letteratura |
ARIOSTO & TASSO
L'EPOCA DI ARIOSTO
A una visione di tipo "teocentrico", che considera il destino dell'uomo come unicamente realizzabile nella vita ultraterrena,
si sostituisce una visione "antropocentrica", che colloca al centro dell'universo la persona umana, in grado di controllare le forze della natura e di costruire da sé il proprio destino.
La corte, nel 500, non costituisce solo il centro della vita politica, ma anche dell'attività culturale infatti al suo interno nasce la ura dell'intellettuale cortigiano inserito organicamente con precisi compiti e funzioni. Egli vive alle dipendenze del principe dandogli lustro e prestigio e celebrando la sua ura. Le opere contengono abitualmente una "dedica", al principe, ponendosi così sotto la protezione del potere.
L'EPOCA DI TASSO
Tasso nacque a Sorrento l'11 marzo 1544. Nel 1557 si trasferì alla corte dei della Rovere ad Urbino, dove venne a contatto con quell'ambiente cortigiano che era destinato ad occupare un posto determinante nella sua vita. Ad essa è legato materialmente e intellettualmente: da un lato, dal favore dei principi, dipende per la sua esistenza materiale; dall'altro lato egli ritiene che solo nella corte possa essere consacrata la fama del grande poeta e che solo in essa si trovi il pubblico capace di intendere e apprezzare la sua poesia. A differenza di Ariosto, che affermava che la sua realizzazione umana dovesse avvenire fuori da essa, Tasso afferma invece che non c'è nessun altro luogo dove il poeta si possa realizzare se non la corte. Tuttavia egli è lacerato da profonde contraddizioni in quanto celebra la corte, ma allo stesso tempo ne è respinto come da un ambiente falso e dominato dall'ipocrisia. Con il suo poema, Tasso si presenta come il perfetto poeta cristiano, il cantore degli ideali della Controriforma che dominavano la sua epoca. Tasso rappresenta un BIFRONTISMO letterario, cioè come scrittore cristiano egli vorrebbe tenere una certa direttrice nella descrizione dell'amore, ma in realtà troviamo anche una visione passionale; in questo senso egli ha ceduto ai canoni di rigore cristiano perché se avesse scritto un poema troppo ossequioso avrebbe corso il rischio di annoiare il lettore, pertanto nella sua opera troviamo da un lato la religiosità e dall'altro una libertà dal rigorismo cristiano. Sono ambivalenze tipiche di un'età di crisi dei valori, di perplessità e incertezze, come è l'autunno del Rinascimento.
CONFRONTO TRA L'ORLANDO FURIOSO E LA GERUSALEMME LIBERATA
1)EPICO-CAVALLERESCO Il romanzo cavalleresco diventa un genere di consumo, che ottiene un grande successo anche presso i ceti culturalmente meno colti e raffinati. La letteratura ufficiale registra invece un cambiamento, cioè alla libertà fantastica del romanzo cavalleresco si sostituiscono i contenuti più gravi ed elevati del poema epico. Il Romanzo è una forma aperta e priva di schemi precostituiti, dominata dal carattere relativo delle azioni e dei comportamenti umani, soprattutto soggetta alla casualità e imprevedibilità degli eventi; pur dando spazio alle avventure guerresche attribuisce una importanza non inferiore alle vicende delle passioni amorose; mette in risalto i valori individuali e soggettivi, presentando più punti di vista dai quali gli avvenimenti possono essere osservati e interpretati. L'epica, al contrario, sostituisce al dubbio delle scelte relative le certezze assolute; diversamente dal romanzo, appare quindi regolata da precise direttive ideologiche, alla soggettività prima indicata subentra l'oggettività del racconto; non contano tanto i valori individuali quanto quelli collettivi.
2)MOTIVI A una prima analisi può sembrare che Ariosto abbia scelto il poema cavalleresco per mirare a un successo rapido e alla facile conquista del pubblico della corte, al quale la materia cavalleresca era familiare e particolarmente grata, ma la sua scelta è stata compiuta per ragioni più profonde e per fini artistici in quanto queste genere letterario gli permetteva di soddisfare le sue esigenze di narrativa avventurosa e molteplice e la disponibilità inesauribile di intrecci. ½ è invece nel Tasso una volontà conformistica, di totale adeguazione ai codici dominanti nella sua epoca; e questo non solo a livello dei contenuti affrontati ma anche a quello delle forme: Tasso con la Gerusalemme vuole dare non solo il perfetto poema cristiano secondo i canoni controriformistici, rigoroso verso la religione, ma anche il perfetto poema epico in obbedienza alla autorità di Aristotele.
