letteratura |
La fiorente produzione lirica provenzale si' colloca tra la fine dell' XI secolo e il XII, in un momento di trasformazione della societa' francese.
In Provenza si affermano singoli feudatari che fanno delle proprie corti centri di raffinatezza e cultura; nascono cosi' nuovi comportamenti e nuovi valori.
Alla fisionomia tradizionale del cavaliere si aggiungono delle componenti d'ispirazione laica: la liberalita', la magnanimita' e l'esperienza amorosa.
L'imperatore Federico II e' direttamente coinvolto nella diffusione della poesia provenzale-cortese, perché e' lui ad orientare la letteratura verso questo tipo di poesia e perché e' anche lui autore di componimenti poetici.
Gli esponenti di questa scuola poetica (Giacomo da Lentini, Guido Delle Colonne, Rinaldo d'Auino e Giacomino Pugliese) hanno come destinatario un pubblico a loro omogeneo, cioè la corte, e rendono in un siciliano depurato ed ingentilito i temi ed i modelli espressivi dei provenzali.
L'impegno dei siciliani e' storicamente fondamentale perché rappresenta il primo esempio di un'attività poetica autonoma ed il contatto con le lingue volgari d'oltralpe.
Nel 1266 con la morte di Manfredi, il lio di Federico II, la scuola siciliana si estingue.
Alla metà del 200 la poesia lirica si sviluppa in Toscana in parecchi centri con varietà di orientamento e quindi non si puo' parlare di una vera e propria scuola toscana.
Quando Dante usa per primo il termine dolce stil novo definisce il carattere specifico di tale novità con l'aggettivo dolce, per indicare compostezza, ordine e assenza di asprezza sul piano lessicale e didattico.
L'innovazione che gli stilnovisti (Dante Alighieri, Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia ed altri) portano nella lirica d'amore e' una nuova rappresentazione della donna, la nozione d'amore, la cultura, la poetica e lo stile.
Destinatari di questa produzione non potevano che essere gruppi ristretti, raffinati sul piano della sensibilità e delle esigenze culturali.
Accanto alla lirica illustre, si colloca nell'area toscana una produzione in stile comico in cui si rappresenta burlescamente la crudeltà del mondo reale, non dimenticando però di osservare precise regole retoriche.
I maggiori esponenti di questi poeti "spontanei e maledetti" sono Cecco Angiolieri, Folgore da San Gimignano e Rustico di Filippo.
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