letteratura |
Gabriele Crosariol
Illustrate le tappe principali della letteratura greca da Omero ad Anacreonte sottolineando di ciascun autore gli aspetti innovativi dal punto di vista sia del contenuto che della forma
Omero può essere indubbiamente considerato il padre della letteratura greca e conseguentemente di quella occidentale. ura misteriosa, di oscuri natali (7 città se ne contendevano l'origine), la datazione della cui vita oscilla in un arco di tempo di 400 anni tra la presunta data della guerra, 1194 - 1184 a.C. e l'VIII sec. a.C., scrisse, ma anche questo non è certo, i due poemi più famosi dell'antichità: l'Iliade e l'Odissea, poemi epici scritti in versi secondo la metrica dell'esametro ed in lingua omerica, ossia un insieme di eolico, ionico ed attico.
L'Iliade narra un episodio del decimo ed ultimo anno di assedio dei greci alla città di Troia, che pone fine alla guerra iniziata per il rapimento di Elena, lia di Menelao, re di Sparta, ad opera di Paride, lio del re troiano Priamo. L'azione del poema inizia quando Crise, sacerdote di Apollo, non riesce a riscattare la lia prigioniera degli Achei e schiava di Agamennone. L'offesa recata al suo sacerdote provoca l'ira del dio, che scatena sul campo greco una terribile pestilenza. Agamennone si lascia convincere a cedere la sua schiava in cambio di un'altra, Briseide, già di Achille. Costui cede alla decisione dell'assemblea, ma irato si ritira dalla guerra. Vista la situazione critica per le schiere achee Patroclo, amico di Achille, ne veste le armi, suscitando il panico fra le fila nemiche. Tuttavia viene ucciso da Ettore, eroe troiano. Disperato per la perdita dell'amico Achille ritorna in campo, travolgendo le schiere troiane e uccidendo in duello lo stesso Ettore, straziandone poi il corpo.
La trama appare lineare fin dalla protasi che brevemente introduce il tema conduttore dell'intero poema. L'azione tuttavia non procede in modo lineare a causa di soventi inverosimiglianze e contraddizioni, alcune rilevate anche dagli antichi commentatori. Tuttavia queste aporie e mende strutturali risultano trascurabili se rapportate alle qualità artistiche del poema.
Protagonista dell'Odissea è Odisseo, che già ebbe parte importante nell'Iliade, re di Itaca, che subisce una lunga e dolorosa peregrinazione prima di fare ritorno in patria. In seguito alla guerra tutti i capi della spedizione sono tornati in Grecia, tranne lui, trattenuto nell'isola di Ogigia dalla ninfa Calipso. In seguito ad un concilio degli dei viene concesso all'eroe di lasciare l'isola, mentre Atena consiglia a Telemaco di mettersi alla ricerca del padre Odisseo. Costui intanto sorpreso da una tempesta scatenata da Poseidone, a lui avverso, riesce a riparare sull'isola dei Feaci grazie ad un intervento divino. Il giorno seguente è destato dalla voce di alcune fanciulle. Tra queste vi è la lia del re di quei luoghi, Alcinoo, la quale lo conduce dal padre, a cui egli racconta in più giorni le sue avventure. In seguito riesce ad arrivare ad Itaca sotto le spoglie di un mendicante mentre Atena induce Telemaco a rientrare a casa per ricongiungersi al padre. Col lio Odisseo prepara la vendetta contro i Proci, principi installatisi nella sua casa. Il giorno seguente la moglie dell'eroe, Penelope, informa i Proci che prenderà come marito chi tra loro riuscirà a tendere l'arco dell'amato. Alla gara partecipa anche Odisseo, naturalmente riuscendovi e subito dopo stermina i Proci.
La struttura dell'Odissea sembra obbedire ad uno schema preciso, rispondente in misura maggiore a quello dell'Iliade a un organico disegno narrativo. Anche nel caso dell'Odissea, però, l'apparente organicità non esclude diverse incongruenze, che però non sono così vistose come quelle dell'Iliade.
