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SCHEDA INFORMATIVA SUL
CONTENUTO E SULLE CARATTERISTICHE
DI UNA COMMEDIA
"Adelphoe"
di
Publio Terenzio Afro
AUTORE. Publio Terenzio Afro.
TITOLO. "Adelphoe" ( i fratelli).
DATA DI COMPOSIZIONE. La data precisa della composizione è sconosciuta, ma sappiamo per certo che gli Adelphoe è stata l'ultima commedia scritta da Terenzio.
DATA E MODALITA DELLA PRIMA RAPPRESENTAZIONE. La commedia Adelphoe è stata rappresentata a Roma nel 160 a.C., come viene ricordato nella didascalia, ai giochi funebri in onore di Lucio Emiliano Paolo, secondo l'uso romano di allestire "ludi" e mettere in scena spettacoli per la celebrazione dei funerali di personaggi illustri.
DIVISIONE IN ATTI E IN SCENE. L'intera commedia è divisa in una didascalia, in un sommario, in un prologo, e in cinque atti. Nella didascalia vengono esposti l'anno e l'occasione del primo allestimento scenico, i direttori della rappresentazione e vengono nominati anche coloro che si sono occupati della musica durante la messa in scena. Il sommario non è mai scritto dall'autore della commedia, in questo caso infatti, è stato realizzato da G. Sulpicio Apollinare. Il sommario contiene una breve sintesi della commedia, perciò il prologo non viene più utilizzato per informare gli spettatori sull'antefatto e catturare la loro attenzione(per le differenze con Plauto si vada all'ultimo punto), ma per consentire all'autore di replicare alle accuse di cui è fatto oggetto dai suoi detrattori. Ogni atto è diviso a sua volta in scene che variano da un minimo di tre (I atto) ad un massimo di nove (V atto).
PERSONAGGI.
Micione Padre adottivo di Eschino.
Ha un sistema educativo aperto e tollerante nei riguardi del lio, basato sull'affetto, la
comprensione, e volto ad ottenere comportamenti corretti e responsabili.
Demea Padre naturale di Eschino e Ctesifone.
Ha un sistema educativo rigido e autoritario.
Egione. Parente di Sostrata.
Eschino lio di Demea, adottato però da Micione. Gode perciò di una grande libertà.
Ctesifone. lio di Demea. E sottomesso ad una educazione più rigida e severa.
Sannione. Ruffiano. La sua ura si contrappone a quella raffinata del galantuomo Egione.
Geta. Schiavo di Sostrata.
Parmenone. Schiavo di Eschino.
Siro. Schiavo di Eschino.
Dromone Garzone agli ordini di Siro.
Stefanione. Garzone agli ordini di Siro.
Sostrata Povera donna vedova trasferitasi da poco vicino alla casa di Micione. Madre di Panfila.
Panfila Giovinetta sedotta da Eschino.
Cantara Vecchia nutrice di Panfila.
Bacchide Meretrice e suonatrice di cetra sedotta da Ctesifone.
TRAMA. I protagonisti sono due padri (i fratelli Micione e Demea), due li (Eschino e Ctesifone) e due donne amate dai giovani (Panfila e Bacchide) : perciò tutta la commedia si fonda su una struttura a coppie parallele e due sono le tesi a confronto. Il contrasto è tra i due padri, che sono i veri e propri protagonisti della vicenda, che in realtà appare molto semplice, quasi priva di un vero e proprio intreccio. La commedia è tutta centrata sul tema dell'educazione dei li. I due padri esprimono metodi educativi completamente opposti : Micione è accondiscendente, comprensivo, indulgente, mentre Demea appoggia le proibizioni, il controllo, la punizione. I due giovani perciò sono stati allevati in modo opposto. Ctesifone nascondeva a suo padre il proprio amore per una meretrice (Bacchide) ; in ciò gli era stato d'aiuto il fratello Eschino, che per catturare la meretrice, si prese a carico le dicerie sorte intorno a questo fatto. Ma Eschino aveva sedotto una povera cittadina ateniese (Panfila) e le aveva promesso di prenderla in moglie. Demea inizialmente non conoscendo l'esatta situazione, no sopportava tutto ciò, ma in seguito, venuta fuori la verità, Eschino sposa la povera Panfila Ctesifone viene in possesso della meretrice. Da tutta questa serie di avvenimenti possiamo notare che il metodo educativo di Micione è forse il più efficace, anche se non privo di difetti, perciò, ad un certo punto della commedia, Demea decide spontaneamente di trasformare i suoi rigidi principi. Ponendo a confronto le due tesi, una corrispondente al modello pedagogico tradizionale romano (Demea), e l'altra al modello più liberale di derivazione greca (Micione), Terenzio sembra voler scegliere una terza soluzione, nata dall'unione dei due metodi precedenti (forte influenza del "Circolo Scipionico").
SPAZIO E TEMPO. La scena si svolge ad Atene. Si immagina una via, sullo sfondo della quale si vedono la casa di Micione e subito dopo, quella di Sostrata, divise da un muro nel mezzo di un giardino.
