Il melodramma e
Metastasio
Il melodramma fu inventato alla fine del Cinquecento da un gruppo di
letterati fiorentini, la Camerata dei Bardi, che proponendosi di tornare alla
tragedia nella sua integrità, fatta di poesia, musica e danza, diedero
vita in realtà ad un tipo di spettacolo che da quella si allontanava
molto. In esso dominava la musica considerata più efficace della parola
nell'esprimere i sentimenti dei personaggi; la parola era solo un supporto,
più o meno ricco, per l'espressione musicale. Il vero autore del
melodramma non fu il poeta, ma il musicista. Nacque così quella
straordinaria creazione del teatro italiano che fu l'opera in musica, che
già nei primi anni del Seicento videro la nascita delle grandi opere di
Claudio Monteverdi, che ebbe seguaci sempre più numerosi. Presto la
musica cominciò ad imporre le sue forme e a svilupparle per vie
indipendenti dal testo, nonostante le condanne pronunciate dai letterati, che
vedevano in ciò ignoranza e malcostume teatrale. Contribuì
l'enorme progresso della tecnica vocale e la crescente autorità dei
cantanti, che volevano primeggiare e farsi applaudire, incuranti delle esigenze
del testo. Ciò che affascinava il pubblico, inoltre, erano soprattutto
le meraviglie delle scenografie barocche che il teatro in musica impiegava, con
complicati meccanismi scenici che permettevano di fare sire o sorgere
all'improvviso palazzi e montagne, scatenare tempeste e uragani. Così i
poeti, o come si chiamarono nel teatro d'opera, i librettisti, e i musicisti
dovettero spesso adeguarsi a servire esigenze sceniche, per assecondare i gusti
di un pubblico desideroso di spettacoli divertenti e leggeri, che apassero
gli occhi e deliziassero le orecchie con le acrobazie vocali dei cantanti. A
cominciare dall'azione di Apostolo Zeno, però, cominciò la
riforma del melodramma, che Pietro Metastasio portò a termine. Innanzi
tutto voleva rovesciare il rapporto musica-poesia, riaffermando il primato del
testo rispetto alla musica, e quest'ultima non doveva in alcun modo travalicare
il testo. Inoltre abolisce dal melodramma gli elementi soprannaturali e comici,
a favore di un registro serio. E proprio su queste basi, Metastasio compose
molti melodrammi, tra i quali, quello che ebbe maggior successo è La
Didone Abbandonata. Ripresa dal IV libro dell'Eneide di Virgilio, vi aggiunge
molti spunti ovidiani, e arricchisce la storia con personaggi e vicende di
propria invenzione. Caratteristiche dello stile di Metastasio sono l'ordine, la
misura e la chiarezza. Il tema sentimentale è fondamentale in ogni
componimento metastasiano. Importante per lui fu l'influenza di Gravina.