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GIOVANNI PASCOLI (1855-1912) - LA VITA, POETICA E POESIA, OPERE

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GIOVANNI PASCOLI (1855-l912)



LA VITA

Mentre era in collegio (a 7 anni) a Urbino, lo raggiunse la notizia della tragica morte del padre, ucciso in un imboscata. Il delitto incise profondamente sullo spirito del ragazzo e modificò radicalmente le condizioni e la vita della famiglia; poco dopo muore la madre e Giovanni appena ventenne dovette guidare la famiglia ormai distrutta dalle difficoltà economiche.

Nel frattempo riuscì a continuare i suoi studi, andò all'università di Bologna, grazie a una borsa di studio avuta col giudizio favorevole di Carducci, suo paterno maestro. La morte dei genitori con la conseguente dissoluzione della famiglia, lo aveva rinchiuso in una sorta d'isolamento affettivo e di disinteresse per le cose e gli uomini, che gli sembravano tutti dominati e sovrastati da una forza misteriosa e crudele , a cui non è possibile reagire.

Appena dopo la laurea, insegnò greco e latino al liceo, la stabilità economica che ne conseguì gli permise di ricostruire il nido famigliare distrutto, chiamando a vivere con lui due sorelle, vissute sino ad allora in collegio.



Vive anni di serenità nella scuola, nel lavoro, negli affetti domestici, anni che videro il primo nucleo di Myricae ('91), le prime vittorie al concorso di poesia latina di Amsterdam ('92 e 94).

Il rapporto affettivo con le sorelle presenta però sfumature che sfiorano la morbosità, conseguenza del trauma giovanile, e spingono inconsciamente il poeta ad assumere nei confronti delle sorelle contemporaneamente il ruolo protettivo paterno e il ruolo infantile del bambino che con loro si rinchiude nel nido ricostruito, in cerca di protezione e sicurezza. Quando una delle sorelle si sposò, lui visse il matrimonio come un tradimento. L'anno seguente l'altra sorella fece fallire un progetto matrimoniale del fratello, suggellando in modo definitivo il rapporto di reciproca protezione e soggezione affettiva. Intanto Pascoli era passato dall'insegnamento liceale a quello universitario, insegnò grammatica greca e latina a Bologna, letteratura latina a Messina e di nuovo grammatica greca e latina a Pisa.

In questo periodo la sua attività spazia dalla poesia (Primi Poemetti, Canti di Castelvecchio, Poemi Conviviali) alla critica letteraria, dalla riflessione estetica (Il Fanciullino) alla ininterrotta partecipazione, 13 volte vittoriosa, al concorso di poesia latina di Amsterdam.

Nel 1905 fu chiamato a Bologna per succedere a Carducci nella cattedra di letteratura italiana: gli ultimi anni furono totalmente dedicati all'insegnamento, alla composizione delle restanti raccolte poetiche (Odi e Inni, Nuovi Poemetti, Canzoni di Re Enzio, Poemi Italici), a qualche intervento pubblico (come il discorso 'La grande Proletaria si è mossa') ma sono soprattutto segnati dal declino fisico, che nel 1912 lo portò alla tomba.


POETICA E POESIA

La poesia di Pascoli nasce dalla sua tormentata sensibilità maturata attraverso le vicende biografiche e il periodo culturale in cui si formò e visse. Nascono nuovi miti della scienza e del progresso sociale, e un senso più concreto della vita con un'attenzione oggettiva ai particolari del mondo che ci circonda. E' l'età delle contraddizioni e dei confitti sociali, dell'esteriorità che nasconde la crisi interiore, dell'incertezza e dell'inquietudine, di un senso meno oggettivo della realtà percepita come qualcosa che sfugge e non si riesce mai ad afferrare saldamente. Siamo in piena area di sensibilità decadente, nel tipico clima del simbolismo, che toglie alla parola il suo valore tradizionale di significato ben determinato di qualcosa di cui indirettamente si manifesta il possesso razionale, trasformandola in impalpabile allusione a contenuti inespressi e sfuggenti, in pura suggestione musicale.

Per la concezione poetica e per la lingua, la poesia di Pascoli è modernissima, si stacca da quella dell'età precedente e inaugura una nuova forma di sensibilità e di linguaggio; essa vive dei motivi che segnarono la sua vita: il dolore, l'ingiustizia, l'aspirazione alla pace, la fissazione verso la morte in cui tutto trova riposo. Infatti l'uccisione del padre, il tormento della famiglia distrutta ritornano spesso nelle sue liriche, ma la grande protagonista è la natura che egli sente con la freschezza e l'immediatezza di un animo infantile. La natura non viene mai descritta con un discorso lungo e completo, ma con impressioni appena accennate.