TIPOLOGIA DEL LINGUAGGIO. Nelle commedie di Terenzio vi è un ampio uso del dialogo, eliminando così tutti gli elementi utili a creare un rapporto diretto ed immediato tra l'autore, i personaggi e il pubblico. Terenzio è considerato scrittore di raffinata eleganza espressiva, il suo stile è perciò misurato, sobrio e sostenuto. Terenzio, al contrario di Plauto che conferisce vivacità alle sue commedie con un linguaggio realistico, vario e anche scurrile, riesce a mantenere un grande equilibrio di tono nell'intera commedia ; usa perciò una lingua accessibile e comprensibile a tutti i ceti sociali, trovando un giusto mezzo tra la lingua dei ceti popolari e la lingua di cultura. Perciò si può concludere dicendo che Terenzio segue il "recte loqui" del Circolo Scipionico.
MESSAGGIO DELL'AUTORE. Negli "Adelphoe" Terenzio vuole soprattutto trasmettere al pubblico i giusti principi pedagogici affrontando la questione della scelta tra rigore e tolleranza nell'educazione dei li. Infatti la commedia inizia con un lungo monologo in cui Micione riflette ad alta voce sui principi educativi e li pone a confronto con quelli autoritari del fratello Demea. Il comportamento di Micione è stato sempre accondiscendente e benevolo ; egli a insegnato al giovane Eschino a non mentire mai, perché se un giovane ha il coraggio di ingannare il proprio padre, non avrà alcuno scrupolo ad ingannare gli altri (atto I, scena I), ma il fratello Demea è convinto che il suo metodo educativo finirà per rovinare il ragazzo. Demea non condivide il fatto che il giovane abbia troppo denaro a disposizione, che vesta troppo bene, che beva e che abbia un'amante e per questi motivi ritiene il fratello troppo debole. Micione, al contrario, giudica il fratello troppo severo e conclude la sua riflessione ad alta voce affermando che, chi non è capace di comportarsi così, deve ammettere che non sa farsi obbedire dai li e che la differenza tra essere un padre o essere un padrone sta proprio in questo.
Andando avanti nella commedia emerge un altro argomento che segna una forte linea di demarcazione tra due opposte concezioni del mondo : il concetto di paternità. La paternità vera, secondo Micione, espressione di una mentalità più aperta, non è data dalla natura ma dalla capacità di essere padre. Demea, che si trova in difficoltà riafferma il suo principio educativo incentrato sull'idea di possesso e sull'autoritarismo.
Terenzio, dopo aver posto a confronto due sistemi - il sistema della benevolenza e quello dell'autoritarismo - lascia aperta la questione. Entrambi i sistemi presentano delle pecche e il comportamento dei personaggi nel corso della rappresentazione lo dimostra. Terenzio infatti non appoggia nessuna delle due tesi e lascia riflettere lo spettatore affinché faccia buon uso delle esperienze avute dai "due genitori" della commedia. Comunque la conclusione dell'opera sembra teorizzare la necessità del giusto mezzo tra eccessivo rigore e troppo permissivismo.
GIUDIZIO ESTETICO PERSONALE. Io penso che questo genere di commedie sia migliore rispetto a quello plautino, in quanto lo scopo dell'autore non è esclusivamente la comicità, ma si nota anche una forte ricerca psicologica e un'indagine introspettiva. Inoltre le tematiche affrontate nelle commedie, scritte tra il 166 a.C. e il 160 a.C., sono ancora molto attuali. La questione sull'educazione affrontata in questa commedia, mi ha colpita molto, forse perché da una parte mi riguarda essendo una lia ancora adolescente, anche se penso che Terenzio abbia voluto indirizzare questa commedia più verso i genitori che verso i li.
PRINCIPALI DIFFERENZE CON PLAUTO. Plauto trae ispirazione da originali greci caratterizzati da un'accentuata ed immediata "vis comica", Terenzio preferisce Menandro, un autore più contenuto nei toni e più "pensoso". La "vis comica" plautina, fatta di battute veloci si esaurisce nel tempo stesso della risata. Terenzio è più pacato e nelle sue commedie il pubblico è portato a riflettere ; Terenzio induce a un sorriso pensoso, mentre Plauto è per la risata piena ed immediata. I personaggi plautini sono tipi fissi caratterizzati dalla maschera, al contrario i personaggi di Terenzio sono esseri umani che rivelano modi diversi di pensare e di fare. Il teatro di Terenzio è per un pubblico capace di soffermarsi a riflettere, che però non corrisponde alla realtà della società romana, abituata ancora al teatro plautino. Vi è anche una diversa funzione del prologo rispetto a Plauto, perché non è più parte integrante dell'opera, ma è uno spazio che l'autore riserva per sé, Terenzio infatti, utilizza il prologo come spazio per difendersi dalle accuse : questa è la prima volta nella storia della letteratura latina che si pratica della critica letteraria. Un ulteriore elemento di novità apportato da Terenzio alla commedia latina è la trasformazione dei monologhi in dialoghi e l'eliminazione di tutti gli elementi che portano ad un rapporto diretto con il pubblico.
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