letteratura |
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L'Orlando furioso
La pazzia di Orlando (XXIII, 111-l36)
Tre, quattro e sei volte lesse le incisioni, e cercando invano che non ci fosse quello che veramente c'era; lo vedeva sempre più chiaramente: e ogni volta si sentiva colpire al petto e stringersi il cuore con una mano fredda. Rimase con gli occhi e con la mente fissi sul sasso.
Fu allora sul punto di perdere la ragione, a tal punto si era abbandonato completamente in preda al dolore. Credete a chi l'ha provato, che questo è un dolore che supera tutti gli altri. Gli era caduto il mento sopra al petto e la fronte era priva di sicurezza; e poiché il dolore si era impadronito di lui tanto, non poté avere voce per i lamenti o lacrime per il pianto.
Il tumultuoso dolore rimase dentro, giacché voleva uscire fuori tutto con troppa fretta. Allo stesso modo vediamo l'acqua rimanere nel recipiente che abbia il corpo largo e l'imboccatura stretta, che quando si capovolge la base in su, il liquido che ne vorrebbe uscire va con tale velocità e si ingolfa a tal punto nello stretto passaggio, che esce di fuori goccia a goccia e a fatica.
Poi ritorna in sé, e pensa come possa essere che la cosa non sia vera: pensa che in questo mondo qualcuno voglia disonorare il buon nome della sua donna e crede che brama e spera, oppure che qualcuno voglia appesantire lui di un carico così insopportabile di gelosia da farlo morire; e che costui, chiunque sia, stato, abbia imitato molto bene la mano di lei.
In così poca, in cosi debole speranza ritorna in se stesso e si fa un po' di coraggio; sale in groppa al suo Brigliadoro, mentre il sole sta ormai cedendo il suo posto alla sorella. Non va molto lontano, che dalle case vede spuntare del fumo, sente abbaiare i cani e muggire le greggi: va alla fattoria, e ci alloggia.
Senza forze smonta, e lascia Brigliadoro ad un'abile garzone che ne abbia cura; che lo disarmi e che gli levi gli sproni d'oro, e che gli vada a pulire l'armatura. Era questa la casa dove Medoro giacque ferito, e ebbe un'altra avventura. Andò a letto senza cena perché era già sazio di dolore.
Quanto più cercava quiete, tanto più ritrovava angoscia; che ogni parete, ogni uscio e ogni finestra vede piena dello scritto sulla roccia.Ne vorrebbe chiedere informazioni: poi tiene la bocca chiusa; poiché teme che diventi troppo evidente e troppo chiaro quello che egli cerca di nascondersi perché gli debba fare a meno male.
Poco gli giovò mentire con sé stesso; che senza domandarlo, gliene parlano. Il pastore che lo vede così oppresso dalla sua tristezza, e che vorrebbe levargliela, gli incominciò a narrare senza riguardo la storia di quei due amanti da lui ben conosciuta, che raccontava spesso a chi la voleva ascoltare, dato che per molti fu piacevole da udire:
raccontò come lui stesso per le preghiere della bella Angelica aveva portato nella propria fattoria Medoro, che era ferito gravemente; e che ella curò la ferita e la guarì in pochi giorni; ma Amore la ferì nel cuore con una ferita più grande di quella di Medoro; e da una piccola scintilla la fece bruciare di un fuoco così
grande e così ardente , che lei ne era tutta infiammata e non trovava pace:
e preoccuparsi del fatto che lei era la lia del più grande re che ci sia in Oriente, vinta da un amore troppo grande giunse a sposare un povero fante. Il racconto arrivò alla fine che il pastore fece portare lì davanti il gioiello che Angelica gli aveva dato come ricompensa dell'affettuosa ospitalità.
Questa conclusione fu la scure che gli troncò la testa dal collo con un colpo solo, dopo che quel carnefice di Amore si considerò sazio per avergli inflitto infinite percosse. Orlando cerca di nascondere il dolore, ma esso lo sovrasta, ed egli riesce a nasconderlo male: alla fine, che lo voglia o no, è inevitabile che il dolore esca fuori dalla bocca e dagli occhi con i sospiri e le lacrime.
Dopo che può dare libero sfogo al dolore, giacché rimane solo e non si deve dare pensiero degli altri, sparge un fiume di lacrime che , rigando le guance dagli occhi, arriva sul petto: sospira e geme, e va rigirandosi spesso di qua e di la esplorando il letto: e lo sente più duro che un sasso, e più pungente di un ortica.
In un tormento così doloroso gli viene in mente che, nello stesso letto con cui strava lui, doveva essere venuta spesso a mettersi la donna ingrata con il suo amante. Adesso ha orrore di quel letto in modo non diverso e se ne alza con rapidità non minore dal contadino che si alzi da un prato, dove si era messo per dormire e abbia visto lì vicino un serpente.
Quel letto, quella casa, quel pastore subito gli vengono in un odio così grande, che senza aspettare la luna o che nasca l'alba che precede il nuovo giorno, prende i bagagli e il destriero, e esce fuori per mezzo il bosco dove i rami rendono il bosco più buio e quando poi capisce di essere solo con gridi e urli sfoga liberamente il suo dolore.
Non smette mai di piangere e di gridare; ne la notte ne il giorno si da mai pace. Evita città e i borghi, e alla foresta sul terreno duro allo scoperto giace. Di sé si meraviglia, che abbia in testa una fonte d'acqua così abbondante, e come non si può sospirare tanto; e spesso dice così anche del pianto:
"queste, che verso fuori dagli occhi con tanta abbondanza, non sono più lacrime. Le lacrime non furono abbastanza per il dolore: finirono, quando il dolore era appena a metà. Adesso, spinto dal fuoco, il liquido vitale esce attraverso quella via che porta agli occhi; ed è questo che si versa, e che porterà insieme alla morte sia il dolore, sia la vita.
Questi, che rivelano il mio tormento, non sono sospiri, né i sospiri sono come questi. Quelli ogni tanto si fermano, io non sento mai che il mio petto esali la sua sofferenza meno di prima. Amore, che mi brucia il cuore, produce questo vento, mentre sbatte le sue ali intorno al fuoco per ravvivarlo. Amore, con che prodigio riesci a mantenerlo nel fuoco e non lo fai mai consumare?
Non sono io quello che sembro in viso: quel che era Orlando è morto ed è sottoterra; la sua donna ingratissima l'ha ucciso: a tal punto gli è stata ostile, non mantenendo la fedeltà. Io sono il suo spirito separato da lui, spirito che vaga in questo inferno tormentandosi, perché con il suo fantasma, che rimane come unica cosa, sia d'ammonimento a chi ripone speranze nell'amore".
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