Sono proprio queste incongruenze presenti nei due poemi che portarono alla nascita della cosiddetta "questione omerica". Per quanto riguarda la tradizione dei testi dei due poemi, la loro trascrizione viene fatta risalire al VI sec. a.C. ma solo dal III sec. si potrà parlare di edizioni critiche. Già gli antichi furono protagonisti di dibattiti e scontri, innanzitutto sulla paternità omerica di entrambe le opere, tesi che però non trovò largo esito risalente al V sec. a.C.. Per secoli poi non si ritornò sull'argomento fino al XVII sec. con l'abate d'Aubignac. Questi nega l'esistenza di Omero e considera i due poemi una ricucitura di canti e tradizioni orali. Questa tesi fu poi ripresa con grande successo da August Wolf, considerato il padre della questione omerica. Da questo derivò una corrente di filologi che portò all'estremo il sistema analitico del maestro. Posta in questi termini la questione sembrava bloccarsi per sempre in una posizione di stallo, invece essa conosce una profonda svolta grazie all'americano Parry che, analizzando gli epiteti e le formule che si ripetono nelle due opere, scorge una economia strutturale attribuibile ad una fase orale, in cui attraverso una particolare mnemotecnica, i rapsodi avevano potuto comporre e tramandare i due poemi fino alla trascrizione scritta.
Ad Omero vengono attribuiti alcuni altri poemi, alcuni andati persi, che narravano fatti precedenti o successivi quelli dei due poemi maggiori detti "poemi del ciclo". I Canti Ciprii narravano le cause e gli antefatti della guerra troiana. L'Etiopide, una sorta di Achilleide, è attribuito ad Arctino di Mileto. A questo era attribuito anche la Distruzione d'Ilio. Controversa è poi l'esistenza di una piccola Iliade. Ad Omero viene attribuito un altro poema Ritorni che narra appunto le storie dei ritorni dei vari eroi greci. Legato all'Odissea era anche la Telegonia.
Scritti in metro e dialetto omerico ci sono giunti 33 inni ad altrettanti dei, che però già gli antichi non consideravano di produzione omerica.
Se la ura di Omero appare piuttosto misteriosa, quella di Esiodo ha invece contorni storici ben definiti e viene fatta risalire al VII se. a.C.. Con lui la poesia diviene produzione individuale pur nei limiti dettati dalla lingua e dallo stile che sono ancora quelli omerici. Esiodo è più recente di Omero, non esita a parlare di sé, tanto che non esita ad informarci delle sue vicende familiari. Questa esperienza autobiografica fornisce ad Esiodo il materiale per realizzare un poema didascalico, le Opere, in cui vengono narrati una serie di miti, prima di giungere ai veri e propri consigli sui lavori dei campi, segue poi un lungo elenco dei giorni fasti e nefasti di dubbia attribuzione.
Lo stile innova la tradizione formulare ed ha carattere criptico ed allusivo. Inoltre il contenuto dell'opera non è solo narrativo, ma anche di tipo morale.
L'altra opera di Esiodo, la Teogonia, ha lo scopo di ordinare l'immenso insieme di miti e ure divine presenti nella religione greca. Più vasta e complessa delle Opere, la Teogonia procede spesso in modo non lineare e spezzato, forse a causa di qualche rimaneggiamento.
Un'altra opera esiodea, giuntaci solo per frammenti, canta le donne mortali che unitesi con dei, avevano generato semidei ed eroi. L'opera conosciuta come Catalogo delle donne o Eoiai è di dubbia attribuzione.
Il mondo di Esiodo è diverso da quello di Omero. L'uno guerriero e cruento, l'altro pastorizio e tranquillo, l'uno che esaltava il coraggio, l'altro l'abilità nel commercio e nell'agricoltura, l'uno legato ad un mondo antico di guerre e conquiste, l'altro ad un mondo di maggiori libertà individuali e di nuove vie commerciali.
