letteratura |
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Dopo poco, alla morte del padre, fu costretto a lasciare gli studi e cominciare a lavorare, poiché essendo il primo genito di una numerosa famiglia, spettavano a lui tutte le responsabilità per mantenerla. Prese il posto di suo padre alla corte degli estensi, sotto il cardinale Ippolito d'Este, questo gli affidava degli incarichi talvolta molto importanti (capitano della fortezza di Canossa) e talvolta umili che non gli lasceranno continuare i suoi studi (infatti in alcuni suoi trattati o satire si lamenterà proprio di questo lavoro, perché per lui la sua attività predominante doveva essere la letteratura.
Successivamente, il cardinale Ippolito doveva trasferirsi in Ungheria, chiedendo ad Ariosto di seguirlo sotto i suoi ordini, ma egli, sapendo di non gradire viaggiare, rifiutò la proposta licenziandosi. Continuò la sua carriera politica con Alfolso d'Este, governatore della Garfaniani, in cui faticò molto per ripristinare la giustizia, ma alla fine ci riuscì.
Passò gran parte della vita a scrivere la sua opera principale: l'Orlando furioso. Gli ultimi anni della sua vita a Ferrara come egli voleva veramente (leggere, scrivere e correggere le sue opere). A quei tempi, questo modo di vivere veniva definito otium ed era tutto il tempo che l'autore passava nella sua attività preferita: l'attività culturale.
Muore nel 1533 Ferrara.
Ø I carmina, una raccolta di poesie latine (scritte in latino);
Ø Le rime, sono tutte composizioni in versi: sonetti, canzoni, . che si ispirano alla concezione dell'amore e della donna di Petrarca. Gran parte delle poesie sono rivolte ad Alessandra, la donna che poi diverrà sua moglie;
Ø 5 commedie;
Le più importanti tra le opere minori sono:
Ø Le 7 satire, sotto forma di lettere che l'autore pensava di scrivere a parenti e ad amici e sapendo che non le avrebbe mai spedite fu molto sincero parlando di se e di fatti e personaggi della politica; per questo motivo le sette satire vennero pubblicate solo dopo la morte di Ariosto.
Le due satire più importanti sono:
La seconda, in cui criticò la situazione del Papa e della corte ponteficia (cosa che era severamente vietata);
La terza, in cui esprime il suo desiderio di vivere la sua vita nell'otium.
L'opera è tutta scritta in ottave ed inizia con una rima alternata.
Nel medioevo l'uomo sacrifica tutti i suoi valori e principi per la religione. Con Ariosto, invece, si ha il trionfo degli ideali rinascimentali, in cui la concezione dell'amore è più mondana.
Ariosto dopo la stesura, cercò di correggere anche la lingua, perché egli originalmente aveva scritto l'opera in volgare (dialetto emiliano), ma cercando la perfezione, eliminò tutti i riferimenti a questo dialetto e lo convertì in quello toscano, non usando però quello del popolo, ma quello illustre, rifacendosi quindi alla cultura del 300.
Quest'opera ha come base una vicenda storica veramente accaduta: la lotta tra i cristiani (Carlo Magno) e gli arabi che stavano avanzando. Inoltre, Ariosto, per arricchire la storia, inserisce delle vicende che sono frutto della sua fantasia, tra cui ne troviamo molte che sviluppano il tema dell'amore.
Ariosto riprese l'opera laddove Boiardo l'aveva lasciata: Boiardo racconta la storia di Orlando, un conte, paladino di Carlo Magno che si innamorò di Angelica e approfondisce in questo amore; mentre Ariosto parla della pazzia di Orlando: questo diventa furioso quando Angelica non ricambia il suo amore, ed oltretutto si innamora di Medoro, un umile fante, che si era ferito in una battaglia ed ella lo curò (e si innamorò). Si pensava che le persone pazze (che avevano perso il senno) andava a finire in un'ampolla sulla luna. Allora Anfolso, l'uomo con il cavallo alato, va sulla luna e riprende la ragione di Orlando.
Medoro e il suo comno Cloridano, seguirono il loro Re Dardinello per combattere contro la Francia. Durante uno scontro con i francesi, il re morì mentre Cloridano e Medoro fuggendo si salvarono. Medoro, che era il più giovane fra i due, convinse il comno a recuperare la salma del re, ma mentre lo fanno, vengono sorpresi dai cristiani e Medoro, che portava in spalla il re, non riuscì a scappare e fu ferito. Angelica lo incontra e lo vuole curare, e mentre lo curava se ne innamorò.
La trama è un susseguirsi di storie, tanto che al lettore può apparire in disordine, ma è solo un'apparenza, in realtà tutta l'opera si svolge in due episodi importanti: la follia di Orlando e la guerra tra i saraceni e i cristiani.
In quest'opera, Ariosto, fonde i due cicli del medioevo:
il ciclo bretone, che narra delle vicende della tavola rotonda, in prediligeva l'avventura e l'amore;
il ciclo carolingio, che narra delle vicende eroiche di Carlo Magno.
Ariosto le amalgama con una prevalenza delle vicende amorose.
L'Orlando furioso è una lettura cortigiana (mecenatismo), e quindi all'inizio dell'opera, si trova come in tutte le opere del 500, il motivo encomiastico, cioè la dedica al sovrano che lo ha ospitato, questo lo porta ad inventare una vicenda che non è vera: fa risalire la stirpe degli Stensi a Ruggero, un eroe del passato.
Nel 1500 i poeti sono legati a degli schemi, e in quest'opera già dal primo canto ce se ne rende conto:
Ø la protasi (o proposizione del tema) in cui si espone il contenuto di tutta l'opera;
Ø l'invocazione alle muse (le dee ispiratrici della poesia) ma Ariosto invoca la sua donna (Alessandra) alla quale chiede di non farlo pazzo, come era capitato ad Orlando, e di concedergli quel tanto di ingegno per finire l'opera;
Ø motivo encomiastico o dedica in cui esaltava le qualità del sovrano, non sempre in modo sincero.
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