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Arthur Schopenhauer - La quadruplice radice di ragione sufficiente, Fonte della filosofia e sua organizzazione sistematica

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Arthur Schopenhauer

La quadruplice radice di ragione sufficiente

Con questa tesi di laurea inizia la riflessione schopenhaueriana, ora di segno kantista.

Secondo Schopenhauer, Kant è stato molto importante perché ha portato dall'ambito metafisico a quello criticistico il principio di ragione sufficiente. Con Kant, il principio di ragione sufficiente, per cui nulla è senza ragione del suo essere, non ha una validità ontologica universale, cioè non spiega la realtà delle cose e il loro effettivo sviluppo: infatti, con Kant, non si può più parlare della cosa in sé trascendendo dalla rappresentazione, dicendo cosa è effettivamente è la ragione di un ente o del suo sviluppo; ora il principio di ragione sufficiente spiega il modo in cui i fenomeni si presentano al soggetto che se li rappresenta. Analizzando le classi di oggetti che si presentano al soggetto, si hanno le forme del principio di ragione sufficiente.



I classe. rappresentazioni intuitive (che compongono il corpus dell'esperienza). Il principio di ragione sufficiente è la ratio fiendi, il modo in cui avviene il mutamento, il divenire. 'Ad ogni causa corrisponde un effetto'. Questa è la causalità fisica.

II classe. concetti (che compongono la ragione). Il principio di ragione sufficiente è la ratio cognoscendi, il modo in cui si conosce. 'Ad una premessa corrisponde una conseguenza'. Questa è la causalità logica.

III classe. spazio e tempo (che permettono di pensare gli enti matematici). I principio di ragione sufficiente è la ratio essendi, il modo di esistere, di essere, ma sempre nel pensiero. 'Un ente ha una posizione nello spazio e nella successione temporale'. Questa è la causalità conoscitiva, quella che permette di conoscere (per Kant spazio e tempo sono le forme a priori dell'intuizione sensibile).

IV classe. azioni. Il principio di ragione sufficiente è la ratio agendi, il modo in cui si agisce. 'Ad uno stimolo corrisponde un'azione'. Questa è la causalità morale.

NB. I: occorrono sensibilità per sentire le affezioni corporee e l'intelletto per riferirle ad una causa, la materia; la materia si conosce attraverso le categorie di spazio e tempo, per le rappresentazioni intuitive si aggiunge la causa. II: il nesso premessa-conseguenza è quello dei giudizi ipotetici; la conoscenza astratta è subordinata all'intuitiva. III: il principio di ragione sufficiente si applica all'immaginazione del geometra. IV: il carattere empirico dell'azione è diverso dal carattere intelligibile; l'azione, visto che si dà nel mondo fenomenico, è determinata dall'empiricità dell'individuo, ma la volontà che causa l'azione è libera e dipende da una scelta libera dell'uomo come noumeno.

Fonte della filosofia e sua organizzazione sistematica

Se la filosofia nasce da uno 'stupore' filosofico, il sistema filosofico viene organizzato in modo organico, dove un solo pensiero viene sviluppato e tutte le parti hanno valore in relazione al tutto; se la filosofia nasce da curiosità intellettuale, si crea un sistema filosofico architettonico, dove molti pensieri vengono organizzati in modo gerarchico, e un concetto ne sostiene un altro ed è sostenuto da un altro, tranne quello di base e quello culminante. Se lo stupore è positivo, vede il positivo del mondo, è meraviglia, e la filosofia sarà contemplativa; se lo stupore è negativo, cioè vede il negativo del mondo, è scandalo, e si ha una filosofia pratica-morale.

Fine della filosofia schopenhaueriana

Il fine di Schopenhauer è di creare una metafisica empirica. Con la Quadruplice, abbiamo visto che non si può giungere alla cosa in sé, poiché si parla di fenomeni. Comunque il nostro filosofo ha il fine di costruire una metafisica su basi kantiane. Schopenhauer pensa di poter giungere alla cosa in sé a partire dall'esperienza e senza andare oltre essa, senza partire da concetti ma dall'esperienza.


