NECESSITÀ DELLA FILOSOFIA, CIOÉ DELLA SAGGEZZA
La filosofia non è un artificio
popolare, né destinato all'ostentazione: non è nelle parole ma nelle
cose. E (sott. la filosofia) non è utilizzata per questo, cioè
perché il giorno si consumi con qualche distrazione, perché si sottragga
all'ozio il fastidio: forma e dà struttura all'animo, dispone la vita,
regge le azioni, mostra ciò che si deve fare e ciò che si
può trascurare, siede al timone e dirige il corso in mezzo alla
variabilità delle cose che sono mobili. Senza questa nessuno può
vivere intrepidamente, nessuno tranquillamente; in ogni momento si presentano
innumerevoli circostanze che esigono una risoluzione, che bisogna chiedere a questa
(la filosofia). Qualcuno dirà: "A che mi serve la filosofia, se esiste
il fato? A che serve, se c'è un dio governatore? A che serve, se domina
il caso? Infatti e gli eventi prestabiliti non possono essere modificati, e
niente può essere predisposto contro quelli incerti, ma, o un dio si
è impadronito della mia decisione e ha deciso che cosa dovessi fare, o
la sorte non concede nulla al mio giudizio". Qualunque cosa esista tra queste
[ . ] bisogna filosofare: sia che le sorti ci vincolino con la legge inesorabile,
sia che un dio, arbitro dell'universo, abbia disposto ogni cosa, sia che il
caso metta in movimento e agiti senza ordine le vicende umane, la filosofia ci
deve proteggere. Questa esorterà ad affrontare volentieri dio, con
fierezza la sorte; questa insegnerà a seguire dio, sopportare il caso.