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IL VECCHIO E IL MARE
di E. Hemingway
Ernest Miller Hemingway nacque
a
Nel 1936 partecipò alla guerra civile snola, concludendo poi il decennio più produttivo della saga letteraria con Quarantanove racconti (1938) e Per chi suona la campana (1940).
Dopo la seconda guerra mondiale si stabilì a Cuba dove scrisse Il vecchio e il mare per il quale gli fu assegnato nel 1953 il Premio Pulitzer, seguito l'anno dopo dal Nobel per la letteratura. Morì suicida a Cuba il 2 luglio 1961.
Il romanzo "Il vecchio e il mare" è stato pubblicato per la prima volta nel 1952 a Milano.
I protagonisti di questo romanzo sono solamente due:
SANTIAGO → è un vecchio che pesca da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo dell'Avana. È magro e scarno e ha rughe profonde alla nuca; sulle guance ha le chiazze del cancro della pelle, provocato dai riflessi del sole sul mare tropicale. Le chiazze scendono lungo i due lati del viso e le mani hanno cicatrici profonde che gli sono venute trattenendo con le lenze i pesci pesanti. Ha le spalle ancora molto forti per quanto molto vecchie e anche il collo è ancora robusto. Tutto in lui è vecchio tranne gli occhi che hanno lo stesso colore del mare e sono allegri e indomiti.
MANOLIN → è il ragazzo che ha imparato dal vecchio come pescare all'età di cinque anni e che ha diviso con lui i suoi migliori momenti, ma che ora è obbligato dal padre ad andare a pescare su un'altra barca vista la sfortuna persistente che affligge il vecchio. Tuttavia egli gli è sempre vicino e lo accudisce. Al suo ritorno dall'ottantaquattresimo giorno lo aiuta a portare tutto il materiale fuori dalla barca e gli offre una birra alla Terrazza.
L'affetto che c'è tra i due è dunque evidente. Il vecchio quando è in mare da solo non riesce a smettere di pensare di volere il ragazzo accanto a lui per farsi aiutare. E forse è proprio il desiderio di far vedere il pesce al ragazzo che gli dà la forza di continuare. Al suo ritorno il ragazzo è il primo che gli fa visita e che gli porta dei giornali e qualcosa di caldo da bere.
La storia si svolge in un piccolo paese cubano nei pressi dell'Avana. Non ci sono date che indicano il periodo esatto in cui si svolgono i fatti, ma presumibilmente la vicenda è ambientata negli anni '50 poiché viene citato più volte il grande giocatore di baseball Joe Di Maggio, in piena attività in quegli anni.
Il narratore è esterno: ne sa quanto i personaggi, non interviene con commenti e soprattutto il suo scopo è quello di riferire realisticamente i fatti.
In questo libro non ci sono molte descrizioni, ma quelle presenti sono narrate in modo straordinario; non ci sono flash-back ma i discorsi tra i personaggi sono vari: ci sono discorsi diretti e soprattutto discorsi indiretti (quando il vecchio Santiago è in barca da solo che pensa).
Un vecchio pescatore di Cuba di nome Santiago è colpito da una persistente sfortuna. Sono ormai ottantaquattro giorni che non pesca nulla ed ora è ridotto quasi alla miseria. Ma tornando una sera a casa accomnato da Manolin, un ragazzo che era solito pescare con lui (ora costretto dal padre ad andare con una barca più fortunata), sente che l'ottantacinquesimo giorno sarà produttivo. È settembre, il mese in cui arrivano i pesci grossi, e Santiago l'indomani vuole spingersi al largo per prenderne uno.
Salpato prima dell'alba, remando spinge la sua piccola barca lontano dalla costa e prima che diventi chiaro dispone meticolosamente le lenze nell'acqua a profondità diverse. Pescherà solo un tuna prima di mezzogiorno e ormai già in stato di rassegnazione, scopre che un grande pesce ha abboccato tirando dietro di sé la sua barca. Il vecchio non si accorge subito della grandezza del pesce e tenendo con entrambe le mani la lenza tagliente tirata dall'animale, crede che presto il pesce si stancherà di trainarlo e incominci a saltare. Ciò non accade e alla sera le cose non sono ancora cambiate. Il vecchio pensa a molte cose, ma soprattutto vorrebbe il ragazzo con sé che lo aiuti. Mangiato un pesce crudo, la corsa del vecchio continua tutta la notte: gli viene un crampo alla mano sinistra, uno strattone del pesce fa sì che la lenza gli tagli le mani, la vecchia schiena gli duole ma il vecchio non molla.
La sera seguente Santiago si accorge, mettendo una mano nell'acqua, che il pesce ha rallentato la sua nuotata. Anche il vecchio è stanco ma, sebbene stimi la nobiltà del pesce - che continua a resistere -, lo deve catturare per farlo vedere al ragazzo e per venderlo all'Avana. Frattanto il vecchio riesce a pescare un delfino con due pesci volanti nello stomaco, che mangerà di notte.
Finalmente, attorno mezzogiorno del terzo giorno, dopo due notti e due giorni di viaggio, il maestoso pescespada si stanca e incomincia a girare attorno alla barca fino a quando si avvicina troppo e Santiago lo uccide con la fiocina: lo lega con delle corde al fianco della barca, issa la vela e incomincia il viaggio di ritorno. Una lunga scia di sangue proveniente dal pesce si rovescia dietro la piccola imbarcazione e subito dopo un pescecane sferra l'attacco. Anche se il vecchio riesce a fiocinarlo in capo, il pescecane ha portato via venti chili della sua preda con un solo morso. Arriva
la notte e gli attacchi da parte dei pescecani continuano: il vecchio, non avendo più la forza di uccidere uno squalo a mazzate come da giovane, è impotente ai loro assalti.
Quella notte Santiago arriva nella sua capanna stremato, con le mani sanguinanti. Si sdraia e subito cade in un sonno profondo, sognando di quando era giovane; del pesce rimane solo la lisca con la testa e la coda: i passanti lo guardano meravigliati e si commuovono per l'impresa del povero vecchio.
A mio parere i significati secondari del libro si possono identificare con Manolin: infatti la ura di questo ragazzo, sebbene sia in realtà secondaria in quanto non e che all'inizio del racconto e alla fine, è la più umana e i gesti che compie sono i più commoventi. Il ragazzo consapevole di essere impotente al volere del padre decide comunque di aiutare il vecchio: gli dice che l'indomani cercherà di fare in modo che la sua barca stia vicina alla sua affinché lo possa aiutare se dovesse pescare qualcosa di grosso. Portato l'equigiamento nella capanna del vecchio, Manolin gli chiede cosa abbia da mangiare: Santiago gli risponde di avere riso. Tuttavia il ragazzo, consapevole della miseria in cui si trova il vecchio, gli porta egli stesso da mangiare e sta ad ascoltare attentamente i suoi discorsi sul baseball.
COMMENTO PERSONALE
Il vecchio e il mare mi è piaciuto moltissimo, tanto che l'ho letto tutto d'un fiato: è scritto in stile familiare e la semplicità di Hemingway nel raccontare le vicende del vecchio in modo efficace e semplice è straordinaria. Lo consiglierei a chiunque.
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