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Marziale nacque in Sna intorno al 38 d.C. A Roma fu accolto dalla famiglia di Seneca e conobbe ambienti elevati. Li frequentò finchè non furono repressi dall'imperatore Nerone perché erano di opposte tendenze. Da allora Marziale visse modestamente, finchè, dopo la pubblicazione di alcuni epigrammi, ottenne il rango equestre. Non ne ebbe un gran vantaggio economico e ciò gli creò molte difficoltà.
Insofferente per la vita in città finisce per tornare in Sna, dove però si sente a disagio per l'ambiente provinciale. Muore scontento.
Di Marziale ci restano gli Epigrammi in 12 libri ed altre raccolta di numerosi epigrammi.
Nell'età Flavia, oltre al recupero del genere epico, si ha una riscoperta dell'epigramma, uno dei generi più umili di poesia. Anche Catullo ne scrisse.
"Epigramma" vuol dire "iscrizione" e nasce nella Grecia arcaica. Si evolve quindi in componimento di pochi versi che serve ad esprimere lo stato d'animo di un momento. I temi sono naturalmente leggeri.
A Roma Catullo ne valorizza la forma breve per esprimere i sentimenti o per polemizzare.
Marziale sceglie l'epigramma per la sua versa-
tilità che egli contrappone ai generi epici, tanto lontani dalla reale vita quotidiana. Che Marziale pone alla base dei suoi epigrammi. Il successo è dovuto al fatto che questa forma poetica filtra e nobilita le esperienza di ognuno, per cui è facile trovare un epigramma da adattare, per esempio, ad un bigliettino da mandare con un regalo agli amici o da utilizzare per la commemorazione di un evento importante come un matrimonio o una festa.
La realtà è deformata per mezzo della satira che traccia una specie di schema di tipologie fisse: spilorci, medici imbroglioni, vanitosi, parassiti, . Ma negli epigrammi non si trova alcun tipo di giudizio o condanna. Gli epigrammi sono fatti per sorridere.
I temi riguardano, oltre al solito epigramma funerario, le esperienze del poeta o il costume sociale del tempo.
Abbiamo detto che, a differenza degli altri epigrammi, quelli di Marziale sviluppano soprattutto l'aspetto comico-satirico della realtà (tecnica ripresa da Lucilio).
I versi terminano quasi sempre con una battuta brillante che corona il breve pensiero, secondo un modello già utilizzato in passato ma mai perfezionato: è Marziale a completarlo.
La divisione è semplice: vengono descritti la situazione, l'oggetto, il personaggio in un crescendo di attesa che si scarica improvvisamente in un paradosso, nella battuta finale.
Lo stile è adeguato al tipo di poesia realistica e divertente e spesso vede l'introduzione di termini osceni.
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