letteratura |
Carlo Cassola (1917-l987)
Carlo Cassola nasce a Roma nel 1917; la madre è originaria di Volterra mentre il padre è lombardo. Dopo aver ottenuto una laurea in giurisprudenza nella città natale, si trasferisce a Grosseto e la Toscana (soprattutto Volterra, Marina di Cecina e la Maremma) diventa la sua vera patria, non solo geografica, ma anche poetica, in cui ambienta molte opere. Alla Toscana lo lega, inoltre, la partecipazione attiva alla Resistenza nella zona di Volterra. È la resistenza a fargli conoscere da vicino un'umanità nuova: la gente del popolo, gli operai, gli artigiani, i contadini. Negli anni Quaranta esordisce con notevoli raccolte di racconti ("Alla periferia" e "Le visite" entrambe del 1942). Dopo l'interruzione della guerra, durante la quale il lavoro di scrittura era stato quasi completamente interrotto, Cassola si dedica con continuità alla narrativa, affiancata all'insegnamento di filosofia in un liceo di Grosseto. Negli ultimi anni, Cassola si è dedicato con passione all'attività antimilitarista ed ecologista, mantenendosi sempre la sua attività editoriale. Costretto all'immobilità da una grave malattia, lo scrittore si spense nel 1987 a Montecarlo, in provincia di Lucca. Cassola ha una ricca produzione di racconti (riuniti nelle raccolte "La casa di via Valadier" 1956 e "Rosa Gagliardi" 1958), parecchi romanzi: "La ragazza di Bube" (1960); "Un cuore arido" (1961); "Il cacciatore" (1964); "Storia di Ada" (1967); "Paura e tristezza" (1970); "L'antagonista" (1976); "La disavventura" (1977); "Il ribelle" (1980) e svariati saggi. Il romanzo "Il taglio del bosco" ha come protagonista un boscaiolo rimasto vedovo della moglie con due bambini, Guglielmo. Per affievolire il dolore della perdita della moglie s'immerge a capofitto nel lavoro. Tuttavia, ogni gesto, ogni parola, basta un niente perché riaffiori la coscienza dolorosa della sua condizione. Un giorno incontra un carbonaio, vedovo come lui e ancora più solo. Guglielmo sente una gran pietà, perché si rende conto che ci sono uomini più disperati di lui e, nella coscienza di un comune dolore, trova un po' di conforto. Il racconto esprime rassegnato lamento sulle condizioni dell'uomo, condannato alla solitudine e al dolore. I temi preferiti da Cassola sono amore ed esperienza politica. Tuttavia l'interesse dell'autore si rivolge alle vicende umane, più che ai grandi fatti storici. Cassola ha una concezione dolorosa della vita, nella quale gli uomini si trovano sempre soli, in un monotono succedersi di azioni e casi comuni ed insignificanti. Cassola è solito a dar vita ai suoi personaggi nell'amato sfondo narrativo della Resistenza. Cassola mette a punto la sua poetica del "neorealismo", ossia uno sguardo letterario attento a cogliere tutti gli aspetti della realtà, spesso nascosti dalle apparenze banali del quotidiano. In questa sua ricerca, Cassola tende ad isolarsi dal panorama letterario italiano, riconoscendo il suo unico maestro in Joyce, particolarmente nel libro "Gente di Dublino". «In Joyce scoprii il primo scrittore che concentrasse la sua attenzione su quegli aspetti della vita che per me erano sempre stati i più importanti e di cui gli altri sembravano non accorgersi nemmeno». I romanzi "La ragazza di Bube" e "Paura e tristezza" gli permisero di conseguire il Premio Strega. Le scelte poetiche di Cassola non mancarono di suscitare numerose ed accese polemiche, e si attirarono a più riprese l'accusa di sfuggire all'impegno letterario e civile rifugiandosi in un realismo facile privo di conflitti. |
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