letteratura |
Cecco Angiolieri, 1260-l311 "S'i' fosse fuoco"
Il poeta non nasconde la propria avversione ai raffinati principi del mondo cortese. Egli dichiara la sua passione per donne di costumi non certo esemplari, mentre l'ambiente volgare e rissoso della taverna diventa il suo supremo ideale di vita. Perennemente, egli elogia la ricchezza come sola e vera fonte di felicità, sfogando il suo rancore nei confronti del padre che gli impedisce di darsi alla bella vita come vorrebbe.
PARAFRASI
Se fosse fuoco, brucerebbe il mondo; se fosse vento lo scuoterebbe con le tempeste; se fosse acqua lo annegherebbe; se fosse Dio lo sprofonderebbe; se fosse Papa allora sarebbe contento perché metterebbe nei guai tutti i cristiani; se fosse imperatore mozzerebbe il capo a tutti.
Se fosse morte andrebbe da suo padre; se fosse vita fuggirebbe da lui: e allo stesso modo farebbe con sua madre.
Se fosse Cecco, com'è e fu, terrebbe le donne belle e giovani: e lascerebbe agli altri le vecchie e brutte.
ANALISI
Con l'uso ripetuto del periodo ipotetico il poeta riesce a creare un'atmosfera lugubre che predispone l'animo a ricevere la battuta festosa che chiude il sonetto. La posizione frequente della cesura dopo la quinta sillaba determina un ritmo diseguale. Nel testo compaiono delle anafore: nel I, II e IV verso abbiamo delle anafore che esprimono ipotesi impossibili; nel V, VII e IX verso esprimono ipotesi possibili ma irrealizzabili; nel X e XII verso esprimono dati reali. Inoltre vi si può distinguere dei desideri espressi dal poeta: nella I e II strofa abbiamo desideri provocatori; nella III strofa desideri che sottintendono una condanna; nella IV strofa desideri che sono un semplice gioco. Questa poesia è un sonetto (schema ABBA ABA CDC DCD) e si conclude con un'immagine sorridente e bonaria.
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