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IL FORMAGGIO E I VERMI
AUTORI: Carlo Ginzburg e Cesare Garboli
Questo libro parla di una vicenda tutta friulana di 400 anni fa. È la storia del mugnaio Domenico Scandella, detto Menocchio, di Monreale Valcellina,
Menocchio era nato nel 1532 a Montereale, un
piccolo paese di collina del Friuli, 25 chilometri a nord di Pordenone, proprio
a ridosso delle montagne. Qui era sempre vissuto, tranne due anni di bando in
seguito ad una rissa (1564-65), trascorsi ad Arba, un villaggio poco lontano, e
in una località imprecisata della Carnia. Era sposato e aveva sette
li, altri quattro erano morti. Al canonico Giambattista Maro, vicario
generale dell'inquisitore d'Aquileia e Concordia, dichiarò che le sue
attività erano: un mugnaio, muratore, contadino, falegname
(marangòn), commerciante di legname, stimatore di beni, amministratore
della Chiesa, maestro di 'leggere, scrivere et abaco', suonatore
nelle feste di paese. Ma prevalentemente faceva il mugnaio; portava anche
l'abito tradizionale di questo mestiere, una veste, un mantello e un berretto
di lana bianca. Così vestito si presentò al processo.
Il 28 settembre 1583 Menocchio fu denunciato al Sant'Uffizio. L'accusa era di
aver pronunciato parole 'ereticali ed empissime' su Cristo. Non si
era trattato di una bestemmia occasionale: Menocchio aveva addirittura cercato
di diffondere le sue opinioni, argomentandole ('praedicare et dogmatizzare
non erubescit'). Ciò aggravava subito la sua posizione.
Quanto al contenuto eterodosso di questo tipo di predicazione, non era possibile avere dubbi, soprattutto quando Menocchio espose una sua singolarissima "teoria" di cui era giunta al Sant'Uffizio un'eco confusa. Secondo Menocchio era tutto un caos, il volume della terra abitata, dell'aria, dell'acqua e del fuoco, costituivano una massa così come il formaggio nel latte genera i vermi che rappresentavano gli angeli.
Fu processato, una prima volta, dal Tribunale
dell'Inquisizione d'Aquileia e Concordia nel 1583.
Dopo due anni di carcere la pena gli fu mitigata e poté far ritorno a
Montereale. Fu nuovamente denunciato e processato, ed infine condannato a morte
come eresiarca.
Menocchio fu bruciato sul rogo a Portogruaro nell'agosto del 1599. La sua
religiosità popolare, semplice ed essenziale, 'amar Dio e amar il
prossimo', entrò in collisione con le formule dottrinali e le
codificazioni normalizzatrici e l'intolleranza della Chiesa della
Controriforma.
Due grandi eventi storici, resero possibile un
caso come quello di Menocchio: l'invenzione della stampa e la Riforma. La
stampa gli diede la possibilità di porre a confronto i libri con la
tradizione orale in cui era cresciuto, e le parole per sciogliere il groppo di
idee e fantasie che avvertiva dentro di sé. La Riforma gli diede l'audacia di
comunicare ciò che sentiva al prete del villaggio, ai compaesani, agli
inquisitori anche se non poté, come avrebbe voluto, dirle in faccia al papa, ai
cardinali, ai principi. (..) »
COMMENTO:
L'indagine indiziaria, lo scavo nella
mentalità popolare, la ricerca microstorica hanno fatto di 'Il
formaggio e i vermi' una lettura affascinante, anche per chi non si
è mai occupato di questi problemi. Menocchio venne arso sul rogo a
Portogruaro, nel 1599. La sua vicenda si sarebbe persa, se il libro di
Ginzburg, non fosse diventato un best-seller.
TEORIA DI MENOCCHIO:
'Io ho detto che, quanto al mio pensier et creder, tutto era un caos, cioè terra, aere, acqua et foco insieme; et quel volume andando così fece una massa, aponto come si fa il formazo nel latte, et in quel deventorno vermi, et quelli furno li angeli; et la santissima maestà volse che quel fosse Dio et li angeli; et tra quel numero de angeli ve era anche Dio ( . ) fece poi Adamo et Eva, et il populo in gran moltitudine per impir quelle sedie delli angeli scacciati. La qual moltitudine, non facendo li commendamenti de Dio, mandò il suo liol, il quale li Giudei lo presero, et fu crocifisso'. (..)
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