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I PERSONAGGI DEI PROMESSI SPOSI
Quello dei Promessi Sposi è un romanzo molto particolare per quanto riguarda la scelta e la descrizione dei personaggi. Ognuno di loro non è scelto casualmente ma ha un proprio carattere ed un proprio ruolo all'interno della vicenda. Infatti la grande innovazione che porta a evidenziare questo romanzo rispetto ad altri del tempo, è proprio quella della particolare scelta dei protagonisti. Innanzi tutto salta all'occhio che coloro di cui vengono narrate le vicissitudini, non sono nobili personaggi della importanza di imperatori o illustri filosofi greci, ma sono umili persone che si guadagnano il pane con il loro lavoro, e solamente sulle proprie forze possono contare per sperare di sopravvivere. Certo Renzo e Lucia, i veri protagonisti del racconto, non fanno parte del popolo vero e proprio, ovvero non provengono da quello strato di popolazione analfabeta e senza alcun impegno certo, o duraturo, ma sono proprietari di una filanda, e possono contare su un reddito non indifferente per il tempo. Vengono perciò ritenuti degli umili soltanto perché dal punto di vista culturale hanno acquisito solo le basi elementari dell'istruzione, come il saper leggere e scrivere.
Ciascuno dei personaggi ha un carattere ben definito di cui il Manzoni in alcuni casi fa una descrizione dettagliata, mentre in altri lascia al lettore l'abilità di capire, attraverso lo svolgersi dei fatti, quale è la sua reale personalità. La scelta di questi personaggi è stata fatta, per permettere a chiunque legga il romanzo, sia egli di una buona famiglia, o appartenente ai ceti più modesti, di potersi identificare in almeno un personaggio e apprendere così qualcosa, dalla lettura della storia. Lucia e Renzo sono i protagonisti del racconto, e lo sono non soltanto perché in qualche modo compaiono nel titolo del romanzo, ma perché vengono tratteggiati con una precisione ed una cura riservata a pochi altri. Lucia è forse il personaggio più definito di tutto il racconto. ' La nobiltà di Lucia è di quelle che non si acquistano né con la dottrina, né con l'esercizio Lucia, staccata dalla fede, privata della sua anima immortale, considerata soltanto come una contadina fidanzata, muore fra le mani del critico arido, il quale allora non comprende nemmeno più il suo divino pudore, il respiro sommesso di quello spirito che al contatto con la terra s'adombra come al ricordo malinconico di una patria abbandonata. ' E, tra tante cagioni di tremare, tremava anche per quel pudore che non nasce dalla trista scienza del male, per quel pudore che ignora se stesso, somigliante alla paura del fanciullo, che trema nelle tenebre, senza saper di che. (Attilio Momígliano 'Alessandro Manzoni' Ed. Principato. Messina-Milano 1933);
L'atteggiamento di Lucia è quindi misurato e pacato in tutte le situazioni e, soprattutto, questa giovane ragazza che si è vista scivolare via dalle mani il suo grande amore, e con esso il coronamento della sua gioia, si presenta sempre all'altezza di ogni situazione, poiché confida in Dio e nella Sua divina provvidenza. Lucia sa che sperando sempre in Lui, e rimettendosi ai Suoi insegnamenti ed alla Sua bontà, potrà vedere risolversi da soli tutti i problemi e tutti i soprusi che deve affrontare.
Contrapposto a questa pacatezza d'animo, risoluta e fragile ad un tempo, di Lucia troviamo invece Renzo. Renzo non ha una personalità ben definita, ed al contrario di Lucia, che crede nel suo Dio e trova in esso risolutezza e decisione, si comporta in modo imprevedibile affidandosi principalmente al suo istinto, e varia a seconda delle situazioni. ' Se Renzo si potesse mandare in pace con un bel no, via; ma vorrà delle ragioni; e cosa ho da rispondergli, per amor del cielo? E, e, e, anche costui è una testa: un agnello se nessuno lo tocca, ma se uno vuol contraddirgli ih!'. Per tratteggiare il profilo dì questo personaggio quindi non è possibile fermarsi su un piccolo gruppo di ine, occorre scorrere i moduli e per accostamenti tracciare la sua personalità. Ora ecco che si avvicina alla casa di Don Abbondio ' con una cert'aria di festa e nello stesso tempo di braverìa, comune allora anche agli uomini più quieti', ora invece ecco che tutta la sua spavalderia se per lasciare il posto alla rabbia e all'incertezza che senza un buon consiglio potrebbe portarlo in guai
ben più gravi di quelli in cui lui non è già: ' ma in ogni caso saprò farmi ragione, o saprò farmela fare. A questo mondo c'è giustizia finalmente Qualche santo ci aiuterà, replicò Lucia, usate prudenza, e rassegnatevi. La madre aggiunse altri consigli dello stesso genere, e lo sposo se ne andò, col cuore in tempesta, ripetendo sempre quelle strane parole: a questo mondo c'è giustizia finalmente. ' Da quanto si può dedurre da questa analisi e dal confronto dei due protagonisti, si giunge quindi alla conclusione che il Manzoni ha scelto come protagonisti del romanzo due personaggi che fossero complementari. Infatti Lucia, che ha sempre pazienza e fiducia totale verso Colui che venera, e sa controllare il suo impulso in ogni situazione rimettendosi ai Suoi insegnamenti, è unita a Renzo, il quale, mancante di questa sicurezza interiore, manifesta più soventemente attacchi di ira incontrollata ed incontrollabili e in molte occasioni si rimette a Lucia che, soltanto con la sua tranquillità riesce a placarlo.
