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Il fu Mattia Pascal

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Il fu Mattia Pascal

Mattia Pascal, impiegato nella biblioteca di un piccolo centro ligure, Miragno, tormentato dai continui litigi con la suocera e la moglie Romilda, che è stato costretto a sposare per riparare un fallo di gioventù in realtà mai commesso, un giorno decide di abbandonare la famiglia, con la ferma intenzione, lui così timido, di fuggire in America.

Durante il viaggio verso Marsiglia, dove ha deciso di imbarcarsi, si ferma a Montecarlo, e, spinto da un oscuro istinto, entra al casinò, gioca e vince una somma enorme di denaro che lo rende ricco tutto ad un tratto. Il realismo narrativo di Pirandello rende questo passaggio credibile senza sforzo, anche se aleggia sull'episodio una sorta di aria fiabesca.

La vincita alla roulette è come un segnale di rottura con il passato: mentre Mattia gode dell'insperata fortuna che lo ha reso ricco e libero, un'altra straordinaria notizia gli piomba addosso di lì a poco: scorrendo distrattamente un quotidiano di provincia, scopre che in un fossato vicino al mulino della stia, a Miragno, è stato scoperto il cadavere irriconoscibile di un annegato in cui però amici e parenti hanno creduto di riconoscere Mattia Pascal, sso inspiegabilmente ormai da molti giorni. È da questo momento che egli infrange i legami che lo tengono ancora avvinto alla male amata famiglia e alla legge stessa.

Dopo aver accettato di essere stato dichiarato morto, "rinasce" sotto il nome di Adriano Meis. Estraneo alla società in cui si è ritrovato a vivere, vero e proprio forestiero, avverte all'improvviso la sua grandezza, si sente ricco soltanto della sua vita interiore, mentre la sua realtà nel mondo esteriore diventa all'improvviso inesistente. Se gli altri lo credono morto, nulla può impedirgli di considerarsi veramente tale e  meravigliosamente libero. Compie lunghi viaggi in Italia e all'estero, infine si stabilisce a Roma, in una modesta pensione, tra gente strana, e qui si innamora della dolce Adriana, lia del proprietario della pensione Anselmo Paleari.



Ben presto, però, la vita gli appare assai diversa da quella che egli aveva creduto di poter ricreare: dopo il primo periodo di felice speranza, i rapporti con gli altri cominciano ad alterarsi; quando vuole sposare Adriana, scopre di non poterlo fare perché sprovvisto di documenti, non può denunciare un furto subìto né vendicarsi dell'offesa di essere stato pubblicamente schiaffeggiato da un mediocre pittore snolo. Lo spettro della solitudine riappare, dopo due anni di fuga decide di sopprimere Adriano Meis. Fa ricrescere la barbetta, si fa tagliare i capelli, infine abbandona sul parapetto di un ponte del Tevere il suo cappello e il suo bastone insieme ad un biglietto "Adriano Meis suicida" e torna a Miragno dove trova la moglie che si è sposata con un suo vecchio innamorato ed ha da lui avuto una lia. Non c'è più posto per lui, la legge forse potrebbe dargli ragione ma è impossibile ormai per Mattia "penetrare" nella vita degli altri. Sepolto del tutto il passato, ricomincia di nuovo a vivere e quando qualcuno gli chiede chi sia, egli risponde "il fu Mattia Pascal".




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