letteratura |
I PROMESSI SPOSI
CAPITOLO IX
Nel nono modulo de "I promessi sposi", Manzoni ci "racconta" la storia della monaca di Monza.
La storia di Geltrude si presenta come una novella a sé, inserita nella più vasta trama narrativa e legata per mille fili al suo svolgimento, eppure isolata fino a un certo punto autonoma, in virtù di una particolare e prolungata attenzione dell'autore alla complicata psicologia del suo personaggio, attenzione pietosa e severa ad un tempo, che richiede un procedimento di analisi minuta ed estremamente lucida. E' la storia dettagliata di una volontà peccaminosa, colta nelle sue radici individuali e sociali, in un carattere determinato e in una precisa situazione storica. La tecnica che il Manzoni adotta per introdurre i suoi personaggi di più complessa psicologia è adattata nel ritmo lento, particolareggiato, sottilmente sfumato alla perplessità e tortuosità della vicenda interiore. Già il ritratto esterno della monaca, disegnato con una precisione e una mobilità di tratti che coglie dietro le parvenze fisiche la realtà segreta dei sentimenti - quell'impressione di una "bellezza sbattuta, sfiorita e, direi quasi, scomposta", quel "contorno delicato e grazioso, ma alterato e reso mancante da una lenta estenuazione", quei moti delle labbra e degli occhi, " subitanei, vivi, pieni di espressione e di mistero"- fa presentire una realtà intima torbida e contrastata: "un forte temperamento, minato da un'immensa debolezza; un orgoglio smisuratocce si estenua nella costrizione, . una sete insaziata d'affetto che si dispera nell' aridità, nel rancore".
La storia che segue descrive il lungo processo per cui si è determinata quella condizione dell'anima attraverso un'opera lenta e tenace di corruttela, che, a poco a poco, ha stroncato lo sviluppo di una personalità in via di formazione, distrutte le ancora deboli resistenze delle volontà, artificiosamente coltivato e solleticato le incipienti deviazioni e deformazioni degli affetti. E' una storia di corruzione, disegnata con una fermezza che non arretra di fronte alle pieghe più ambigue di una sensibilità violentata e distorta, ma senza la minima ombra di compiacimento decadentistico.
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