letteratura |
Gli intellettuali del periodo del pre-umanesimo
Trasformazione Degli Intellettuali
Gli intellettuali del periodo del pre-umanesimo si separarono nettamente dalla realtà sociale e politica del loro tempo. Il segno più tangibile di tale frattura è il distacco che si profila nel corso del XIV° secolo fra studi giuridici e letterari, che erano invece direttamente collegati nel corso del secolo precedente. La cultura umanistica tende a divenire una neutrale specializzazione professionale: in cambio del proprio servizio si chiede solo il riconoscimento della sua alta dignità. Gli intellettuali si trasformano quindi in cortigiani; ma i cortigiani erano già presenti nel secolo precedente, solo che nel Trecento essi sono molto più numerosi e non si occupano della letteratura per diletto, ma sono dei letterati di professione, accolti ed ospitati dai vari signori che commissionano le opere d'arte (mecenatismo). Inoltre risulta profondamente mutata la concezione che gli intellettuali hanno di sé e del proprio ruolo. Essi mirano infatti a creare un'immagine di sé ideale e perfetta, a trasformarsi in modelli, rivolgendosi più ai posteri che ai contemporanei. Infine comincia anche a delinearsi una letteratura elevata e destinata ad una élite aristocratica culturalmente.
La Questione Della Lingua
Il grande successo della Divina Commedia comporta la vittoria del Toscano e la decadenza a dialetto di ogni altra parlata italiana. Tutto ciò avviene per almeno tre motivi principali:
I codici che tramandavano la grande tradizione lirica del Duecento italiano erano Toscani oppure trascritti in toscano.
Firenze era il maggior centro di produzione libraria del tempo ed i maggiori scrittori erano fiorentini (Dante, Petrarca, Boccaccio)
Nel Trecento si gettano, insomma, le basi per la formazione di una lingua letteraria nazionale, diversa da quella precedentemente utilizzata.
Nello stesso tempo però si assiste alla riaffermazione del latino non solo come lingua della cultura, ma anche come lingua letteraria, che comporta alcune volte il disprezzo nei confronti del Volgare, che però diventa sempre più elevato ed adatto ad una lingua a tutti gli effetti, come poi diverrà.
Crisi Della Scolastica
La filosofia della scolastica, con il procedere del trecento, entra in crisi. Nel nuovo progetto di cultura, infatti, ciò che conta è l'educazione dell'uomo. Lo stesso Petrarca rilegge Cicerone, medita su Sant'Agostino e ritorna ai grandi filosofi greci, ed in particolare a Platone. Il culto dei classici, però, non è più inteso come nel secolo precedente, ma ha almeno due nuove caratteristiche:
è sicuramente più ampio e vasto
Utilizza una Prospettiva Storica, del tutto assente nell'epoca precedente, che vedeva tutta la storia come la realizzazione di un progetto divino.
Con Petrarca la nuova cultura mette quindi al cento l'individuo ed inoltre rilancia una visione Laica della vita, cioè basata sulla consapevolezza che tutto ciò che accade sulla terra non è il compimento del volere divino, ma piuttosto la conseguenza delle azioni dell'uomo.
I Generi Letterari E Il Pubblico
Tra i fenomeni più importanti della letteratura del Trecento ci sono l'allargamento del pubblico, il successo di generi precedentemente esistenti, la nascita di nuovi generi letterari.
Si afferma una letteratura di intrattenimento, soprattutto nelle corti dell'Italia settentrionale, dove conosce particolare successo il romanzo cavalleresco francese.
La poesia lirica diventa una letteratura di svago e di festa.
La poesia d'amore si istituzionalizza in forma chiuse ed alte, con scelte di estremo rigore che tendono a creare una lingua separata da quella dell'uso comune, ricca di sfumature ed allusioni.
Un ambito a sé è rappresentato dalla letteratura scritta in latino, composta da poche persone e rivolta a poche persone; essa è estranea agli interessi e alle competenze della maggior parte del pubblico di corte, che preferisce il volgare.
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