Del VII sec. è anche Archiloco dell'Isola di Paro. Riferimenti alla sua vita sono presenti tra le sue stesse opere e su dei monumenti commemorativi dell'isola che gli diede i natali. Fu soldato mercenario e viaggiò a lungo. Il dato più significativo della poesia giambica di Archiloco è la sua forte connotazione autobiografica. Di lui si sottolineano l'anticonformismo e la vena demitizzante. Nella sua poesia si possono trovare l'ironia, la critica, la rassegnazione all'impotenza dell'uomo. Inferiori a lui sono gli altri esponenti del giambi: Semonide ed Ipponatte.
La storia dell'elegia greca si apre con Callino da Efeso, vissuto nel VII sec. in cui le colonie d'Asia dovettero fronteggiare la discesa di popoli barbari dal nord. Ben diversa la poesia di Tirteo di dubbia origine spartana, un'esaltazione alla virtù guerriera ed al coraggio.
Solone appare sulla scena politica di Atene nel 594 a.C. realizzando una serie di riforme democratiche basate sul censo. Come poeta si mette in luce con l'elegia Salamina, esortazione a riprendere la guerra contro i Megaresi. Nella poesia di Solone si può leggere una diversa moralità e religiosità già presente in Esiodo. Ed è a questa moralità che egli inneggia nell'elegia intitolata Eunomia, una diagnosi dei mali che affliggono Atene.
Modernamente il termine elegia tende ad indicare una poesia di contenuto prevalentemente sentimentale. Si tende ad identificare Mimnermo, nato e vissuto a Colofone nel VII sec., come inventore di questo genere. La poesia di Mimnermo si presta ad una lettura romantica o addirittura decadente. I riecheggiamenti omerici sono amalgamati con quel nuovo senso di fatalità che si diffonde nell'Ellade.
Sotto il nome di Teognide di Megara ci è giunta una raccolta di elegie divise in due libri di circa 1400 versi. Sulla sua ura poco si sa soprattutto per i riferimenti presenti nelle opere a lui attribuite, per cui si varia dal VI al V sec. a.C.. Scopo delle sue opere era l'istruzione e l'insegnamento dei giovani attraverso massime e precetti.
Altro genere della letteratura greca è la lirica divisa a sua volta in monodica e corale. La poesia di Alceo nasce principalmente dalla sua esperienza di vita, che si svolge tutta entro la cerchia chiusa dell'eteria. Tre sono i temi della sua poesia: sui simposi, sulla lotta civile e sull'eros. Il tema simposiaco ha una sua valenza rituale per il rafforzamento dei legami tra chi vi partecipa. I canti della lotta civile hanno una straordinaria ricchezza di situazioni e di toni e spesso sfruttano l'allegoria spesso comprensibile solo agli appartenenti di una medesima comunità. Assai note nell'antichità dovevano essere le sue poesie erotiche.
Contemporanea e compatriota di Alceo è Saffo., che identificò la sua vita con quella del tiaso corrispondente femminile dell'eteria maschile. Anche lei tratta il tema dell'amore e lo considera anzi la sua stessa ragione di vita giungendo ad una vera e propria teorizzazione di questa sua filosofia. Fra le sue opere vi sono anche gli Epitalami, componimenti realizzati su commissione per i riti nuziali, con toni più popolareschi e meno ricercati.
Le opere di Alceo e Saffo ci sono pervenute in modo lacunoso, ma ancor più frammentario è ciò che ci è giunto di Anacreonte. La sua poesia sembra essere più ricca e trattare più temi di quelli presenti nei frammenti a noi giunti. Nacque a Teo nel 570 a.C. e viaggiò a lungo. Anacreonte possedeva una straordinaria capacità di rielaborazione. Oltre che da Saffo, prese spunto da Archiloco, Mimnermo, Ipponatte. La sua poesia è comunque nuova rispetto a quella dei suoi predecessori e sintomo di una società ormai mutata ed evolutasi.
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