letteratura |
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Francesco Petrarca (Arezzo 1304 - Arquà, Padova 1374)
Poeta italiano, uno dei più grandi lirici della storia, che portò a perfezione stilistica la forma poetica del sonetto. Ebbe un ruolo di primo piano nello sviluppo del volgare come lingua letteraria ed esercitò per secoli un'influenza determinante su numerosi autori, non solo italiani.
La vita di Petrarca è assai nota perché ce la offre egli stesso nel suo epistolario letterale. Egli è nipote di un certo ser Parenzo, discendente da un certo Garzo, un illustro autore di laude come ad esempio 'Altissima luce'. La famiglia di Francesco è una famiglia di notai fiorentini guelfi bianchi; quando Petrarca nasce nel 1304 la famiglia è esule, ed infatti il poeta nasce ad Arezzo.
Il padre per lavoro con la famiglia si trasferì prima a Pisa e poi, nel 1312 ad Avignone, da sette anni nuova sede della corte papale (fino al 1378), vivace e raffinato centro di cultura. La famiglia Petrarca si stabilisce appena fuori città. Petrarca assieme a suo fratello minore studia a Montpellier, la sede universitaria più illustre e più vicina. Compie poi due viaggi di studio a Bologna sempre assieme al fratello, dove oltre ad approfondire la cultura giuridica, approfondisce anche quella volgare toscana e stilnovistica. Petrarca si scopre interessato anche alla scultura classica.
Nel 1326 muore il padre di Petrarca, il quale inizia l'attività del padre entrando a servizio dei Colonna, famiglia romana illustre e prestigiosa ad Avignone, ed in particolare a servizio del vescovo Giacomo Colonna e del cardinale Giovanni Colonna. Per questo motivo assume la dignità ecclesiale senza però prendere i voti (diventa un uomo che ha assunto gli ordini minori).
Nel 1327 Petrarca conosce la donna ispiratrice della sua poesia amorosa, Laura, nobildonna sposata, della quale tuttavia non si sa quasi nulla; Petrarca afferma di averla incontrata il venerdì santo del 6 aprile 1327 (la stessa data della morte per la peste, di lei: 6 aprile 1348).
Negli anni successivi a servizio dei Colonna compie numerosi viaggi in tutta Europa (Fiandre, Belgio, Parigi, Aquisgrana, Colonia, Lione, Italia . ); durante questi viaggi diplomatici, quando aveva tempo libero Francesco frequentava e saccheggiava le biblioteche classiche dei monasteri; così a Liegi ritrova alcune parti delle Orationes di Cicerone, e a Verona alcune Epistolae sempre di Cicerone.
Nel 1337 Petrarca si costruisce una casa in camna, lontano dalla corruzione politica e ecclesiale e lontano dalle città umane; inizia così il suo eremitaggio ascetico e culturale in Val Chiusa.
Nel 1340 Petrarca era in una posizione di stallo anche sulle scelte da operare nella sua vita (non era né sposato né un ecclesiale); quando il fratello Gherardo entrò a far parte di un austero monastero certosino, il fatto mette in crisi Petrarca.
Nel 1340 Petrarca riceve due inviti all'incoronazione poetica latina (da Parigi e da Roma). Petrarca sceglie di ricevere quella a Roma. Così nel 1341 fu incoronato poeta in Campidoglio, a Roma. Grazie a questo titolo diventata dottore e così può liberamente esercitare il proprio insegnamento. Durante il viaggio in Italia viene ospitato da Carreggio a Pano da Azzo e a Selvapiana, sull'Appennino, prende una residenza.
Nel 1342 rientra ad Avignone. A Roma, Cola di Rienzo, un uomo colto, un po' umanista e un po' demagogo, aveva cercato di mettere in piedi una rivoluzione così da rimettere Roma al centro dell'Europa e della cristianità decadente; Petrarca comprese l'avventatezza del gesto che però lo affascinava. Così rompe i legami con i Colonna, operando un distacco da Avignone.
Petrarca inizia così a compiere numerosi viaggi in Italia dove inizia a frequentare Boccaccio di cui diventa subito amico. Decide poi di trasferirsi presso la corte di Galeazzo II Visconti, signore di Milano, invitato dal vescovo Giovanni Visconti: l'Italia, meta desiderata, si conurava sempre più ai suoi occhi come l'erede culturale dell'impero romano. Arrivò in città nel 1353, e vi rimase fino al 1361, con la speranza e il desiderio di potersi finalmente dedicare a tempo pieno agli amati studi e alla poesia, aspirazione che realizzò nonostante qualche missione diplomatica e qualche viaggio privato.
Allo scoppio della peste che gli uccise il lio Giovanni, nel 1361, Petrarca fuggì prima a Padova e poi a Venezia; come in precedenza, di tanto in tanto rivide l'amico Boccaccio.
