letteratura |
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VOLTAIRE: LA TOLLERANZA
Non ci vuole una grande arte, né un'eloquenza molto ricercata, per provare che dei cristiani devono tollerarsi a vicenda. Dirò di più: vi dirò che bisogna considerare tutti gli uomini come fratelli, Che! Mio fratello il turco? Mio fratello il cinese? L'ebreo? Il siamese? Sì, senza dubbio: non siamo tutti li dello stesso padre, e creature dello stesso Dio? Non soltanto è molto crudele perseguitare in questa esistenza coloro che non la pensano come noi, ma non so nemmeno se non è cosa molto imprudente pronunziare la loro dannazione eterna. Mi sembra che non spetta agli atomi di un momento, come noi siamo, prevenire in questo modo i giudizi del Creatore.
MONTESQUIEU: LA SEPARAZIONE DEI POTERI
Esistono, in ogni Stato, tre sorte di poteri: il potere legislativo, il potere esecutivo delle cose che dipendono dal diritto delle genti, e il potere esecutivo di quelle che dipendono dal diritto civile Quando nella stessa persona o nello stesso corpo di magistratura il potere legislativo è unito al potere esecutivo, non vi è libertà, perché si può temere che lo stesso monarca o lo stesso senato facciano leggi tiranniche per attuarle tirannicamente. Non vi è libertà se il potere giudiziario non è separato dal potere legislativo e da quello esecutivo. Se esso fosse unito al potere legislativo, il potere sulla vita e sulla libertà dei cittadini sarebbe arbitrario, poiché il giudice sarebbe al tempo stesso legislatore. Se fosse unito con il potere esecutivo, il giudice potrebbe avere la forza di un oppressore.
La sovranità non può essere rappresentata, per la stessa ragione per cui non può essere alienata; essa consiste essenzialmente nella volontà generale e la volontà non è soggetta a rappresentanza: o è essa stessa, o è un'altra non c'è via di mezzo. I deputati del popolo dunque non sono né possono essere suoi rappresentanti; essi non sono che suoi commissari, non possono concludere niente definitivamente. Ogni legge che il popolo in persona non abbia ratificata, è nulla, non è assolutamente una legge. Il popolo inglese pensa di essere libero, ma si inganna gravemente; non lo è che durante le elezioni dei membri del Parlamento appena questi sono eletti, esso è schiavo, è un niente. L'uso che esso fa della libertà nei brevi momenti che ne gode, è tale che merita bene di perderla.
UN NUOVO CETO INTELLETTUALE IN ITALIA:
In Italia il fervore riformista dell'Illuminismo si manifestò soprattutto a Milano, a Firenze e a Napoli. Nella Lombardia le riforme amministrative fecero rifiorire l'economia agricola alla quale l'Austria aprì i fiorenti mercati dell'Europa centrale: la regione divenne in breve la più florida d'Italia. In Toscana Pietro Leopoldo continuò i grandi lavori di bonifica in Maremma, mentre l'agricoltura venne da lui favorita con la soppressione di molte servitù di origine feudale. A Napoli, l'azione dei sovrani borbonici e del ministro Bernardo Tanucci, fu volta a risollevare il regno dalla disperata miseria in cui l'avevano lasciato gli Snoli e a combattere il potere tipicamente feudale della nobiltà e del clero. Tuttavia piaghe del Mezzogiorno d'Italia erano tanto numerose e profonde che l'opera di Carlo III non poté raggiungere grandi risultati; quando poi il successore Ferdinando IV licenziò il ministro Tanucci, le condizioni del Regno di Napoli peggiorarono e gli scarsi benefici delle precedenti riforme svero. Negli altri Stati italiani rimasero le vecchie istituzioni senza apprezzabili riforme, ad eccezione del Piemonte, dove furono abolite servitù feudali e privilegi della nobiltà fondiaria. L'attuazione delle riforme, fu resa possibile in Italia da un vigoroso impegno di rinnovamento culturale manifestatosi sia negli Stati ove i principi erano sensibili allo spirito illuministico, sia in quelli nei quali le vecchie strutture amministrative ed economiche erano rimaste inalterate. Il fervore degli studi si rivolse a tutti i campi della cultura e la conoscenza dei problemi della società fu promossa da pubblicazioni periodiche, le gazzette, che si