letteratura |
Trieste
Prima strofa: è narrativa descrittiva; vi è una successione delle azioni ("ho attraversata, poi ho salita, etc.). Il poeta descrive la strada in salita che conduce alla collina affollata, vivace, rumorosa all'inizio e sempre più solitaria alla fine. Sbocca in un piccolo spazio chiuso da un muricciolo, "un cantuccio" che segna il confine della città e lì il poeta siede "solo" ma non diviso dal mondo che ama.
Seconda strofa: 8-l4; Trieste è paragonata a un "ragazzaccio aspro e vorace". La città diventa un personaggio vivo e autonomo. Il ragazzo possiede una grazia innata ("Trieste ha una scontrosa grazia"), una bellezza spontanea e naturale; i suoi occhi azzurrini, che riflettono il colore del mare di Trieste, evocano tenerezza subito repressa dai modi selvatici. Le sue mani sono grandi per un gesto gentile ma dietro questa apparenza si nasconde dolcezza. Questo contrasto viene identificato dal poeta come un amore tormentato dalla gelosia. ; il poeta abbraccia Trieste dal suo punto di vista. La città appare affollata sulla spiaggia e solitaria sulla collina dove si erge una casa. Anche nella vita Saba ha avuto il bisogno di solitudine e l'esigenza di aderire alla natura.
Terza strofa: dal suo posto il poeta osserva la vita intorno senza farne parte, ma senza neppure sentirsi estraniato. Sa di poter trovare nella città uno spazio adatto alla sua vita "pensosa e schiva".
Livello lessicale: Trieste nella prima strofa è "la città", nella seconda assume il nome proprio e nella terza "la mia città". Questa differenza serve a indicare il passaggio da una visione oggettiva ad una soggettiva. Infine la rima "fiore/amore" richiama il concetto espresso nella poesia "Amai".
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