letteratura |
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ADELPHOE (di Terenzio)
TRAMA
Il vecchio Demea ha un fratello, Micione, e due li, Ctesifone ed Eschino. Ctesifone viene allevato dal padre con severità in camna, secondo le più rigide norme del mos moiorum; Eschino, affidato allo zio, vive in città ed è educato secondo abitudini assai più elastiche e comprensive. Eschino ama Panfila, fanciulla onesta, povera e in procinto di dargli un lio; Ctesifone ama Bacchide, una meretrice. Eschino, generoso e sicuro di sé, intraprende un'azione di forza in favore del timido fratello: va dal ruffiano e gli sottrae Bacchide. Le apparenze accusano Eschino e i familiari di Panfila vedono profilarsi un futuro tutto nero per lei e per il lio; i metodi pedagogici di Micione sembrano volgere al fallimento. Un amico di famiglia, Egione, contribuisce a far luce sulla verità. Le cose si metterebbero davvero male per Ctesifone, se suo padre, stanco dell'impopolarità di cui gode, non decidesse di cambiare radicalmente atteggiamento e metodo. Ma la liberalità -quasi eccessiva - da lui sfoggiata in questo suo "nuovo corso" non è spontanea. Demea rinuncia infatti ai suoi principi per tattica, non per convinzione: ingenuamente spalleggiato da Eschino, costringe Micione, sin qui scapolo convinto e incallito, a prendere in moglie la vecchia madre di Panfila, a regalare un vasto podere al povero amico Egione, a dare la libertà al servo Siro e alla sua comna Frigia, ad anticipare sotto forma di prestito una somma iniziale per le prime necessità dei due nuovi liberti. Alla fine Micione, alquanto frastornato, non può esimersi dal chiedergli ragione dell'improvviso mutamento. Demea risponde di aver voluto dimostrare che è facile riuscire simpatici ai giovani praticando l'arrendevolezza e l'indulgenza; quanto ai li, che spendano e spandano a loro piacimento, ma sappiano che lui è sempre pronto a dar loro qualche buon consiglio.
PERSONAGGI
Micione: padre adottivo di Eschino
Deméa: padre di Eschino e Ctesifone
Eschino e Ctesifone: li di Deméa
Egione: vecchio
Sannione: ruffiano
Parmenone e Siro: servi di Micione
Dromone e Stefanione: domestici agli ordini di Siro
Panfila: giovinetta
Sostrata: madre di Panfila
Cantara: nutrice di Panfila
Geta: servo di Sostrata
Bacchide: cortigiana e suonatrice di cetra.
Bacchide Stefanione sono personaggi muti.
TECNICHE NARRATIVE
Il testo teatrale è diviso in:
- Battute: sono le parole affidate ai vari personaggi che ne esprimono i pensieri e le opinioni. Nel testo sono nella maggior parte molto brevi per rendere il ritmo incalzante e coinvolgente. Ci sono inoltre battute particolari come i 'monologhi' e gli 'a parte' molto frequenti nel testo. I primi, di una certa ampiezza, sono momenti in cui i personaggi, soprattutto Deméa e Micione, recitano da soli parlando a se stessi o ad altri. Gli 'a parte' riportano le opinioni di personaggi come Deméa, Micione, Eschino e Siro su ciò che succede nella scena o sulle azioni o sui discorsi degli altri personaggi.; tale battuta è pronunciata a bassa voce o rivolgendosi al pubblico come se gli altri personaggi non sentissero.
- Scene: normalmente scandiscono l'entrata o l'uscita di un personaggio. Nella commedia sono poche nei primi atti, ma il loro numero aumenta nell'ultimo atto dove il ritmo delle battute è più incalzante.
- Atti: nell'opera ce ne sono cinque. La durata dell'atto corrisponde a quella reale.
I atto due scene
III atto quattro scene
III atto cinque scene
IV atto sette scene
V atto nove scene
VOCE NARRANTE
Una fondamentale differenza tra testo narrativo e testo teatrale è l'assenza di una voce narrante; la narrazione è affidata direttamente ai personaggi. Vengono utilizzate le didascalie per inquadrare il contesto nel quale avviene la scena e indicazioni sul comportamento o sugli stati d'animo dei personaggi. Il lettore è quindi in una situazione di superiorità rispetto ai personaggi perché è omniscente (focalizzazione zero).
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