3)MOLTEPLICITA' E UNITA' Nel Furioso viene a crearsi un pluralismo prospettico, cioè si manifestano varie voci, portatrici di varie prospettive sul reale, di vari orientamenti ideologici, tutte in perfetta autonomia, senza che l'autore intervenga a fissare una prospettiva privilegiata. Esso possiede insomma i caratteri formali tipici della narrazione polifonica; ed è metafora del poema stesso, che, nella sua struttura molteplice e intricata, vuole essere appunto immagine di una realtà complessa e multiforme. Tasso invece respinge questo modello ariostesco perché comprometterebbe il principio dell'unità dell'opera, d'altro lato però riconosce che la varietà è indispensabile al diletto. Ebbene, Tasso ritiene che varietà e unità possano conciliarsi: il poema epico deve essere come il mondo, che presenta una mirabile varietà di aspetti, ma resta uno nella sua forma.
4)STRANIAMENTO il procedimento dello straniamento consiste nell'impedire l'immedesimazione emotiva del lettore costringendolo a guardare i personaggi con atteggiamento critico. Ariosto, interviene all'inizio di ogni canto e sottolinea attraverso l'ironia, ovvero una sottile polemica contro gli idoli della cultura cortigiana, l'amore idealizzato e i valori cavallereschi, il suo atteggiamento di superiorità critica nei confronti della vicenda narrata. Tasso invece nella Gerusalemme conserva un andamento più impersonale evitando di intervenire nella narrazione, in rispetto al principio di oggettività che è proprio dell'epica evitando nello stesso tempo di esprimere giudizi personali.
5)SPAZIO Dato che la vicenda nell'Orlando Furioso è costituita dal movimento incessante dei personaggi alla ricerca degli oggetti del loro desiderio, una funzione essenziale ha nel poema l'organizzazione dello spazio, che è del tutto orizzontale in quanto il movimento dei cavalieri avviene in una dimensione puramente terrena. Nella Gerusalemme invece il bifrontismo si riflette ancora nella struttura spaziale del racconto, ovvero è presente uno spazio orizzontale, teatro dello scontro tra cristiani e ani che si va ad intersecare con uno spazio verticale, a sua volta diviso in due piani contrapposti, il cielo e l'inferno.
6)TEMPO Nel Furioso il tempo non è lineare ma anch'esso labirintico, poiché torna costantemente su sé stesso, dato che il poeta torna continuamente indietro a riprendere fili narrativi che aveva lasciati interrotti. Al contrario nella Gerusalemme si ha una linearità temporale nella quale si inseriscono solo brevi flash-back, per informare sulle vicende degli eroi che si sono allontanati dal campo senza i continui salti nel tempo tipici del poema ariostesco.
7)PERSONAGGI Nel Furioso nessun personaggio presenta un complesso sviluppo psicologico individuale in quanto l'autore intendeva creare delle ure che, di volta in volta, riflettessero soltanto un aspetto tipico della natura umana.
Egli si limita ad abbassare la dignità epica ed eroica dei personaggi, e portandoli a un livello più familiare, facendo emergere al di sotto delle apparenze dei cavalieri e delle dame gli uomini e le donne comuni, con i loro limiti ed errori.
Perciò la vita affettiva dei personaggi ariosteschi non è mai molto approfondita in modo tale da evitare di bloccare la narrazione e concentrare su di essi l'attenzione del lettore.
Nella Gerusalemme si apre la nuova dimensione psicologica tassiana e i suoi personaggi ne esprimono, di volta in volta e in modi diversi, le varie dominanti, essi sono cioè autobiografici e ne riflettono la risentita irrequietezza. Il bifrontismo tassesco si riflette anche nello scontro tra cristiani e ani. Non si tratta in realtà di uno scontro tra due religioni e culture diverse, ma piuttosto di uno scontro sulla visione dell'uomo, in quanto i ani sono i portatori di una visione laica, che si rifà ai valori rinascimentali mentre i cristiani sono portatori del codice culturale tipico dell'età della Controriforma.
8)RAPPORTO CON LA RELIGIONE L'Aristo ha una visione del mondo abbastanza positiva e da buon rinascimentale vede nell'uomo e nella religione la capacità di capire il mondo che ci circonda e la natura e la possibilità di piegarla al proprio volere, riuscendo in un certo modo a controllarla. Il Tasso vede invece nella religione e nella fede la vera interpretazione del mondo. Gli unici ideali da seguire non sono quelli classici, a cui si rifaceva il mondo rinascimentale, ma quelli della religione. Infatti i valori cristiani sono gli unici che obbligano l'uomo alla fedeltà eterna, mentre i valori classici, legati alla materialità lasciano l'uomo libero di decidere e di agire secondo la propria volontà. Per questo nell'opera del Tasso troviamo un vero solo eroe, l'unico che è sempre fedele e che crede profondamente nella religione. Nell'opera dell'Ariosto invece troviamo molti eroi.