Primo libro del Mondo come volontà e rappresentazione

Gnoseologia. Schopenhauer aveva definito nella Quadruplice che le categorie kantiane potevano essere ridotte alla sola causalità, unita alle forme di spazio e tempo. La gnoseologia esposta nel Mondo riprende i concetti di fenomeno e noumeno. Ma per Kant il rapporto fra fenomeno e noumeno è adeguato, in quanto il fenomeno è il reale modo di conoscere il noumeno; al contrario, per Schopenhauer il rapporto è inadeguato, in quanto il fenomeno è pura apparenza. Infatti, La Volontà, che determina tutto il mondo, non vuole altro che realizzarsi, in qualsiasi forma essa possa farlo; un modo è anche attraverso l'uomo, entità superiore che permette forme di realizzazione superiori, più ardite; la capacità conoscitiva dell'uomo serve all'uomo per muoversi nel mondo, ma alla Volontà serve che l'uomo possa muoversi per realizzarsi di più. Alla Volontà non interessa il fatto che l'uomo conosca in sé e per sé, ma gli interessa perché essa si possa realizzare meglio. Dunque, i fenomeni non hanno un valore in sé, ma solo in rapporto all'uomo come mezzo della Volontà. Per Schopenhauer il fenomeno è apparenza, il velo di Maya, mentre il noumeno è la realtà vera sottostante e nascosta. Il mondo in quanto fenomeno lo conosciamo come rappresentazione, che è composta da un soggetto rappresentante ed un oggetto rappresentato. Il soggetto conosce con le forme a priori che però distorcono la sua visione, e dunque la vita è sogno.

Secondo libro del Mondo come volontà e rappresentazione

Mondo come volontà e come rappresentazione. Se il soggetto conoscente guarda all'esterno, non vede che il mondo come rappresentazione, e si ferma all'aspetto fenomenico; ma c'è un modo per raggiungere l'ambito noumenico dell'essere, ed è il guardare in sé stessi. Visto che non è possibile raggiungere il noumeno degli oggetti, ma lo stesso soggetto è un noumeno, guardando in sé lo si può trovare. L'analisi del proprio corpo è illuminante: il corpo può essere visto come fenomeno, ma anche come manifestazione di un'altra realtà: la volontà. Il corpo è oggettivazione della volontà, dunque il noumeno dell'uomo è la volontà. Guardando in sé, si scopre un'altra dimensione dell'uomo e del mondo: la volontà. Il mondo come rappresentazione ha come principio l'Io penso, come volontà l'Io voglio.

Caratteri, assolutezza ed oggettivazioni della volontà. La scienza non può arrivare a spiegare le forze naturali, e questo lo può fare la metafisica, che sarà empirica e procederà per analogia. La Volontà è presente in tutto il mondo, con gradi di coscienza diversi, fino all'uomo in cui è autocoscienza. la Volontà nel resto è inconscia, è un impulso di energia, è unica (non soggetta alle categorie di spazio e tempo, essendo un noumeno), eterna, incausata, senza scopo. La Volontà dapprima si oggettiva nelle idee, archetipi a cui si rifà per determinarsi nelle cose; fra idea e fenomeno sta la legge naturale (esplicazione necessaria della forza in relazione ad una situazione empirica). Dietro al fenomeno c'è la forza irrazionale che non vuole che affermarsi in qualsiasi modo.

Terzo libro del Mondo come volontà e rappresentazione

Caratteri di metafisica ed etica. Se la volontà è il principio del mondo, la metafisica si identifica con l'etica, il piano teoretico porta al piano pratico immediatamente. L'etica come la metafisica dev'essere descrittiva. Per capire il comportamento della volontà bisogna definire la libertà della volontà.

Rapporto di volontà ed intelletto. La volontà, che è in genere inconscia, nell'uomo produce il fenomeno coscienza, divisibile in intelletto (capacità di intuire il nesso causale) e ragione (capacità di pensare in modo astratto); quindi l'intelletto è al servizio della volontà, non viceversa, e il comportamento morale non sarà sottomesso all'intelletto ma alla volontà stessa.

Estetica. L'intelletto si pone allo stesso livello della volontà nell'esperienza estetica. L'arte è una forma di conoscenza: attraverso essa, visto che si guarda la bello disinteressato, cioè che non ha alcuna utilità nel mondo fenomenico, si attraversa il mondo fenomenico per mirare le idee della volontà, le oggettivazioni pure. Come l'oggetto della rappresentazione diventa l'idea, così il soggetto, da soggetto immerso in un ambiente fenomenico, si eleva ad universale e in un ambito noumenico. L'arte non è uno schermo alla volontà come gli altri fenomeni, ma uno specchio della volontà, che appare come idea, o nella musica, come sé stessa. Con l'arte ci si libera dal dominio della volontà.

