Sallustio considerò la storiografia non solo come cronaca di fatti ma anche come archeologia,cioè come ricerca delle loro cause:essa quindi tende a conurarsi come indagine sulla crisi e l'impostazione appunto monografica ben si prestava alla messa a fuovo di un periodo o problema storico:analisi che lo storico conduce a partire comunque e sempre da un moralismo di fondo,da una profonda contraddizione tra essere e dover essere,tra le parole e i fatti,tra i propositi e le realizzazioni. Il quadro che lo storico dipinge è cosi già quasi degno di Tacito nelle sue movenze drammatiche per non dire tragiche.
Uno sguardo al recente passato,velato di ideologia e malinconia
Sallustio scrive le sue ine dopo la rivoluzione guidata da Cesare e dopo che il mondo da lui evocato si è già definitivamente dissolto sul campo di battaglia di Farsalo: questa movenza retrospettiva ha tuttavia anche essa una motivazione politica:per lo scrittore sabino '' il punto d'arrivo della storia di Roma è Cesare egli non procede oltre,anzi risale a ritroso il corso delle generazioni per spiegare e giustificare Cesare e la sua opera''. Di qui l'incapacità dell'uomo di elevarsi ad una visione obiettiva e spassionata dei fatti.
Tuttavia Sallustio non è un democratico che rivendica al popolo una parte di potere:come i suoi predecessori,da Catone a Cicerone,si propone piuttosto come l'avvocato dei valori morali essenziali,un adepto di quel conservatorismo intelligente che è il solo a poter salvare Roma.
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