diffusero presto in ogni ceto sociale. Milano fu centro attivissimo di studi e di attività letterarie e gli studiosi collaborarono a creare un periodico, "Il Caffè", diretto da Pietro e Alessandro Verri e divenuto presto l'organo più attivo delle tendenze rinnovatrici. Collaborava ad esso Cesare Beccaria, autore di un'opera che ebbe una larghissima diffusione, intitolata «Dei delitti e delle pene» e animata dallo Spirito umanitario e dalla coscienza dei diritti individuali, tipici dell'illuminismo. In essa si condannava solennemente il barbaro metodo della tortura e si proponeva l'abolizione della pena di morte. A Napoli la cultura riformatrice ebbe molti insigni rappresentanti fra i quali eccelsero Antonio Genovesi che, primo in Europa, insegnò all'Università partenopea i principi dell'economia e del commercio, e Pietro Giannone, storiografo ed acuto studioso della vita politica italiana. La letteratura sviluppò le istanze rinnovatrici del costume con Carlo Goldoni, fecondo e geniale riformatore del teatro comico; con Giuseppe Parini, severo e profondo indagatore dei costumi, che flagellò, con intenti rinnovatori, nel poema satirico «Il Giorno»; infine con Vittorio Alfieri, che esaltò nobilmente nelle sue tragedie e nelle altre opere l'amore per la libertà e il dovere dell'impegno civile dell'individuo. Il vasto rinnovamento che investì nel Settecento tutti i motivi della vita italiana preludeva al risveglio delle coscienze e al risorgimento morale e politico della nazione, nella quale cominciavano ad operare i fermenti unitari.
Lo straordinario interesse dimostrato dagli illuministi verso la scienza e per le applicazioni della tecnica, testimoniato dall'Enciclopedia, diede grande impulso durante tutto il secolo alla ricerca scientifica e alle invenzioni. Tutte le scienze assunsero l'atteggiamento moderno inaugurato da Galileo: la verità si cerca con esperimenti ripetuti che possono verificare ciò che si è teorizzato. La teoria scientifica insomma non nasce per derivazione da una concezione complessiva del mondo, ma nasce per successivi tentativi sperimentali. Ad introdurre questi metodi nel campo della chimica fu Antoine Lavoisier; nel contempo lo svedese Carlo Linneo poneva le basi scientifiche della botanica e della zoologia introducendo la catalogazione in regni, ordini e speci ancor oggi usata per descrivere gli esseri viventi. Il metodo dell'esperimento ripetuto portò, per passare alla medicina, il medico inglese Edward Jenner, a scoprire il vaccino contro il vaiolo, malattia infettiva che aveva sempre infierito con gravissime epidemie. Non meno importanti furono le invenzioni tecniche, destinate a rivoluzionare entro breve tempo la produzione industriale, i trasporti e le fonti tradizionali d'energia. Benja.min Franklin inventò il parafulmine, l'italiano Luigi Galvani studiò i fenomeni della conducibilità elettrica, mentre Alessandro Volta riuscì a costruire la pila elettrica, iniziando l'era dei generatori d'energia. I francesi fratelli Mongolfier costruirono e misero a punto il primo pallone aerostatico con involucro pieno d'idrogeno, che prese appunto il nome di mongolfiera e compì la prima ascensione con equigio umano nel 1783. Anche le tecnica della tessitura si valse delle nuove macchine messe a punto in Inghilterra, la filatrice meccanica di Hargreaves e la filatrice automatica di Arkwright (1768); questo inventore fondò la prima filatura industriale ordinata secondo i nuovi criteri della grande produzione (1779). Non meno determinante fu l'invenzione del condensatore realizzato da James Watt nel 1769; nacquero così macchine a vapore fisse per azionare pompe e apparecchi d'ogni genere; mentre la distillazione del carbon fossile consentiva la produzione del coke, il quale, con la più elevata temperatura ottenibile nei forni di fusione, rivoluzionò la tecnica metallurgica. I nuovi procedimenti tecnologici avviarono, soprattutto in Inghilterra, la trasformazione del vecchio artigianato: proprio sul finire del Settecento muoveva i primi passi la grande industria capitalistica.
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