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CONTROARGOMENTAZIONE AL TESTO DI PIER PAOLO PASOLINI DI GIUSTIFICAZIONE DELLA DIFFUSIONE DELL'USO DELLE DROGHE TRA I GIOVANI.
'Sembra probabile che la coca, se usata a lungo, ma con moderazione, non sia dannosa all'organismo . La ssa della fame, del sonno e della fatica e la maggiore efficienza nel lavoro intellettuale sono fenomeni che ho avvertito personalmente'.
Così scrive Sigmund Freud agli inizi del nostro secolo dopo aver compiuto un'accurata indagine scientifica sull'uso e sugli effetti della coca e della cocaina su sé stesso. Attraverso queste sue affermazioni si può ben comprendere come nel Texas e nel Messico settentrionale gli indigeni usino la mescalina, una droga ricavata da una pianta simile al cactus, che provoca una particolare esperienza di visione sogno; e nell'area andina, invece, sia molto diffusa la coca, una pianta le cui foglie vengono masticate e provocano uno stato di euforia e una particolare resistenza alla fatica.
L'uso di sostanze chimiche, generalmente di provenienza vegetale, per 'uscire da sé', eccitarsi, esaltarsi, sognare è infatti sempre stato presente nella storia dell'umanità e che chi si droga lo faccia per riempire un vuoto, per sopperire a una mancanza, per trovare qualcosa che riesca a sostituire un altro qualcosa che non ha potuto trovare nella vita reale sembra essere un fatto accettato ormai quasi universalmente.
Pasolini, in particolare, sostiene che oggigiorno sia l'alienazione dovuta al condizionamento della società a determinare quella paura tipica dell'alienato di perdere la propria presenza che costituisce il motivo primo della tossicodipendenza, assieme all'ignoranza da cui consegue direttamente la mancanza di certezze culturali cui fare riferimento come solida base per la costruzione della propria vita. Pasolini però sostiene anche che il rifiuto della società e della civiltà contemporanea ed il ricorso alle droghe sia comunque una forma di protesta, di rivolta, assolutamente inutile, in quanto semplicemente autolesionista, contestazione di chi non crede nella possibilità della realizzazione nel futuro di un progetto di cambiamento.
Non sono d'accordo, la contestazione, se contestazione è, è un qualcosa di fattivo, positivo, creativo, e concreto, una contestazione che non proponga novità e progetti su qualsiasi piano non ha ragione di essere perché nel momento in cui si ribella a una situazione senza cercare o suggerire una via d'uscita, o un'alternativa finisce con l'affermare la necessità della situazione stessa cui si ribella.
I tossicodipendenti non si drogano per rivoltarsi contro una società in cui non trovano il loro posto, ma al contrario per fuggire, per scappare da una realtà cui non riescono a dare significato, in cui non riconoscono nessuna possibilità di autoaffermazione. E nel momento in cui scelgono di sottrarsi alla realtà per evadere nel mondo alternativo, ma illusorio, che la droga offre loro, negano sé stessi.
Freud stesso definisce la coca come 'Sorgen Brecher': Sorge in tedesco significa preoccupazione, cura, il verbo brechen si può tradurre come 'rompere', la coca diviene quindi ciò che è in grado di allontanare i pensieri, come scrisse lui stesso, primo rimedio contro il disagio della società.
Chi fa uso di sostanze stupefacenti dunque, può essere spinto in tale senso da mille motivazioni, problemi familiari, personali, di inserimento nella società, è impossibile elencarli tutti, ma il fine che ricerca nell'assunzione di droghe è sempre lo stesso, la dimenticanza dei propri problemi, delle proprie paure e delle proprie angosce, nella fuga da una situazione reale che non è in grado di controllare e quindi di affrontare o combattere.
La droga è non-azione, 'anestesia' ai dolori della propria esistenza, piena di conflitti o problemi, o più spesso completamente vuota, priva di significati, stimoli, impegni.
Pasolini sostiene che tutti ci droghiamo stordendoci in qualche attività. Ma l'attività è proprio in quanto tale il contrario della droga, l'attività è la volontà di affermare sé stessi in qualcosa ed in relazione con l'altro, è la volontà di ricercare e costruire il proprio piacere. Pasolini obietterebbe asserendo che proprio nello slancio e nel fervore delle imprese che ogni non drogato si impone è l'essenza di stordimento propria della droga, la funzione di riempimento di un vuoto altrimenti non colmabile. Ma la questione si pone in termini di reazione: il non drogato non può drogarsi con l'azione proprio perché la droga è consapevole rifiuto dell'azione, consapevole negazione di sé stessi in quanto uomini agenti e pensanti.
Il drogato non è un ribelle, o un contestatore fondamentalmente è debole, fragile, è vittima degli altri, dei propri problemi e in primo luogo di sé stesso e della propria interiorità, è per questo che la prevenzione dell'uso delle droghe ed il recupero dei tossicodipendenti è così delicato e difficile, ed è così difficile, se non impossibile, dare una parola definitiva sull'argomento.
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