Quarto libro del Mondo come volontà e rappresentazione

Libertà e liberazione. L'etica è possibile solo se esiste la libertà; per Schopenhauer la libertà è assenza di necessità, e questo lo si ha quando l'intelletto, l'uomo si eleva dal mondo fenomenico al mondo noumenico, in cui non vige il determinismo imposto dalla volontà. Quindi l'etica è il processo di liberazione dell'uomo dal dominio della volontà. Un primo momento di liberazione è durante l'esperienza estetica, in cui l'uomo, posto alla pari della volontà, è nel mondo noumenico. Ma solo l'etica permette una permanenza stabile in tale ambito.

Scelta di carattere intelligibile. L'azione è sicuramente determinata dal carattere empirico dell'individuo, in quanto si dà nel mondo fenomenico; ma l'uomo ha la possibilità di scegliere il proprio carattere intelligibile, di scegliere il proprio comportamento etico una volta per tutte. Per liberarsi dal dominio della volontà, o ci si pone al suo stesso livello, ci si identifica con essa, e si afferma la vita e la volontà, cosicché si posa stare nell'ambito noumenico dove non esiste la necessità, o si nega la volontà, poiché la volontà non è altro che dolore. L'uomo può quindi scegliere la direzione del proprio comportamento, alla quale adeguerà le sue proprie azioni.

Fonti dell'etica e sue caratteristiche. L'etica non nasce da un imperativo categorico dettato dalla ragione, ma da un sentimento di compassione, dal patire le sofferenze altrui come proprie; non appena si sente la sofferenza altrui (non basta sapere che c'è), si sente l'unità noumenica della realtà. La morale ha come virtù la giustizia che è un freno all'egoismo, ed è una virtù negativa ('non fare il male'), mentre la carità è positiva ('allevia il male'). Con la pietà si vince l'egoismo, ma non ci si libera totalmente della vita e dunque della volontà.

Ascesi. La morale della compassione porta all'ascetismo, un insieme di pratiche che mortificano la volontà, che fanno capire come la volontà sia causa di sofferenza e sia l'essenza del mondo, cosa che fa desiderare la mortificazione della volontà. La voluntas, quando si autoriconosce, ha coscienza di sé, tende a farsi noluntas, a negarsi, e l'asceta tende a quello che, per persone normali, parrebbe il nulla, ma in verità è il tutto, mentre nulla è il mondo fenomenico. l'asceta nega la volontà, non vuole il nulla, ma vuole trasformare la volontà in non-volontà.

Pessimismo

Dolore, piacere, noia. Volontà è desiderare, e si desidera quello che non si ha; quindi volere è soffrire, alla base della volontà c'è la sofferenza, e la volontà provoca la sofferenza; se si apa un desiderio, altri rimangono inapati, e inoltre la fine del desiderio apandolo, non dà la felicità, ma la mancanza di dolore, cessazione del dolore. Quindi non esiste il piacere ma la cessazione del dolore, e il piacere esiste se c'è il dolore, mentre il dolore non presuppone il piacere per necessità. Quando non c'è più desiderio subentra la noia; la noia è l'assenza di tensione, e come assenza alla fine dà dolore.

Pessimismo cosmico. Il dolore nell'universo si dà per la mancanza e per la sopraffazione nei confronti degli altri; il dolore è di tutti, ma l'uomo soffre di più perché ne è più cosciente.

Eros. L'eros è tanto forte perché è uno strumento della volontà per giungere alla riproduzione; quindi l'uomo, credendo di fare una cosa umana che lo realizza, è strumento della volontà; l'amore è sentito come un peccato poiché produce altri individui destinati a soffrire.

Critiche

Alla filosofia di Stato. Chi è ato non può pensare liberamente.

All'ottimismo cosmico. Il mondo non è un organismo perfetto governato dall'assoluto, ma un'esplosione di forze irrazionali.

All'ottimismo sociale. Naturalmente, i rapporti fra gli uomini sarebbero di sopraffazione; gli uomini vivono insieme per limitare il bellum omnium contra omnes.

All'ottimismo storico. La storia non è scienza, poiché cataloga gli individui, non usa concetti; studiando l'uomo, si capisce che questo non muta essenzialmente.





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