In comune con D'Annunzio ebbe una padronanza linguistica impressionante, che fece in modo che il suo vocabolario si arricchisse. Recuperava nella poesia i minimi particolari, attraverso i quali le cose potessero parlare con precisione e immediatezza, quindi recupera le caratteristiche del Simbolismo e del Decadentismo.

La poetica del fanciullino è irrazionale facoltà lirica, immediatezza e genuinità di sensazioni, vivacità di immaginazione e di fantasia, freschezza e innocenza di sentimento: il fanciullino, cioè la facoltà poetica che è presente in tutti, attraverso la visione di un particolare inavvertito, riesce a cogliere la poesia che è nelle cose e a rivelarla a tutti. La visione del poeta, che coglie d'istinto la poesia che è nelle cose illuminandole a tutti con la parola, attraverso il particolare (cioè gli oggetti) e l'analogia (cioè i pensieri associati per somiglianza), è diversa dal modo di vivere pratico di ogni giorno, ed è l'unica visione intensa della realtà nella sua profonda essenza spirituale. Pascoli manifesta meraviglia di fronte alle cose e necessità di scoprire in esse la poesia (poeisa oggettiva), carattere intuitivo dell'arte, in cui si collega l'uomo al sentimento e al ricordo, più che alla fantasia. Per lui le cose 'piccole' e quelle 'grandi' hanno la stessa dignità poetica. E' un cultore del sonoro delle parole (fonetica). La sua poesia si coglie nei particolari, riesce a rappresentare, attraverso simboli e oggetti di una natura misteriosa, le impressioni dell'uomo moderno incerto del suo passato, che si affida alle proprie capacità percettive per 'riunire i pezzi' con il presente, attraverso una ricerca espressa in arte con una melodia.


OPERE

La prima raccolta fu 'Myricae' (nome latino di un piccolo arbusto sempre verde che simboleggia una forma di poesia semplice fatta di piccole cose) che si arricchì di nuovi componimenti fino alla definitiva edizione del 1903. Sono per lo più scene quotidiane di camna, di vita ingenua, dietro si scorge la tragedia che ha sconvolto l'esistenza di Pascoli. Ogni cosa è chiamata col suo vero nome, abolendo il vocabolario aulico della letteratura precedente. L'opera è caratterizzata da un ritmo musicale che sottolinea i punti più importanti con allusioni e simboli. Nel 1897 scrive i 'Primi Poemetti', liriche che utilizzano termini quotidiani e dialettici, che però non hanno nulla a che fare con il verismo perché l'intento di Pascoli non è quello di essere realista, ma vuole richiamare in vita una realtà perduta che sopravvive solo nelle parole della gente povera. La musicalità dei ritmi, i simboli e le allusioni, consentono di superare la lirica di 'Myricae'.

I 'Canti di Castelvecchio' (1903) sono di nuovo autobiografici e sull'onda del ricordo, Pascoli si allarga a meditare sul mistero dell'uomo e delle cose; il poeta sembra trovare la pace nel ritorno ai luoghi dell'infanzia. Con i 'Poemi Conviviali' (1904) Pascoli abbandona il mondo dei ricordi e della natura e inizia a parlare della civiltà classica che prima era simbolo di forza e armonia, invece per lui il passato è solo un dolce riparo dal proprio tempo per la sua personalità tormentata.

Le ultime raccolte segnano il progressivo declino della poesia di Pascoli, che scrive poesie senza ispirazione, come ad esempio 'Odi e Inni', ispirato alla poesia latina. Un discorso diverso va fatto per i 'Carmina', componimenti in latino che scrisse durante tutta la sua vita, infatti pur scrivendo in latino non si ispira a nessun autore in particolare e il suo latino è 'pascoliano'. Si parla di povera gente e fanciulli vissuti nell'epoca romana. Siccome la poesia del fanciullino nasce dalla sua particolare sensibilità, Pascoli fu un grande poeta quando vi si abbandonò completamente ma la sua produzione fu retorica, se non brutta, quando affrontò temi filosofici o quando esagerò in ingenuità.

Concludendo Pascoli fu un poeta tutto istinto, immediatezza, sensibilità, gli mancò la maturità e la coscienza critica, caratteristica sua personale ed in parte dei suoi tempi. Attraverso il nuovo linguaggio, vagamente musicale ed allusivo, spesso legato alle espressioni popolari, egli opera una profonda frattura rispetto alla nostra precedente tradizione poetica e ci appare come prima voce della nuova lirica del Novecento.




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