Infine si stabilì con la lia Francesca e suo genero, nel 1368, ad Arquà, sui colli Euganei, ospite di Francesco da Carrara; Arquà è la terza residenza eremitica di Francesco. Nella residenza stabilisce tutta la sua ricchissima biblioteca. Della biblioteca parte andò perduta, un'altra alla corte serenissima di Venezia (parzialmente trasportata in Vaticano nel 1500 dal clericista Paolo Veco) e un'altra alla corte dei Visconti a Milano (parte che verrà poi portata parzialmente a Parigi da Napoleone)
Il Canzoniere (Rerum vulgarium fragmenta)
L'opera che rese Petrarca uno dei poeti più celebri al mondo è il Canzoniere, una raccolta di rime in volgare che l'autore riteneva di importanza secondaria rispetto alle sue grandi opere in latino. Il titolo originale recita infatti Rerum vulgarium fragmenta, cioè 'Frammenti di cose volgari'; è un corpus unico composto da una serie di singole unità liriche ideate e scritte (magari alcune anche pubblicate) in modo autonomo (fragmenta). La raccolta è composta di 366 componimenti (317 sonetti, 29 canzoni poche sestine, ballate e madrigali) concepiti come lettura da compiere nell'arco dell'anno, un componimento al giorno, più uno proemiale, come in un diario. Petrarca è il primo a scrivere un "Libro" di rime; questo libro è la metafora dell'unità interiore che l'affrancamento della passione amorosa gli ha consentito. La raccolta dei testi ha come scopo proprio di riflettere su questo significato.
La raccolta ha al centro la ura di Laura, e nel complesso tematizza due epoche fondamentali nella vita del poeta, la fase in cui Laura era viva (2-263) e quella in cui era ormai morta (264-366). Non si tratta di una suddivisione cronologica, ma di una serie di corrispondenze e di atmosfere ispirate a questi due fatti capitali, frammenti di una vita segnata dalla gioia dell'amore e dal dolore della morte, in modo difficilmente districabile. Laura, rafurata in modo astratto e stilizzato, incarna l'ideale dell'amore, della bellezza e della religiosità e rappresenta un'aspirazione irraggiungibile che viene esplicitata tramite metafore e immagini studiate e ricorrenti. Petrarca lavorò con grande impegno a ogni singolo testo, apportando continue correzioni e varianti, con un meticoloso lavoro di rifinitura e di bilanciamento fra i singoli componimenti e l'insieme che essi costituiscono.
Per realizzare una poesia all'altezza dell'argomento, il volgare assunse un'eleganza mai raggiunta prima; il vocabolario usato dal poeta è ridotto e molto scelto, ma usato in modo 'intensivo': nella poesia del Canzoniere conta anche la minima sfumatura di significato. Proprio la sistematicità con cui il progetto fu realizzato, insieme alla sua astrattezza intellettuale (una poesia dunque non legata da questo punto di vista a un preciso contesto storico e culturale) rese il Canzoniere un vero e proprio modello poetico, che avrebbe poi influenzato per diversi secoli la lirica occidentale. Si tratta di un paradigma determinante anche dal punto di vista metrico, ad esempio nella definizione della forma del sonetto e della canzone.
Se i Trionfi sono in effetti piuttosto astratti e intellettualizzati, lo stesso non si può dire del principale testo latino di Petrarca, il Secretum, composto in varie fasi successive e edito a stampa per la prima volta nel 1473. Sorta di autoanalisi, di dialogo interiore, problematico e rasserenante insieme, è un'opera non destinata, nelle intenzioni dell'autore, alla pubblicazione.
La forma è quella del dialogo: una ura simbolica e muta, la Verità, appare a Francesco per aiutarlo a superare i suoi errori. Il poeta parla con sant'Agostino, suo referente dialettico. I temi sono il legame con le cose terrene, i vizi che assediano l'uomo, gli ideali che nascondono un fondo di egoismo e di cecità, a partire dal desiderio di gloria, particolarmente sentito dal poeta. E poi temi universali come la morte, la colpa, la caducità della vita. Il dialogo cui assiste la Verità, garante delle parole dei due interlocutori, si conclude, realisticamente, senza né vinti né vincitori. La modernità del libro sta anche in questo.
Di grande interesse è invece l'epistolario, preziosa fonte di informazioni sulla vita dell'autore, sulla sua opera e sugli ambienti che frequentò, ma anche miniera di idee e riflessioni culturali, religiose e politiche, nonché ideale autoritratto col quale il poeta intendeva consegnare ai posteri la sua ura. Fu Petrarca stesso a curare la pubblicazione dei ventiquattro libri delle epistole (la sua raccolta più importante di lettere) Familiarium rerum libri (Libri di cose familiari), indirizzate ad amici e ad antichi autori classici (Virgilio, Cicerone).
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