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TIBULLO
Scarse sono le fonti da cui è possibile desumere notizie sulla vita di Tibullo. Alcuni frammenti di una Vita anionima ci fa capire che nacque molto probabilmente tra il 55 e il 50 a.C. e morì poco dopo Virgilio tra il 19 e il 18 a.C.. Di lui Orazio dice che fu un uomo di bella presenza, molto ricco e colto che amava spesso ritirarsi in riposo e meditazione in camna, lontano dai quotidiani tormenti.
Si trasferì a Roma da Pedum, dove strinse amicizia con Valerio Messalla Corvino, uno dei rappresentanti di maggior rilievo nella parte repubblicana, che aveva istituito un circolo letterario, distintosi da quello di Mecenateper la posizione di prudente riserbo nei confronti della politica augustea. Per un pò lo seguì nelle sue spedizioni militari, ma poi preferì la semplice vita di camna.
Il Corpus Tibullianum è una raccolta di elegie in tre libri: i primi due sono sicuramente suoi mentre il terzo è incerto.
Il primo fu forse composto tra il 31 e il 26 a.C. e comprende 10 ampie elegie, cinque delle quali sono dedicate a Delia, tre al giovane Marato, uno a Messalla e l' ultima alla Pace, intesa come la Candida Pax, ambientata nell' Eden, un luogo incontaminato.
Il secondo libro, composto forse tra il 24 e il 19 a.C., è costituito da sei elegie, delle quali tre sono dedicate a Nemesi, una descrittiva delle cerimonie per la purificazione dei campi, una celebrativa del giorno natalizio dell' amico Cornutoe l' ultima dedicata all' assunzione di Messalino, lio di Messalla, nel collegio dei Quindecemviri.
Il terzo libro, che è di attribuzione dubbia, comprende venti elegie: le prime sei sono attribuite ad un poeta chiamatosi Ligdamo, che canta il suo amore infelice per Neera che lo ha abbandonato ( alcuni studiosi identificano Ligdamo con Ovidio esendo un accenno della sua nascita identico ad un verso dei Tristia di Ovidio stesso, anche se molto probabilmente sotto il nome Ligdamo si cela un poeta della cerchia letteraria di Messalla); la settima elegia è il cosiddetto Panegirico di Messalla che, scritto in esametri, celebra le doti oratorie e le gesta militari del personaggio; le successive cinque elegie costituiscono il ciclo di Sulpicia e Cerinto nel quale si canta l' amore di Sulpicia per un giovane di nome Cerinto al quale seguono sei brevi epigrammi, detti biglietti, in cui Sulpicia parlando sempre in prima persona delinea con schiettezza i momenti del suo rapporto amoroso. Infine vi sono due componimenti rivolti ad una donna di cui non si sa il nome: il primo è un vibrante grido d' amore l' altro un lamento sul vociferare del tradimento della ragazza, e sembrano essree gli unici due realmente scritti da Tibullo.
DELIA di lei l'autore da solo qualche tratto fisico: bionda con un bel volto. Era una liberta, forse sposata, che in un
primo tempo era devota al poeta il quale sogna con lei una vita felice tra i campi. Poi però Delia diventa infedele e si rivela leggera e inconstante nei sentimenti. Nonostante tutto Tibullo, anche dopo la rottura con lei continua a rievocare il suo sogno felice con lei
MARATO di lui non si sa nulla, nemmeno se il nome è uno speudonimo o vero. Del suo rapporto con Tibullo non è
chiara la natura, se fossero solo comni d' avventura o addirittura amanti
LA CAMPAGNA nella sua rafurazione riecheggiano le Bucoliche e le Georgiche di Virgilio. La camnaper Tibullo è
un rifugio sereno per gli innamorati, per questo il mondo del poeta ha un tono dolce e di malinconia, dove anche la morte viene accettata di buon grado, purchè l' ultimo respiro sia per la donna amata.
Tibullo usa semplicità, limpidezza ed eleganza. I versi si svolgono con armoniosa facilità, seguendo la traccia dei sentimentisenza virtuosismi. Il suo linguaggio, infatti, è relativamente semplice, senza strutture sintattiche complicate. Fa un uso sapiente delle ure retoriche e una discreta varietà metrica che danno all' opera un' intonazione fluida e gradevole.
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