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Virgilio
Vita
Virgilio fu un
autore romano che visse tra il
Poiché egli non amava parlare di se nelle sue opere, non sono molte le notizie autobiografiche.
Elio donato nel 4° sec. a.c. compose una biografia di Virgilio ove lo descrisse alto, robusto, di modi rudi, di origini contadine, timido e con animo sensibile.
Per queste sue peculiarità era soprannominato verginella.
Nelle bucoliche egli descrisse la vita ideale come tranquilla e senza ambizioni politiche. Odiava le guerre e le ingiustizie. Nella stessa opera è evidente un riferimento ad Ottaviano e ad Antonio, i quali fecero espropriare delle terre di sua proprietà per congedare i veterani di Filippi. La famiglia di Virgilio fu marginalmente colpita ma solo per intercessione di un politico. L'evento scosse molto il poeta.
Per la stesura dell'Eneide egli si recò nei luoghi dove ambientò i fatti ma nel suo viaggio di ritorno, dopo aver incontrato Augusto, morì a brindisi. Mancava la revisione dell'opera.
Egli dettò una celebre frase da scrivere sulla sua tomba:
"Mantua me genuit, Calabri me rapuere tenet nunc Parthenope; Cecini pascua rura duces" : Mantova mi generò, mi portò via la terra di Calabria; ora è Napoli ad avermi; il mio canto lo dedicai ai pascoli, ai campi, ai condottieri.
Opere
Le bucoliche
( Da bukòlos: pastore)
L'opera è divisa in egloghe ed è composta da monologhi e dialoghi tra pastori.
È ambientata principalmente nei boschi o comunque in luoghi che hanno come sfondo la natura.
Fu composta tra il 42 e il 40/39 a.c.
Ha come modello le opere di uno scrittore siracusano: teocrito. Questo compose gli Idillio (opere con ambientazione campestre che avevano come protagonisti pastori che cantavano).
Teocrito era un poeta di corte che aveva una visione distaccata della natura e descriveva la camna come solare e rigogliosa mentre Virgilio nelle Bucoliche si immedesima nel protagonista ( Melibeo), il quale deve rinunciare alla vita. Virgilio evade dalla realtà: la natura per lui rispecchia il dolore umano.
Le georgiche
L'opera ha come protagonista un contadino (simbolo di costruzione e di ritorno alla terra) e venne composta tra il 37 e il 30/29 a.c.. È ambientata nei campi e divisa in quattro libri (lavoro dei campi, coltivazione delle piante, animali, apicoltura). Ogni libro si apre con un proemio più lungo nel primo e nel terzo meno nel secondo e nel quarto. In tutto il poema sono presenti delle digressioni sull'Italia, sull'origine del lavoro, sulla peste degli animali, sul mito di Orfeo ed Euridice.
Il poema (che è didascalico) ha come modello principale l'opera di Esiodo: " ta erga kai emerai" (le opere e i giorni) ma si ispira anche a produzioni di autori ellenistici come Arato o Lucrezio che nel De Rerum Natura esprime la sua dottrina epicurea.
L'Eneide
L'opera ha come protagonista un eroe (Enea) ed è divisa in dodici libri, suddivisi a loro volta in due esodi ( odissiaca: viaggio di ritorno più iliadica: guerre).
È stata
composta tra il 30/29 e il
Quarta egloga delle bucoliche
Si parla della nascita di un puer da una virgo, di un serpente. È vicina alla sensibilità cristiana. La nascita del puer dovrebbe riportar la terra all'età dell'oro. (L'ultima età è quella del ferro)
Metro : esametro dattilico
1 o muse siciliote, cantiamo argomenti più elevati:
2 non a tutti sono graditi gli arbusti e le umili tamerici;
3 se cantiamo le selve che le selve siano degne di un console .
4 Ormai giunge l'ultima età di Cuma,
5 nasce dall'inizio un grande ordine di secoli;
6 ormai ritorna
anche
7 ormai una nuova stirpe scende dall'alto del cielo.
8 Tu, o casta Lucina, sii propizia al bimbo che sta per nascere
9 grazie a cui dapprima finirà
10 l'età del ferro e sorgerà l'età dell'oro .ormai regna il tuo apollo
11 e proprio sotto il tuo consolato, o pallione, inizierà questo splendore d'età
12 e incominceranno ad avanzare i grandi mesi
13 sotto la tua guida se rimarranno alcune tracce della nostra scelleratezza,
14 una volta cancellate libereranno la terra da una paura continua.
15 Egli riceverà la vita degli dei e vedrà gli eroi
16 mescolati agli dei ed oggi stesso sarà visto fra
17 quelli e reggerà il mondo pacificato dalle virtù paterne.
18 Per te, o fanciullo, la terra produrrà senza alcuna coltivazione
19 come primi piccoli doni dell'edera che si diffondevano
20 qua e là con bacchere e la colocasia mescolata con il ridente acanto.
21 Le stesse caprette porteranno a casa le mammelle
22 colme di latte e le greggi non temeranno i grandi leoni.
23 La stessa culla spargerà per te fiori profumati:
24 perirà anche il serpente e la ingannevole erba del veleno
25 e dappertutto nascerà l'assirio armonio.
26 Ma non appena potrai leggere le lodi degli eroi e
27 le imprese di tuo padre e potrai conoscere quale sia la virtù,
29 e l'uva rosseggiante penderà dai rovi selvatici
30 e le dure querce trasuderanno miele rugiadoso.
