letteratura |
Il protagonista di questo romanzo-racconto è Anguilla, che rappresenta lo stesso Pavese, che ritorna dall'America alle colline delle Langhe, che lo avevano visto crescere e ritrova il suo vecchio amico Nuto, che rappresenta il prototipo dell'uomo che l'autore avrebbe voluto essere perché era un artigiano di stampo comunista e viveva nella vita di tutti i giorni le sue convinzioni. Anguilla comincia a rievocare la sua infanzia accomnato dal suo vecchi amico e da Cinto, lio del nuovo fattore della Gaminella, dove aveva vissuto i primi anni della sua esistenza. Nelle prime ine del libro emerge forte il tema del mito legato all'infanzia, su cui Pavese aveva condotto alcuni studi, rifacendosi alla filosofia di Gian Battista Vico, il quale afferma che la che l'infanzia è l'età in cui si creano i miti. Proprio da quest'affermazione l'autore costruisce la propria idea di mito, che considera un fatto avvenuto una volta per tutte e perciò si riempie di significati e sempre se ne andrà riempiendo perché esso è avvenuto durante l'infanzia, età privilegiata in cui lo si vive inconsapevolmente; quando ci si rende conto di ciò, essa è già passata. Pavese è convinto che la vita ci sradichi dai luoghi e dai miti dell'infanzia, da ciò inevitabilmente deriva la solitudine e la voglia di tornare, alimentata dalla rievocazione costante del mito. La solitudine è un tema esistenziale molto forte in Pavese, che non riesce adattarsi fino in fondo all'ambiente cittadino e politico che lo circonda. La stessa sensazione di desolazione (cap. XI) provata nell'enorme distesa dell'America porta Anguilla a ricercare le Langhe negli States stessi e non trovandole lo spinge a ritornare. Tornato sulla Gaminella assieme a Cinto rievoca il passato, spiegandogli cosa fosse cambiato rispetto alla sua infanzia, certo le piante, gli alberi, i campi non erano più gli stessi ma l'ambiente era sempre lo stesso, accogliente come una madre (. 27-28). Questo ritorno al mito, che assume un carattere quasi magico, va a scontrarsi con la rivelazione di Cinto che sulla riva del Belbo, dove Anguilla aveva passato tanti momenti della sua fanciullezza, era stato trovato morto un soldato, tutto scorticato. Questa immagine cruenta comincia a scalfire la forte armonia che rende il mito tale. Più Anguilla si addentra nel suo viaggio, un mix fra ricordi e presente, più l'armonia cui è associata il mito si andrà a scontrare con la realtà. I dolci ricordi della feste di paese con i falò sono profanati da altri falò, che non sono più quelli allegri delle feste paesane, ma sono segno di disperazione, dolore, guerra: il Valino, che da fuco alla sua fattoria in preda ad un raptus di follia, cancellando tutti i ricordi di Anguilla, che lì era cresciuto e che non aveva altri segni delle sue radici, perché era un trovatello; i falò della guerra, che nonostante fosse terminata, aveva lasciato una spaccatura all'interno della popolazione civile che durante la Resistenza si era schierata pro o contro il regime, lasciando uno strascico di zizzania fra la gente. Aberrante è l'episodio del parroco che quasi si rifiuta di celebrare il funerale di due giovani trovati morti solo perché aveva il vago sospetto che fossero comunisti. Ma il falò più tragico, rivelato alla fine del romanzo, è quello del corpo di Santina, una delle tre ragazze della Mora, uccisa e bruciata perché accusata dai partigiani di collaborazionismo con i fascisti. Santina è una delle tre ragazze della Mora, dove Anguilla ha passato la sua adolescenza, e il cui ricordo fa parte del patrimonio dei suoi miti: l'immagine di Irene, la sorella di Santina, bella e bionda ricorre in molti passi del libro, con tono inequivocabilmente nostalgico. Ebbene il protagonista alla fine scopre il matrimonio infelice della bella Irene, la morte di Silvia per un aborto ma soprattutto il rogo di Santina. È la fine del mito, ormai Anguilla scopre a sue spese che i suoi ricordi ormai non coincidono più con la realtà. Allora Anguilla preferisce andarsene, lasciare Cinto a Nuto, affinché lo educhi. È una atto di affetto disperato, per non permettere che il ragazzo debba affrontare le sue stesse problematiche: quando gran parte dei ricordi belli e vengono a mancare, non si resiste più alla solitudine e all'ostilità della realtà. La disperazione finale non detta ma sottintesa da un grande spazio bianco nell'ultima ina è quella che prova Anguilla. È la stessa di Pavese che lo porta al suicidio tre mesi dopo al pubblicazione del libro.
ANALISI DEL TESTO
LIVELLO DELLE AZIONI
Situazione iniziale: Anguilla torna dall'America.
Esordio: Anguilla torna a vivere nel luogo dove è nato.