9)LA VISIONE DELL'AMORE L'opera ariostesco si collega alla tradizione cavalleresca, di cui riprende la materia di armi e di amori. Orlando, è un perfetto amante cortese, poiché idealizza Angelica, l'oggetto irraggiungibile del suo amore, trasformandola in creatura di assoluta perfezione, da adorare e servire con umiltà devota. La follia di Orlando appare come il rovesciamento ironico delle concezioni cortesi: l'amore non innalza l'uomo spiritualmente, ma al contrario lo degrada ad una condizione bestiale. Nella Gerusalemme risulta invece nettamente dominante il progetto dell'impresa militare, che comprime ogni altro valore. Non manca certo la presenza dell'amore, forza essenzialmente negativa, che si oppone al compito eroico dei guerrieri crociati. Da questa visione dell'amore nasce una poesia fortemente soggettiva e autobiografica, che vede la forte immedesimazione emotiva del poeta nei suoi personaggi.
10)IL MERAVIGLIOSO Tasso abbandona il modello del poema cavalleresco di Ariosto, ritenuto troppo libero e irregolare e si rivolge alla storia, l'unica che possa garantire la verosimiglianza richiesta dal poema eroico che però deve anche riservarsi un margine di finzione. Egli respinge il meraviglioso fiabesco e fantastico del romanzo cavalleresco, poiché comprometterebbe il verisimile e propone come soluzione il meraviglioso cristiano: gli interventi soprannaturali di Dio, degli angeli, ma anche delle potenze infernali.
11)LO STILE A creare nel poema ariostesco l'immagine di un
ordine armonico ed equilibrato intervengono la lingua e la
metrica. Il criterio linguistico seguito da Ariosto è ispirato
a un'idea classicistica di uniformità, compostezza ed
equilibrio. La poesia del Tasso è caratterizzata da una
perenne compresenza dei contrari. Il livello stilistico riflette
direttamente questo onnipresente bifrontismo. All'equilibrio
armonico di Petrarca, Tasso contrappone un modello nuovo,
uno stile percorso da tensioni interne, oppure ricco di colore
e di musicalità, che rispecchia il suo complesso mondo
interiore.
12)PROEMIO Il Proemio dell'Ariosto somiglia strutturalmente molto a quello del Tasso, che trasse spunto dall'Orlando per la sua opera. Innanzitutto troviamo infatti l'argomento dell'opera, poi l'invocazione alle muse, la dedica al signore e infine l'inizio del poema. Tra le differenze tra i due proemi si può innanzitutto notare come il Tasso sia fortemente legato al mondo classico mentre l'Ariosto non si rifaccia solo a questo mondo, ma anche al poema cavalleresco. Inoltre nel proemio del Tasso non compaiono due tipi differenti di linguaggio, come appare nel proemio dell'Ariosto apposta per indicare i due chiari riferimenti al mondo cavalleresco e a quello classico rispettivamente con un linguaggio semplice e uno più curato ed elaborato.
13)DIFFERENZE
ARIOSTO TASSO
Prime 2 strofe: L'autore 1. Inizialmente nella prima
esprime subito l'argomento ottava è citato il sotto-
senza citare lo sfondo. fondo e poi l'argomento.
E' presente la struttura: 2. Il verbo "canto" in
D1 C1 C2 D2 D1 C1 caso è posto all'inizio
X (chiasmo) X = della frase.
C2 D2 D3 C3 D3 C3 3. Nella prima ottava si
Con il verbo "canto" posto apre il conflitto tra
alla fine del verso si riprende cielo e inferno, i 2
la struttura latina. Antipodi.
Gli argomenti sono tutti al plurale 4. Al contrario qui ab-
in modo da evidenziare la biamo un solo eroe.
molteplicità. 5.Tasso si concentra sul-
L'invocazione "dirò d'Orlando" la materia guerresca
non è rivolta alle Muse ma tralasciando gli amori.
alla donna amata causa della pazzia.
E' messo in evidenza il termine 6. Seconda e terza
matto che indica l'abbassamento ottava dedicate
della ura dell'eroe a livello all'invocazione della
umano. Musa.
La terza e la quarta ottava 7. Quarta e quinta ottava
sono dedicate al principe dedicate al signore.
poiché egli è un poeta
cortigiano.
Negli ultimi 2versi è presente
l'antifrasi, egli intende il
contrario di quello che afferma.
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