letteratura |
'Il nome della rosa'
di Umberto Eco
Umberto Eco, filosofo d'arte italiana e scrittore. Lui è il fondatore della cultura semiotica. Il suo romanzo 'Il nome della rosa' è noto ad un grande pubblico. Eco è nato il 5 Gennaio 1932 ad Alessandria. Dopo lo studio dal 1954 al 1959 ha prestato servizio in una nota società radiofonica statale (RTI). Inoltre lavorava anche come docente per l'estetica all'università di Torino (1956-l964), dopo due anni all'università a Milano. Nel 1966 diventa professore per la comunicazione visiva a Firenze. Durante la sua attività a Firenze presentò le sue relazioni con i relativi titoli: La struttura assente (1968), che nel 1976 la presentò nella versione aggiornata con il seguente titolo: Trattato di semiotica generale che ha persino tradotto in tedesco. Dopo che Eco nel 1969 ha insegnato per due anni al politecnico milanese, diventò nel 1971 professore di semiotica a Bologna e ha conosciuto tanti professori delle università americane. Con i suoi studi teoretici sulla estetica medioevale, della storia degli spettri e della analisi dei segni e del significato si fece noto nel circolo accademico ed anche nel mondo. La sua popolarità in Italia l'ha ricevuta dai articoli apparsi in importanti giornali e settimanali. Nel mondo e molto conosciuto per i suoi due romani popolarissimi, cioè dal romanzo Il nome della rosa (1981), che si rivelò una storia con il protagonista nei ruolo di un detective che si svolge in un monastero nell'anno 1327. L'altro romano molto noto si intitola Il pendolo di Foucault (1988), un romano irreale su un gruppo di intellettuali. Sul romanzo Il nome della rosa è stato prodotto un film (1986) con la regia di Jean-Jacques Annaud, noto regista francese.
Questo romanzo scritto da Umberto Eco fu pubblicato
nell'ottobre nel 1980 e racconta gli eventi accaduti in un'abbazia nell'arco
della settimana. Nel prologo, Adso, il narratore, si
presenta, dà informazioni sul periodo storico della sua giovinezza, e
infine descrive la ura di Guglielmo da Baskerville
(il dotto francescano inglese al cui servizio era stato posto), impegnato, nel
novembre 1327, in una difficile missione, per ricomporre i contrasti che
oppongono, il nome della povertà della chiesa, i francescani minorati ai
fedeli del papa Giovanni XXII, in un periodo in cui dilagano i movimenti
ereticali Nel luogo in cui avvengono gli incontri tra le due delegazioni
religiose, ovvero ai piedi della roccia su cui sorge l'abbazia, Guglielmo da
prova della sua capacità di osservazione: Fa ritrovare infatti il
cavallo dell'abate, sfuggito ai monaci limitandosi a decifrare i segni lasciati
nella fuga. Nell'abazia, Adso
e Gugliemo visitano i luoghi più significativi
e in particolare lo scriptorium, il luogo in cui
vengono copiati e illustrati i manoscritti antichi, e la biblioteca dalla
struttura labirintica in cui l'accesso era consentito solo al bibliotecario, e
li faranno la conoscenza dei protagonisti della vicenda: Umbertino da Casale,
L'abate Umbertin da Casale, L'erborista Severino, Il
bibliotecario Malachia, alcuni giovani traduttori e scribi, il cellario Remigio che era l'addetto alle provviste, il servo
Salvatore, e infine un vecchissimo monaco cieco, Jorge
da Burgos che non era altro che l'ex bibliotecario.
