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LUDOVICO ARIOSTO - LE SATIRE

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LUDOVICO ARIOSTO


Ariosto che operò tutta la vita nell'ambiente della corte, rappresenta la ura dell'intellettuale cortigiano del rinascimento. Il poeta proveniva da una nobile famiglia: il padre Niccolò, era funzionario al servizio dei duchi d'Este ed era comandante della guarnigione militare di Reggio Emilia. Ariosto nacque a Reggio Emilia l'8 settembre del 1474, primo di dieci fratelli e sorelle.

Dall'84 il padre si trasferì a Ferrara, con vari incarichi amministrativi e in questa città Ariosto intraprese i primi studi. Tra i 15 e i 20 anni frequentò corsi di diritto all'università di Ferrara, ma contro la sua vocazione, soltanto per obbedire al padre. Una volta lasciati gli studi poco graditi, si dedicò ad approfondire la sua formazione letteraria e umanistica, di cui fu frutto la sua produzione di liriche latine, ma purtroppo con suo grande rammarico non ebbe una adeguata istruzione nel campo delle lettere greche. A Ferrara tra il 97 e 99 e poi tra il 1501 e il 1505, soggiornò Pietro Bembo, l'intellettuale più prestigioso dell'epoca, iniziatore del culto di Petrarca e Ariosto e strinse legami d'amicizia con lui, ne subì l'influenza indirizzandosi verso una poesia volgare.

Nel frattempo aveva anche a frequentare la corte del duca Ercole primo, entrando così nella cerchia dei cortigiani stipendiati.



Nel 1500 la morte del padre lo mise di fronte alle necessità della vita: dovette occuparsi del patrimonio famigliare, che gli procurò alcune noie per cause giuridiche, inoltre dovette assumere la tutela dei fratelli minori e dovette cercare di accasare le sorelle.

Per far fronte alle necessità familiari dovette accettare anche cariche ufficiali da parte degli Estensi, e fra il 1501 e il 1503 fu capitano della rocca di Canossa.

Nell'autunno del 1503 entrò al servizio del cardinale Ippolito, lio del duca Ercole primo, con incarichi molto vari, che andavano dalle missioni politiche e diplomatiche a minute incombenze pratiche.

Questo tipo di incarichi ad Ariosto sembrava disdicevole alla sua dignità di letterato e in contrasto con la sua vocazione agli studi e alla poesia. Per aumentare le entrate assunse anche la veste di chierico, prendendo gli ordini minori, in modo da poter godere dei benefici ecclesiastici.

Nel frattempo si occupò anche degli spettacoli di corte, scrivendo a tal fine due commedie , la Cassaria e i Suppositi. A Firenze strinse rapporti con una donna sposata, Alessandra Benucci.

Nel 1515 il marito di questa donna morì ma Ariosto costretto al celibato a causa degli ordini minori, non poté mai convivere con lei e la sposò in segreto alcuni anni più tardi. Nel 1516 pubblicò la prima edizione dell'Orlando Furioso, alla quale lavorava da circa un decennio, e la dedicò al cardinale Ippolito, il quale però non dimostrò di apprezzare l'opera come s'aspettava il poeta.

Nel 1522, il cardinale Ippolito gli affidò un compito molto difficile, quello di governatore della Garfagnana: una regione turbolenta, infestata dai banditi, in cui l'ordine doveva essere mantenuto con la forza. Tornato a Ferrara nel 1525, tornò ad occuparsi degli spettacoli di corte scrivendo così una nuova commedia, la Lena, e riprendendone un'altra scritta precedentemente, il Negromante.

Il poeta si sistemò in una modesta casa a contrada mirasole. Si ammalò di enterite, nel 1533 morì per complicazioni polmonari. Ariosto era amante della vita sedentaria, placida e contemplativa.

Ariosto fu un uomo accorto e saggio, che dimostrò eccellenti doti pratiche  nel destreggiarsi negli intrighi della vita cortigiana del tempo, e dimostrò capacità politiche e diplomatiche negli incarichi da lui assunti.


LE SATIRE


tra il 1517 e il 1525 Ariosto scrisse sette satire sotto forma di lettere in versi indirizzate a parenti e amici; però non ne curò la stampa ed una prima edizione uscì solo dopo la sua morte nel 1434.

Anche per questi modelli c'erano dei modelli classici; le Satire e le Epistole di Orazio.

La satira antica in origine era un componimento che permetteva di toccare i più vari argomenti, senza un ordine prefissato, il nome infatti deriva da satura lanx che vuol dire: piatto che conteneva i più vari tipi di cibi. Ad Orazio, Ariosto è particolarmente vicino nell'ideale di una vita quieta e modesta ma indipendente da ogni servitù e nel distacco ironico con cui sa guardare se stesso e gli altri.

L'atteggiamento di Ariosto è ironico ma raramente critica: in genere è pacato misurato, tollerante, di una tolleranza che nasce dalla consapevolezza della comune follia degli uomini, dei limiti che ciascuno di noi ha in se e che lo allontano dal raggiungimento della serenità e della saggezza.

Questo atteggiamento però non va confuso con un atteggiamento di rinuncia verso il mondo.







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