31 Tuttavia rimarranno poche tracce dell'antica frode
32 che esorteranno a attraversare il mare con le leve, esorteranno a cingere le città di mura,
33 che esorteranno a scavare solchi nella terra.
34 Ci sarà allora un secondo Tifi e una seconda Argo che trasporterà
35 eroi scelti, ci saranno anche altre guerre
36 e di nuovo un grande Achille sarà mandato a Troia.
37 Quando ormai l'età matura ti avrà reso,
38 lo stesso marinaio si tirerà dal mare e il pino navico
39 non scambierà le merci, ogni terra produrrà ogni cosa:
40 la terra non sopporterà gli attrezzi di lavoro, né le vigne la falce
41 e anche il robusto contadino scioglierà i giochi ai tori
42 e la lana non imparerà a falsificare i vari colori
43 ma lo stesso ariete nei prati cambierà il suo vello
44 ora di porpora soavemente rossa
45 ora di guado giallo;
46 vestirà gli agnelli che pascolano di rosso scarlatto.
47 Le parche concordi per l'immutabile volontà dei fati dissero ai loro fusi fate scorrere tali secoli
48 Avvicinati al grande onore ( è già venuto il tempo),
49 o cara prole degli dei o grande rampollo di giove.
50 Aspice guarda il mondo che vibra con la sua mole rotonda
51 e le terre e le distese del mare e il cielo profondo
52 guarda come ogni cosa si rallegra per l'età che sta per venire.
53 Possa allora rimanermi l'ultima pare di una lunga vita,
54 l'ispirazione e quanto sarà sufficiente per cantare le tue imprese!
55 Non mi vincerà nei versi né il tracio Orfeo
56 né Leno sebbene a questo sia presente la madre, all'altro il padre,
57 Orfeo Calliope fino il bello Apollo.
58 Anche Pan qualora gareggi con me con il giudizio dell'arcade,
59 anche Pan direbbe di essere stato vinto.
60 Illumina, o piccolo fanciullo, incomincia a riconoscere la madre col sorriso,
61 alla madre dieci mesi portarono lunghi fastidi.
62 Incomincia, o piccolo fanciullo, colui al quale i genitori non sorrisero;
63 né un dio la considera degno della sua mensa, né la dea lo considera degno del suo letto.
Primo libro delle Georgiche (versi 121- 146)
Pater ipse colendi
haud facilem esse uiam uoluit, primusque per artem
mouit agros, curis acuens mortalia corda
nec torpere graui passus sua regna ueterno.
ante Iouem nulli subigebant arua coloni: 125
ne signare quidem aut partiri limite campum
fas erat; in medium quaerebant, ipsaque tellus
omnia liberius nullo poscente ferebat.
ille malum uirus serpentibus addidit atris
praedarique lupos iussit pontumque moueri, 130
mellaque decussit foliis ignemque remouit
et passim riuis currentia uina repressit,
ut uarias usus meditando extunderet artis
paulatim, et sulcis frumenti quaereret herbam,
ut silicis uenis abstrusum excuderet ignem. 135
tunc alnos primum fluuii sensere cauatas;
nauita tum stellis numeros et nomina fecit
Pleiadas, Hyadas, claramque Lycaonis Arcton.
tum laqueis captare feras et fallere uisco
inuentum et magnos canibus circumdare saltus; 140
atque alius latum funda iam uerberat amnem
alta petens, pelagoque alius trahit umida lina.
tum ferri rigor atque argutae lammina serrae
(nam primi cuneis scindebant fissile lignum),
tum uariae uenere artes. labor omnia uicit 145
improbus et duris urgens in rebus egestas.
Note:
haut facilem: litote
liberio nullo poscente: ativo assoluto
virus serpentibus: allitterazione
et passim riviris currentis vina repressit : polisindeto
ut (v.133) :finale
meditando: gerundio strumentale (posizione centrale)
paulatim: posizione iperbatica
extunderet/ excuderet : suono duro
(145/146) labor (fatica) . : frase emblematica delle georgiche
121 Lo stesso padre
122 volle che fosse facile la via della coltivazione e per primo,
123 fece smuovere i campi con l'arte spronando con gli affanni i cuori dei mortali,
124 e non permise che il suo regno fosse inerte per un lungo letargo.
125 Prima di Giove, nessun contadino lavorava i campi
126 e non era nemmeno lecito segnare o dividere il campo con un limite;
127 raccoglievano tutti in comune e la stessa terra
128 produceva ogni cosa molto abbondantemente senza che nessuno lo richiedesse.
129 Egli aggiunse il cattivo veleno ai serpenti crudeli e
130 ordinò ai lupi di predare e al mare di muoversi
131 e scosse via il miele dalle foglie e sottrasse il fuoco
132 e represse i vini che scorrevano qua e là e i ruscelli,
133 affinché il bisogno escogitasse le varie attività meditando
135 affinché facesse sprigionare il fuoco nascosto nelle vene della selce.
136 Allora per la prima volta i fiumi sentirono gli ontani incavati,
137 allora il marinaio numerò e nominò le stelle
138 le Pleiadi , le Iadi e la famosa Orsa di Licone;
139 allora si inventò la cattura delle fiere coi lacci o con l'inganno del vischio,
140 e si inventò di circondare i grandi luoghi boscosi con i cani;
141 e uno già batté con il giacchio l'ampio fiume
142 spingendosi a largo, un altro trascinò le umide reti dal mare;
143 allora il rigore del ferro e le lame della sega
144 (tagliavano il legno con i cunei)
145 allora vennero con le arti. Il lavoro tenace vinse
146 ogni cosa e la necessità incalzò nelle difficoltà.
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