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L'UTOPIA
Introduzione
La parola "utopia" conosce una data di nascita ufficiale nel 1516, quando Tommaso Moro pubblica il suo libro De optimo statu, deque nova insula Utopia. Si tratta di un conio fatto di materiali greci: utopia deriva infatti dalla negazione ού e dal nome τoπος, « luogo »; significa quindi alla lettera « non luogo ». Ma la 'u' è stata anche intesa come una sorta di abbreviazione o contrazione del prefisso εύ, « buono », « bene », dando quindi alla parola l'accezione di « luogo buono, felice ». Due etimologie, dunque, con due diversi significati; e non sembra impossibile racchiuderli in un unica formula, quella dell' « ottimo luogo che non sta da nessuna parte », che sintetizza le pur variegate espressioni con cui il pensiero utopico si è espresso nella cultura occidentale, dai greci fino al XX secolo.
Esistono nondimeno definizioni più specifiche, anche molto diverse tra loro, al punto che non tutte comprendono gli stessi fenomeni, anzi alcune finiscono per escludere proprio le forme antiche dell' utopia, che pure, come vedremo hanno contribuito non poco ad ispirare gli utopisti moderni.
L'utopia di Platone
Il caso di Platone è quantomai controverso. Il progetto della città giusta e perfetta tracciato nella Repubblica si può considerare utopia o no? Le risposte sono state e continuano a essere diverse.
Considerare la kallìpolis platonica come paradigma ideale, ossia, che ha una sua esistenza nel mondo delle idee che rende del tutto irrilevante la sua esistenza o meno sulla terra; è il modello partorito dalla ragione, che quindi, lungi dal restare vuota parola, diventa, per l'uomo giusto, il criterio ineludibile cui confrontare la propria condotta.
Alcuni passi della Repubblica risultano fondamentali in questo senso. A Glaucone, per cui la città che Socrate sta fondando « esiste solo a parole, perché non credo che esista in alcun luogo della terra », Socrate replica: « ma forse nel cielo,[] ne esiste un modello, per chi voglia vederlo e con questa visione fondare la propria personalità»
Però è legittimo intendere con ' utopia' non semplicemente un sogno fantastico, una pura evasione dall'irrealtà, come sostenuto da alcuni, il che non permetterebbe certo di guardare a Platone come a un utopista, ma appunto un progetto razionale, che, esplicitamente o implicitamente, si pone in posizione di critica rispetto all'ordine sociale e politico esistente, e dunque in alternativa, un progetto la cui realizzabilità non è comunque mai a portata di mano, ma quantomeno differita nel tempo, se non rimandata a un futuro indefinito.
Il futurismo
Futurismo significa "arte del futuro" . Esso fu un movimento artistico-letterario, fondato da Filippo Tommaso Marinetti che ne pubblicò il Manifesto su « Le aro » del 20 febbraio 1909 a Parigi.
Sul piano delle idee, il Futurismo proclama la rottura completa col passato, al quale contrappone la moderna civiltà della macchina, la bellezza e l'ebbrezza della velocità. « Un automobile ruggente - dice Marinetti - è più bella della vittoria di Samotracia ».
Non si trattava, tutto sommato di idee originali ( in esse confluivano, infatti dottrine anarchiche, socialiste e nazionalistiche, l'attivismo vitalistico del D'Annunzio della Laus Vitae, lo « slancio vitale » di Bergson, la volontà di potenza di Nietzsche, ecc), ma i futuristi ne fecero un coacervo buono per tutti gli usi, e soprattutto in funzione antipassatista e antiborghese. Questo spiega la simpatia che il futurismo trovò presso la classe operaia e l'avversione della borghesia, e spiega anche il successo che il movimento avrà in Russia, dove, per effetto della Rivoluzione, la rottura col passato zarista era stata violenta e più si avvertiva l'esigenza di un'arte e poesia nuova.
