PETRONIO
dal SATIRICON
'Num alio genere Furiarum declamatores inquietantur, qui clamant: 'Haec vulnera pro libertate publica excepi; hunc oculum
pro vobis impendi: date mihi ducem, qui me ducat ad liberos meos, nam succisi poplites membra non sustinent'? Haec ipsa tolerabilia
essent, si ad eloquentiam ituris viam facerent.
Nunc et rerum tumore et sententiarum vanissimo strepitu hoc tantum proficiunt
ut, cum in forum venerint, putent se in alium orbem terrarum delatos. Et ideo ego adulescentulos existimo in scholis stultissimos fieri, quia nihil ex his,
quae in usu habemus, aut audiunt aut vident, sed piratas
cum catenis in litore stantes, sed tyrannos edicta
scribentes quibus imperent filiis ut patrum suorum capita praecidant, sed responsa in pestilentiam data, ut
virgines tres aut plures immolentur, sed mellitos verborum
globulos, et omnia dicta factaque quasi papavere et sesamo sparsa.
«Sono forse di un altro tipo le smanie che
tormentano i declamatori quando affermano: 'Queste ferite me le sono
procurate per la libertà del paese; quest'occhio
l'ho perso per voi; datemi una guida che mi guidi dai miei li perché i
garretti recisi non mi reggono più in piedi'? Sproloqui come questi
sarebbero di per sé sopportabili se facilitassero la strada a quelli che vogliono
darsi all'oratoria. Ma a forza di tirate piene di niente e frasi berciate a
vanvera, il solo effetto che ne deriva è di farli sentire in un altro
mondo non appena mettono piede nel foro. Ed è per questo, a parer mio,
che nelle scuole i ragazzi rimbecilliscono perché non vedono e non sentono
niente di quello che abbiamo sotto mano, ma solo pirati che tendono agguati
sulle spiagge con tanto di catene, tiranni che emettono editti con l'ordine ai
li di tagliare la testa ai propri padri, responsi di oracoli che impongono
di immolare tre o più verginelle per placare un'epidemia, o ancora bolle
di parole in salsa di miele e tutti quei fatti e detti che sono come conditi
col sesamo e il papavero.