Peripezie e mutamenti: un mix fra ricordi e presente (soldato trovato morto, il raptus del Valino, il funerale di due giovani comunisti, il falò del corpo di Santina, morte di Silvia).
Scioglimento: Anguilla scopre a sue spese che i suoi ricordi ormai non coincidono più con la realtà e preferisce andarsene, lasciando Cinto a Nuto, affinché lo educhi.
LIVELLO DEI PERSONAGGI
LIVELLO DEL NARRATORE
L'opera conclusiva dello scrittore italiano Cesare Pavese, "La luna e i falò", narra la vicenda di un uomo, che parla in prima persona, perciò il narratore è interno. La focalizzazione è interna fissa, poiché è riportato il punto di vista del protagonista di cui durante la lettura non si riesce a scoprire il vero nome, ma solo un soprannome, Anguilla, che gli è stato messo da ragazzo, quando faceva il contadino presso un vasto podere. I fatti sono riportati dal narratore senza alcun ordine logico o cronologico, ma nella sequenza in cui li vive o gli tornano alla mente. Infatti, gli avvenimenti riportati non sono solo quelli della sua vita di adolescente, ma anche quelli che vive nel momento in cui racconta. È evidente che la ricostruzione della fabula, estremamente diversa dall'intreccio, è complessa
TEMI TRATTATI
In questo libro troviamo molti temi; abbiamo il tema del ritorno: il protagonista ritorna a S. Stefano Belbo, da dove era partito ancora ragazzo per recarsi in America, dove si è arricchito, e ora può permettersi una vita agiata. Non è più il ragazzino che veniva mandato a lavorare nei campi, ma è qualcuno oggi che potrebbe essere a sua volta padrone. Altro tema è il ritornare con la mente a quella che è stata la vita da ragazzo, però vista alla luce dei nuovi tempi e si trasforma in una ricerca dell'identità del protagonista con il mondo che, oggi, davanti a se, vede ovviamente cambiato. Sotto il punto di vista storico, tutto è cambiato:c'è stata la guerra, la Resistenza, ma è cambiato soprattutto perché è cambiato lui stesso. Un altro tema molto ricorrente nell'opera di Pavese é quello della morte: tutte le persone, escluso Nuto, che in quei luoghi rappresentavano il passato del protagonista, erano morte; anche Irene, che sembrava dovesse diventare un angelo, era morta in modo violento ed era stata una traditrice. Ultimo tema pavesiano che ricorre in questo romanzo è la morte: nelle ine finali un personaggio, Valino, compie l'eccidio della propria famiglia e dà fuoco alla casa. Accanto a questo c'e la morte di Irene e Santina, due delle ragazze che il protagonista aveva conosciuto da bambino. Pavese, a mio parere, raccoglie anche qualche mito: il mito della città e della camna, della fuga e del ritorno e anche, chiaramente, il mito dell'America, che rimane solo un sogno, perché in America non c'è mai andato. Vengono inoltre narrati anche i suoi odii, i suoi interessi, la sua curiosità di conoscere e capire la vita contadina.
CONTESTUALIZZAZIONE
Il romanzo è ambientato negli anni 50 e si fanno pochi riferimenti alle vicende storiche dando invece maggiore spazio alla storia personale del protagonista. Comunque a volte i personaggi parlano della seconda guerra mondiale e della lotta patriottica dei partigiani. La maggior parte dei personaggi del romanzo sono di bassa estrazione sociale e per lo contadini o artigiani. Nel romanzo comunque compaiono anche ure di nobili e ricchi. Lo stesso protagonista è un servo che è tornato ricco al proprio paese natale.
L'opera di Pavese mi è piaciuta abbastanza, anche se non è riuscita a coinvolgermi particolarmente: non presenta una vera e propria trama. Gli avvenimenti riportati dal narratore non erano veramente importanti, almeno non per chi non li ha vissuti, e quindi spesso la narrazione mi ha annoiato, perché la trovo un po' ripetitiva. Mi ha invece colpito molto il modo in cui il protagonista ricorda, con un pizzico di nostalgia, gli ambienti nei quali ha trascorso l'infanzia e il fatto che vedesse il suo piccolo paese come l'intero universo e che il posto in cui da giovane sognava di andare non fosse, per esempio l'America, bensì Canelli o i posti ad esso vicini. Oltre a ciò, mi sembra di poter cogliere una generale critica alla guerra, che ha causato avvenimenti tragici e tristi, ma che ha cambiato le cose soltanto in minima parte. La cosa più complicata comunque della lettura, è stata la ricostruzione della vita di Anguilla, poiché molti degli elementi indispensabili per comprendere i fatti, vengono riportati molto dopo che è stato fatto riferimento ad essi.
Privacy
|
© ePerTutti.com : tutti i diritti riservati
:::::
Condizioni Generali - Invia - Contatta