letteratura |
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CESARE PAVESE
TEMATICHE:
è ricorrente la ura dell'espatriato, di colui che si è allontanato, che è andato in giro, che magari ha fatto fortuna, ma prima o poi, nel ritorno ai propri luoghi, sente un aggancio al passato infantile (Anguilla nella " l'una e i falò").
Questo deriva dalla situazione biografica di Pavese, infatti anche lui è stato sradicato dalle Langhe. E testa che contro alla solitudine e alla impossibilità di comunicare con gli altri, si possono utilizzare solamente il ricordo dei propri luoghi e i legami col tempo dell'infanzia. Questo perché nei luoghi dell'infanzia accaddero cose che li hanno fatti unici.
Crescendo però c'allontaniamo dal infanzia e troviamo quindi la solitudine e il peso del vivere (non possiamo non crescere). La solitudine di Pavese non esiste come aristocratica diversità dagli altri, come per i simbolisti che vedevano la loro incapacità di comunicare come una qualità superiore, ma esiste come una tragica incapacità di vivere.
Pavese per tutta la vita ricerca la comunicazione, che però non trova mai una realizzazione concreta, e che lo porta ad ammettere sempre il proprio fallimento (inetto per Svevo).
In chiave simbolica il recupero dei miti dell'infanzia viene letto come la scoperta delle radici del proprio essere, del proprio destino che era tutto determinato con l'infanzia. Da qui nasce la contrapposizione tipica dei racconti di Pavese: città-camna, Torino- Langhe. (Il rilievo sulle colline; La bella estate; Tre donne sole).
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