Ma soprattutto vengono a sapere della recentissima e misteriosa morte del
giovane Adelmo da Otranto, espertissimo minatore; Guglielmo è incaricato
di indagare le cause. Il secondo giorno si apre con un efferato delitto: Dalla
vasca dove è raccolto sangue - Fase di Problematizzazine" class="text">il sangue dei maiali si intravede un cadavere, che
dopo essere identificato, si scopre essere il corpo di Venazio da Salvemec, un sapiente di 'cose greche'. Guglielmo
indaga anche sulla nuova morte e, interrogando Bencio
approposito di libri e dei componimenti peccaminosi
del giovani monaci, l'attenzione del giovane si rivolge sempre di più
alla biblioteca e alla sua struttura, scoperto un passaggio segreto, decide di
accedervi. I due, entrati nel labirinto rischiano di perdersi a causa di
visioni fantastiche. Il terzo giorno si apre con la ssa di Benengario. Mentre lo si cerca inutilmente, Adso ha modo di conoscere il grande fiume ereticale e, da
Ubertino, apprende la storia di Fra' Dolcino: Il capo
carismatico dell'eresia. Entrato da solo in biblioteca il novizio ne fugge
spaventato ma per incontrare nella grande cucina dell'abbazia una splendida
fanciulla una ragazza del villaggio, che lo conquista ae
lo avvia a piaceri dell'amore. È Guglielmo a ritirarlo, in
sovrastano:Proprio una sua parola spinge Gugliemo ai palnea,dove scopre in una vasca piena d'acqua, il corpo di
Berengario. Il quarto giorno è dominato dall'orrore per l'annegato; Ma Gugliemo dopo un'attento esame
del cadavere, Propende con l'erborista Severino, per un avvelenamento.
Mentre si scoprono i legami con gli eretici di Remigio e di Salvatore, arrivano
all'abbazia i rappresentanti dei minori e del Papa. Gugliemo
non rinuncia a trovare nel labirinto, ma ancora una volta il segreto è
impenetrabile a causa del buio della notte, e Salvatore è sorpreso ad
amoreggiare davanti alla cucina con la ragazza amata da Adoso,
subito imprigionata con l'accusa di essere una strega. L'attenzione nel quinto
giorno sembra essere soprattutto polarizzata dalle due legazioni e delle loro
dotte disquisizioni Sulla povertà di Gesù
e sul potere temporale della Chiesa; Ma di nuovo un delitto riporta ogni
interesse ai ministeri dell'abbazia. Dopo aver parlato a Gugliemo
di uno strano libro, Severino viene scoperto con la testa spaccata. Trovato al
suo fianco, il cellario è accusato
dell'assassinio, nonostante la sua protestata innocenza; La giustizia
nell'abbazia è ormai amministrata dai legati del Papa, e, mentre
Umbertino da Casale preferisce la fuga, un sermone di Jorge
da Burgos ammonisce tutti sulla prossima venuta
dell'Anticristo. Alle prime luci dell'alba del sesto giorno, stramazza al suolo
il bibliotecario Malachia. È la quinta morte misteriosa. Gugliemo si accorge che, come la lingua di Berengario,
anche i polastrelli delle prime tre dita della mano
destra di Malachia sono scuri. È il segno del veleno. Decide dunque di
non desistere dalle ricerche, nonostante il diferso
parere dell'abate e dei legati papali, e quindi di allargare le indagini al
passato dell'abbazia e soprattutto agli ex bibliotecari. Scopre infine il
segreto per entrare nella parte più nascosta del labirinto, la dove i
misteri possono sciogliersi. Nella notte tra il sesto e il settimo giorno, Gugliemo e Adso ritornano nella
biblioteca. Mentre vi arrivano arrivano sentono i
vagiti di una persona agitarsi moribonda chiuso in un intercapedine nella
parete, ormai in preda al soffocamento, il sesto morto poi, si rivelerà
essere proprio l'abate stesso. Nel punto più interno trovano invece il
vecchio Jorge da Burgos. Il
mistero si svela: Nella biblioteca è conservato il secondo libro della
poetica di Aristotale, ma Jeorge
lo ha sempre tenuto nascosto, impedendone assolutamente la lettura di esso. Il
libro era dedicato al riso, e avrebbe potuto insegnare che 'liberarsi
dalla paura del diavolo è sapienza'. Per questo il vecchio ne aveva
cosparso le ine di un potentissimo veleno. Jorge
è ora sconfitto, ma non si da per vinto. Tenta di distruggere lui stesso
il volume inghiottendone le ine avvelenate, e nella mischia che
segue,appicca il fuoco alla biblioteca. Esso sarà il settimo morto. Va
così perduto definitivamente il secondo libro della Poetica. Il romanzo
si conclude con un ultimo folio:Informa che l'intera abbazia, cui le fiamme si
sono estese, sono state arse per 'tre giorni e tre notti' ma Adso e Gugliemo hanno già
ripreso la loro strada,e presto si separeranno per mai più rivedersi.
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