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VITA
Le principali informazioni biografiche su Marziale ci giungono dalle sue stesse opere. Egli nacque a Bilbilis, in Sna, tra il 38 e il 41 d.C., dove ricevette una buona educazione letteraria. Nel 64 d.C. si trasferì a Roma dove entrò in relazione con Seneca e dove praticò l'avvocatura. Cominciò presto a scrivere versi d'occasione e nell'80, sotto Tito, celebrò in un libro di epigrammi l'inaugurazione del Colosseo. Tra l'84 e l'85 cominciò a pubblicare regolarmente i suoi carmi e ad intrattenere relazioni con gli scrittori più famosi dell'epoca. Tuttavia, il successo letterario non si traduceva in totale indipendenza economica. Assieme alla sua popolarità cresceva all'interno dei suoi versi anche la dose di adulazioni verso chi era al potere: prima si schierò a favore di Domiziano e del suo entourage, poi però, dopo la sua morte, si dichiarò disponibile a celebrare Nerva, rinnegando tutto ciò che aveva affermato su Domiziano. Si trasferì nuovamente in Sna quando una vedova benestante gli donò una casa, rendendo effettiva la sua indipendenza economica. Morì probabilmente a Bilbilis, attorno al 104 d.C..
IL GENERE DELL'EPIGRAMMA
In greco, epigramma significava "iscrizione", ed infatti venivano così definite scritte brevi poste su tombe o su lapidi commemorative. Con l'andare del tempo, però, i temi trattati con gli epigrammi cominciarono a divenire versi d'amore e versi satirici o parodistici. In età ellenistica, in particolare, l'epigramma si liberò della forma epigrafica e divenne il genere con cui si definivano brevi componimenti poetici. A Roma era diventato il genere della poesia d'occasione, volto soprattutto a celebrare l'amore, a prendere in giro personaggi politici o a ridicolizzare personaggi per il loro aspetto fisico o per i loro comportamenti maniacali.
La cultura dell'età di Marziale attribuiva all'epigramma un rango più basso rispetto agli altri generi poetici, ma in più momenti Marziale proclama la superiorità di questo genere rispetto al solenne carme epico e critica coloro che riducono gli epigrammi a battute scherzose, affermando che scherzano di più quei poeti epici che propongono ai lettori le assurde leggende mitologiche.
IL PUBBLICO
In un tempo in cui il linguaggio artificioso ed erudito rendeva i generi letterari tradizionali lontani dalle possibilità di accesso dei lettori comuni, i libri di Marziale si rivolgevano ad un pubblico più vasto. Si trattava di lettori sufficientemente colti per apprezzare l'arguzia e lo stile poetico di Marziale. La sua decisione di pubblicare le proprie opere testimonia quanto fosse alta la richiesta per la letteratura "media".
LE SUE OPERE
Gli epigrammi di Marziale entrarono a far parte della società vera e propria nel momento in cui pubblicò i libri degli Xenia e degli Apophoreta, che contenevano bigliettini poetici adibiti ad accomnare doni di vario tipo.
In altri epigrammi di Marziale c'era chi vedeva riferimenti malevoli a individui a lui contemporanei, ma lo stesso poeta esclude ogni riferimento personale, affermando che il suo scopo è quello di divertire. La parte più viva dell'opera di Marziale è infatti costituita dagli epigrammi comico-satirici, che prendono spunto da situazioni quotidiane per procurare divertimento. In particolare, la tecnica di Marziale riprende la battuta finale, che è la trovata arguta che conclude e giustifica il breve componimento; la battuta di spirito viene posta, insomma, alla fine dell'epigramma. La struttura del suo epigramma è ben definita: inizia con la descrizione dell'oggetto, raccogliendo i minimi particolari per suscitare l'interesse dei lettori, attesa che trova apamento nella conclusione, in quanto Marziale è un vero maestro nell'arte dell'effetto inatteso. Ogni dettaglio fornito nella descrizione, ogni parola, mirano a prolungare l'attesa, creando un effetto di suspense e rendendo così più efficace la conclusione.
Un ingrediente necessario nella comicità di marziale è la cura formale; trionfano, infatti, nei suoi epigrammi, il massimo dell'espressività, realizzato attraverso la concisione, l'accurata disposizione delle parole e l'uso di ure retoriche come l'anafora. Per avere una forte efficacia espressiva, Marziale utilizza anche modi colloquiali e termini fino ad allora rimasti esclusi dalla lingua letteraria; talvolta si tratta di parole e scene esplicitamente oscene, che però lui giustifica come connaturate alla satira.
Nelle sue opere, Marziale non aspira mai all'invenzione fantastica pura, ma anche gli effetti più paradossali mantengono un legame con il mondo reale. In fondo, le opere di Marziale non sono lontane dall'esigenza di verità; infatti, egli spesso chiede ai suoi lettori che gusto provino a leggere versi popolati da miti fantastici, e rivendica il valore dei propri epigrammi, poiché a lui interessa il riscontro dello scritto con la vita reale.
Secondo Marziale, l'epigramma era la forma poetica più vicina alle mille sfaccettature della vita. Al poeta di Bilbilis manca però la parte moralistica dei poeti della satira latina quali Persio e Giovenale. Lo spettacolo reale dei vizi e delle situazioni assurde del vivere quotidiano suscita in Marziale il senso del ridicolo, piuttosto che un atteggiamento di giudizio o di condanna morale.
Oltre alla satira, però, ci sono giunti molti suoi epigrammi di carattere non satirico. Sono, ad esempio, epigrammi funebri o votivi ed epigrammi sollecitati da diverse situazioni della vita quotidiana, come un anniversario, uno spettacolo o un incidente. In essi troviamo una preziosa testimonianza degli usi e dei costumi del tempo. L'influenza della tradizione epigrammistica greca si nota soprattutto nell'uso di toni poetici molto delicati, mentre l'influenza dei poeti latini (soprattutto Orazio) si nota nell'eleganza compositiva volta ad esprimere in modo molto pacato il mondo interiore del poeta.
Nei libri degli Epigrammata ha notevole spazio la poesia celebrativa, con frequenti componimenti destinati all'adulazione dell'imperatore e di altri potenti, con il conseguente uso del linguaggio forbito ed erudito richiesto dalle circostanze.
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