letteratura |
LUIGI PULCI
Nacque a Firenze nel 1432 da nobile e antica famiglia, ma già assai dissestata. Aveva 19 anni quando il padre morì lasciando i li in ristrettezze, e dovette cercare un impiego presso un facoltoso cittadino che lo presentò ai medici. Cominciò a frequentare la casa della potente famiglia, luogo di ritrovo dei più nobili ingegni del tempo; e qui fu accolto con molta simpatia e protetto dalla colta madre di Lorenzo il Magnifico, Lucrezia Tornabuoni, autrice di Laude Sacre e di storie bibliche. Fu lei ad esortarlo a scrivere la sua opera maggiore, Il Morgante. In casa Medici il Pulci strinse con Lorenzo un'amicizia che durò tutta la vita e ottenne dal potente signore incarichi ed aiuti, soprattutto nei momenti più difficili. Il Pulci fu spesso lontano da Firenze essendosi messo al servizio di un potente condottiero dell'epoca, Roberto di San Severino. Mentre accomnava il San Severino di cui era divenuto procuratore, a Venezia, morì a Padova nel 1484. Il Pulci ebbe temperamento vivace ed esuberante, portato, a cogliere il lato comico delle cose. Fu soprattutto uno spirito spregiudicato e bizzarro con un fondo però di cordialità schietta, nonostante la tristezza della sua vita. Non ebbe una vera cultura umanistica. Il Pulci seguì con interesse vivissimo le voci e i modi della letteratura popolare, più vicina al suo spirito di quella dotta. Lo si potrebbe considerare rappresentante più vivo di quel gusto popolaresco che ritroviamo nella letteratura fiorentina del '400. Le opere minori del Pulci sono: La Becca di Dicammo, La Giostra di Lorenzo de' Medici e La Confessione. L'opera più importante del Pulci è Il Morgante Maggiore, un poema in ottave di argomento cavalleresco, del quale apparve una prima edizione in 23 canti, seguita da una di 28. Dapprima, dietro istigazione di Lucrezia Tornabuoni, madre del Magnifico, doveva semplicemente dare forma più elegante ad un rozzo cantàre popolaresco dell'epoca, L'Orlando, seguendone tuttavia l'ordine e la trama, ma più tardi la materia si ampliò, subendo fin dall'inizio una rielaborazione profonda. La trama del Morgante, è la seguente: Orlando paladino abbandona sdegnato Parigi, non riuscendo a sopportare le continue calugne di Gano di Maganza, traditore a cui il vecchio Carlo Magno presta orecchio, e si reca in Asia fra gli infedeli. Capita a un convento infestato da tre giganti, ne uccide due e converte il terzo, Morgante, alla fede cristiana. Orlando è raggiunto dal cugino Rinaldo, anch'egli sdegnato contro Carlo, e da altri cavalieri cristiani, e insieme incontrano molte e mirabili avventure. Poi, quando la Francia è minacciata dai Saraceni, ritornano, per aiutare Carlo Magno riportando una grande vittoria. Ma Gano, macchina con il nemico un'infame tradimento. A Roncisvalle Orlando, che è a capo della retroguardia francese, è assalito e circondato da uno sterminato esercito e muore dopo eroica resistenza. Carlo Magno vendica la morte uccidendo Marsilio re dei Saraceni di Sna e il Traditore Gano. Questa trama si complica e si arricchisce di episodi e personaggi minori nei primi 23 canti. Il mondo che il Pulci rappresenta è quella di una bassa vitalità istintiva: il mondo degli esseri furbi e senza scrupoli che vivono la giornata, senz'altra preoccupazione che la soddisfazione immediata dei sensi, ottenuta mediante la violenza e l'astuzia. L'episodio della rotta di Roncisvalle ha, accanto a toni comici e grotteschi, toni meditativi. In questa seconda parte del poema, a Margutte subentra Astarotte, un diavolo simpatico ed intelligente, per bocca del quale il Pulci esprime la sua varia e disordinata ma a volte acuta meditazione sui problemi della fede religiosa. Il Morgante riprende originalmente un'iniziativa letteraria particolarmente attiva nella Firenze quattrocentesca dai cantàri in ottava rima alle canzoni a ballo delle feste cittadine ( ad esempio il carnevale); una produzione che può essere detta "popolare" nel senso che ebbe larga divulgazione tra tutti i ceti, in particolare fra quelli medi e umili tra cui era direttamente rivolta.
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