In Italia, invece, il Futurismo andò sempre più orientandosi verso destra in senso nazionalista e interventista, fino a sfociare, dopo la guerra, nel Fascismo e a diventare l'arte ufficiale del regime; Filippo Tommaso Marinetti, lui che voleva distruggere le accademie, finì col diventare Accademico d'Italia
La poetica futurista è chiaramente indicata nel Manifesto teorico della letteratura futurista e nel Manifesto del Futurismo.
Essa, per quanto riguarda le forme, parte dall'idea che bisogna liberare le paroledalla prigione del periodo latino, che è lento, razionale, incapace di esprimere il dinamismo simultaneo della vita contemporanea. Perciò bisogna distruggere la sinstassi tradizionale, disponendo i sostantivi a caso, come nascono; bisogna usare il verbo all'infinito, per rendere il senso della continuità della vita, abolire l'aggettivo, l'avverbio e la punteggiatura che rallentano il discorso, abolire la metrica e usare il verso libero.
Per quanto riguarda i contenuti, la poesia - e l'arte in genere - deve cantare l'amor del pericoloil coraggio, l'audacia, la ribellione, la macchina e la velocità.
Anche se scarsi o nulli furono i suoi risultati nel campo letterario e addirittura nefasti nel campo sociale e politico per la sua confluenza nel Fascismo, il Futurismo ebbe il merito di aver influito sugli altri movimenti d'avanguardia del '900 e di aver promosso la dissoluzione dei vecchi contenuti e delle vecchie forme linguistiche e metriche per giungere ad una poesia e un'arte nuova, più adeguata ai mutamenti dei tempi e dei costumi.
Ad esempio, la lezione futurista del verso libero, dell'essenzialità della poesia e dell'analogia sarà recepita e approfondita dai poeti ermetici.
La rivoluzione Russa
La Russia nonostante gli investimenti stranieri era rimasta piuttosto arretrata nel settore industriale. Con l'avvento al trono di Nicola II le cose peggiorarono egli infatti ebbe un atteggiamento autocratico e conservatore. Anche la disfatta Russa nel 1905 nella guerra contro il Giappone contribuì a peggiorare la situazione dimostrando l'incapacità bellica della nazione e creando una crisi interna: Il 22 Gennaio 1905 in quella che fu chiamata la domenica di sangue furono uccise migliaia di persone che manifestavano pacificamente. Questo atto sancì la definitiva rottura tra popolo e regime zarista infatti in tutto il paese scoppiarono agitazioni scioperi ed ammutinamenti così gravi da indurre lo Zar a concedere con il Manifesto di Ottobre ampie libertà civili e la creazione di un Parlamento 'Duma'.
Il popolo non si accontentò di ciò e si riunì in consigli 'Soviet'. Il Governo represse i Soviet; furono elette tre Dume ma l'unica che durò più a lungo fu quella dei signori.
Sono questi gli anni delle riforme del ministro Stolypin: la sua riforma agraria prevedeva la vendita del terreno ai contadini e per coloro i quali non potessero permetterselo venivano utilizzati come manodopera a buon mercato nell'industria.
La riforma giunse troppo tardi in quanto ci sarebbero voluti venti anni di pace per avere degli effetti positivi ma ciò non avvenne a causa del conflitto mondiale.
Dopo l'assassinio di Stolypin si ebbero le elezioni interne per la IV Duma che videro il definitivo distacco delle due parti del partito comunista: i Bolscevichi e i Menscevichi.
LA RIVOLUZIONE DI FEBBRAIO
Al contrario degli altri governi impegnati nel conflitto mondiale in quello Russo non si ebbe la collaborazione tra le parti sociali a causa del chiuso autoritarismo dello Zar.
La mancanza di generi alimentari causata dal conflitto, fece scoppiare manifestazioni e insubordinazioni delle stesse truppe zariste (rivoluzione Febbraio).