Un'altra ura ben delineata è senza dubbio quella di Don Abbondio, il quale, rappresenta una persona costretta a vivere in una situazione ed in un periodo storico che non si confanno alla sua personalità. Dalla descrizione anche fisica che il Manzoni riporta nel suo trattato, è subito chiara la caricatura che vuole essere fatta del curato ' stava sur una vecchia seggiola, raccolto in una vecchia zimarra, imbacuccato in un vecchio berretto a foggia di camauro che gli faceva cornice intorno alla faccia, al lume scarso di una piccola lucerna. Due folte ciocche che gli scappavano fuori dal berretto, due folti sopraccigli, due folti mustacchi, un folto pizzo pel lungo mento, tutti canuti e sparsi su quella faccia brunazza e rugosa, potevano assomigliarsi a cespugli nevicosi sporgenti da un dirupo al chiarore della luna. ' Don Abbondio inoltre rivela una scarsa personalità giustificata dal Manzoni, per via dei tempi che lo portavano ad essere un vaso di terracotta in continuo itinere fra vasi di ferro. Per poter osservare più attentamente la sua molteplice personalità basta osservare il suo comportamento durante l'incontro con i bravi. ' Don Abbondio vuol parlare e non ci riesce, poi cerca frasi per pigliar tempo, e, stretto, cerca di non compromettersi; infine si dispone ad obbedire. E' un altro Don Abbondio. Volete un'altra forma? Partiti i bravi, avviene una reazione; è passata la paura, è finita la pressione, e Don Abbondio è scontento di sé e sente il bisogno dello sfogo' (Francesco de Sanctis 'La letteratura italiana nel secolo XIX' -vol. 1 pp. 259-63- La Terza, Bari); su chi andrà a ricadere questo sfogo? Su Perpetua prima, e su Renzo e Lucia poi. Ecco quindi come ci si presenta il curato: come un individuo privo di personalità, un pusillanime, oppresso dai tempi e oppressore di chi non è alla sua altezza.
Il Manzoni quindi sfrutta i suoi personaggi per contrapporre, e comunque evidenziare, i due principali tipi di personalità riscontrabili in una persona, e come la differenza di personalità incida nel vivere comune e venga più o meno privilegiato a quei tempi. Uno fra i personaggi chiave, che racchiude al suo interno tutti e due i modelli analizzati è senza dubbio Fra Cristoforo il quale vanta un passato da signorotto, volto alla bella vita ed all'arricchimento, ed un presente come frate cappuccino di grande carisma e importanza. Nel suo passato è possibile riscontrare la personalità di Renzo, aggressiva in alcuni casi ma principalmente impulsiva, mentre dopo la sua nomina a frate cappuccino, ecco un profondo cambiamento nel suo modo di essere, nel suo atteggiamento nei confronti della vita, molto più simile al carattere di Lucia, sottomesso e deciso, forte e risoluto riguardo ai comandamenti di Dio.
Gli altri personaggi che contornano il quadro generale del racconto, possono essere raggruppati in questo modo: Agnese e Perpetua che rappresentano la parte più mondana e ciarliera della popolazione, attaccate alle chiacchiere come tutte le contadine, ma dotate di, una buona dose di ingegno e furberia, Don Rodrigo contornato dai suoi bravi, che rappresenta il signorotto prepotente e viziato, pronto, per una scommessa a rovinare la felicità di due persone perbene, ed infine la monaca di Monza e l'Innominato che rappresentano due grandi incognite nel racconto.
ciascun personaggio ha un suo modo di guardare il mondo, una sua propria posizione morale e intellettiva formata dal temperamento, dal carattere, dall'educazione, da un complesso di circostanze naturali, psicologiche e storiche, che costituisce la sua personalità, cioè a dire il suo ideale. " (Francesco de Sanctis 'La letteratura italiana nel secolo XIX' -vol. I- La Terza, Bari); Quindi, secondo me, da questa analisi, il vero interesse non è nella posizione che occupa ciascun personaggio rispetto al mondo religioso e morale preesistente nella immaginazione del poeta, ma nella ricca originalità della sua esistenza individuale.
Per la realizzazione di questa analisi sono state utilizzate le seguenti fonti letterarie:
I. Francesco de Sanctis 'La letteratura italiana nel secolo XIX' -vol. 1 - La Terza, Bari;
Attilio Momigliano 'Alessandro Manzoni' Ed. Principato. Messina-Milano 1933;
'I Promessi sposi personaggi', Ciranna e Ferrara editori . 86, 45, 49
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