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LA QUESTIONE MERIDIONALE
Con l'espressione "questione Meridionale" si indica il grave problema di politica interna italiana, determinato dallo squilibrio economico, civile, sociale, culturale, occupazionale, etico tra il nord e il sud della penisola.
Le origini di questo squilibrio sono lontane e ne possiamo qualcuna:
Ma lo squilibrio diviene più evidente subito dopo l'unità dell'Italia in un solo stato, dove si trovavano:
regioni:
già sviluppate industrialmente,
con un'agricoltura avviata verso l'industrializzazione,
con un tasso di analfabetismo scarso,
con una vita economica già organizzata secondo i parametri dell'Europa occidentale (Francia, Germania, Inghilterra);
regioni invece dove:
l'analfabetismo toccava il 90%,
la borghesia non era presente
l'economia era ancora agraria, basata sul latifondo,
le infrastrutture non erano ancora presenti (strade, ferrovie, servizi pubblici vari, acquedotto, fonti di energia, scuole).
Tra le molte cause di questa differenza ne annoveriamo qualcuna seria e qualcuna meno seria:
non serie: per certi sociologi positivisti (Lambroso), questo divario era dovuto alla presunta inferiorità della razza mediterranea, inadatta ai regimi democratici; altra causa è la tesi della sterilità della terra del sud, non per motivi fisiologici, ma perché non si è applicata la rotazione (infatti la pianura padana era paludosa ed è stata bonificata);
serie: il Piemonte, la Lombardia, la Liguria, l'Emilia (non il Veneto perché in quella geografia del nord era a sud) furono legate alla Francia per tutto il periodo Napoleonico, usufruendone dei benefici, mentre Napoli vivrà sotto il dominio della Sna, una Sna che aveva avviato e realizzato un processo di rifeudalizzazione, quindi non c'era spazio per la presenza attiva di una borghesia.
Dopo l'unità il divario aumentò perché:
le grandi opere pubbliche furono fatte soprattutto al Nord, dando al Nord maggiore occupazione e numerose strade e ferrovie. Tutto questo lo si faceva con i capitali provenienti dal Sud. Il Sud fu privato dei suoi capitali ad esclusivo vantaggio del Nord. Il Sud in rapporto alle sue capacità diede allo Stato un contributo di tasse ed imposte superiore a quelle del Nord. Francesco Saverio Nitti: "In 40 anni il Sud ha dato ciò che poteva e ciò che non poteva, e in cambio ha ricevuto assai poco, e soprattutto ha ricevuto assai male.";
È più facile ingrandire un'industria che costruirne una ex novo. È più facile incentivare il processo di industrializzazione in una zona già industriale, che impiantarla ex novo;
Le banche raccoglievano i risparmi del Sud e li convogliavano verso investimenti nel Nord;
Il decreto legge di Rattizzi prevedeva la vendita all'asta dei beni ecclesiastici o demaniali, che vengono acquistati dai ricchi e da proprietari terrieri, e il latifondo invece di ridursi, aumenta, cresce;
I capitali stranieri che affluiscono in Italia si fermano nel Nord, anche perché sono più vicini per poterli controllare;
L'adozione da parte dei governi sia della destra che della sinistra del PROTEZIONISMO (mercantilismo, colbertismo) dal punto di vista economico, finanziario, che fu introdotta per proteggere esclusivamente gli interessi degli industriali del Nord e dei grandi agrari del Sud, costrinse il contadino a comprare il pane ad altissimo prezzo. Il regime doganale (1887) inasprì, diede vita ad una serie di guerre commerciali soprattutto con la Francia, che per ritorsione non acquistò più vino o grano dall'Italia (prodotti per lo più dal Sud);
La maggior preparazione e competenza della classe politica settentrionale a differenza di quella meridionale, la quale si accontenta di strappare al governo favori particolari per la propria clientela locale. La classe politica meridionale è affetta dal CLIENTELISMO corredato di TRASFORMISMO;
La nascita dell'industria del nord che portò con se la nascita del proletariato, che presto si renderà conto che accanto ai propri doveri, c'erano anche i propri diritti. Nascono le prime organizzazioni nazionale, nascono i primi partiti che vogliono difendere questi diritti. Al sud invece cè solo ancora il contadino convinto di avere solo doveri e non diritti. Questo non avere diritti del contadino porterà al BRIGANTAGGIO (non è il mafioso). Il BRIGANTAGGIO, storicamente parlando, è la sola guerra che la classe contadina riesce a condurre quando lotta da sola. Il brigantaggio è un fenomeno che nasce dalla miseria, dall'ignoranza, dalla mancanza di un lavoro certo. Il brigantaggio diventa una scelta quando ci si trova di fronte ad una alternativa: o vivere tutta la vita in ginocchio, o morire in piedi. Di fronte a questo fenomeno lo stato unitario risponde con il carcere, la repressione, come se essi fossero comuni delinquenti, come se il brigantaggio fosse un fenomeno di delinquenza. E ciò acuisce lo scontro tra il brigante e lo stato unitario. Molto spesso questo fenomeno è stato strumentalizzato da alcune forze, come per esempio le forze borboniche e cattoliche in funzione anti-unitaria.
La differente mentalità della classe dirigente.
Quella del nord aveva una mentalità borghese, dinamica, favorevole alle
trasformazioni, fiduciosa nelle proprie forze, mentre la classe dirigente del
Sud aveva una mentalità feudale, precapitalistica,
poco coraggiosa, priva di iniziativa, paurosa delle novità e dei
cambiamenti. Tipica la indifferenza per una seria politica scolastica, tanto
è vero che lottò contro l'apertura e il funzionamento delle
scuole elementari; si può dire che faceva l'impossibile per mantenere
alto il tasso di analfabetismo.
Gli interventi dello stato, sia nel secolo scorso, sia nel XX secolo, sono risultati inadeguati, perché si è pensato di curare gli effetti, le conseguenze, la povertà attraverso una politica che si può definire assistenzialistica, senza mai curare la causa della depressione, civile ed economica. Cause che si riassumono nella struttura sociale arretrata, cioè nel fatto che delle grandi rivoluzioni del XVIII sec. Sono arrivati nel sud solo deboli echi.
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