Il potere venne diviso tra Duma e Soviet che avevano obbiettivi diversi: la Duma voleva una monarchia costituzionale, i Soviet la Repubblica; la Duma voleva proseguire la Guerra mentre i Soviet no.
I rapporti tra le due forme di governo non erano sempre in disaccordo e questa situazione di precarietà si modificò radicalmente con l'avvento al potere di Lenin.
Egli nelle sue tesi di Aprile ribadì che il potere dovesse andare tutto ai Soviet, sosteneva quindi tesi rivoluzionarie che si potevano attuare dopo una pace anche incondizionata con la Germania. Gli stessi bolscevichi erano esitanti ad accettare queste tesi ma dopo il fallimento dell'offensiva di Brusilov ad opera della Duma la pace era necessaria. Dopo la repressione di altre manifestazione (giornate di Luglio) era apparsa la ura di Kerenskij come l'unica in grado di mediare tra la volontà dei soviet e quella del governo.
La destra conservatrice decise di forzare i tempi e di tentare di instaurare una dittatura che assicurasse la continuazione della guerra approfittando dell'occupazione tedesca di Riga il generale Kornilov chiese le immediate dimissioni del governo e in caso di rifiuto minacciò di marciare con le truppe nella capitale. Di fronte a questo pericolo i bolscevichi appoggiarono Kerenskij e arrestato Kornilov proclamarono la repubblica.
LA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE
Il futuro assetto del paese doveva essere affidato all'Assemblea Costituente eletta a suffragio universale. Contemporaneamente i bolscevichi ottenevano la maggioranza nei Soviet di Mosca e di Pietrogrado dove era stato eletto presidente Trockij leader dei mensceviche e convertitosi dopo le tesi di Aprile alle posizioni di Lenin.
Lenin riteneva che i bolscevichi dovessero approfittare della loro crescente popolarità rovesciando il governo debole di Kerenskij e impadronirsi del potere prima della convocazione dell'Assemblea Costituente.
La tesi di Lenin prevalse e Trockij iniziò i preparativi militari per la rivoluzione che si sarebbe dovuta svolgere nei giorni in cui a Pietrogrado i sarebbe riunito il Congresso Panrusso dei Soviet così da ottenere da quell'assemblea un'immediata legittimazione dell'azione rivoluzionaria. I militanti bolscevichi e le Guardie Rosse occuparono la sede del governo e altri edifici pubblici della capitale. Così mentre Kerenskij fuggiva, Il Congresso Panrusso dei Soviet approvava la formazione del governo rivoluzionario che vedeva a capo Lenin.
Subito Lenin fece approvare due provvedimenti. Il primo riguardava la pace; bisognava garantire l'uscita immediata dal conflitto mondiale (pace Brest-Litovsk). Il secondo era il decreto sulla terra nel quale si aboliva la grande proprietà fondiaria della Corona, della nobiltà e della Chiesa e si dividevano le terre espropriate tra i contadini.
Inoltre venivano nazionalizzate le grandi industrie e le banche. Con la Dichiarazione dei diritti dei popoli Russi, si dava uguaglianza a tutti i popoli Russi e la possibilità di rendersi indipendenti.
L'Assemblea Costituente eletta a suffragio universale non era troppo vicina alle tesi di Lenin e il 19 gennaio 118 venne sciolta ufficialmente senza particolari reazioni da parte del popolo contento per essere uscito dalla guerra e per le spartizioni della terra
Marx e il comunismo
Nella sua indagine Marx non si limita al carattere sociologico, economico e filosofico, ma mira a effettuare un'analisi globale della società e della storia, condotta con rigore scientifico. È un rivoluzionario, dedito alla causa del proletariato operaio, all' "abbattimento della società capitalistica" e alla costruzione di una prospettiva comunista, di radicale uguaglianza fra gli uomini. Marx prima di averne diretta esperienza in Inghilterra, ha conosciuto la situazione della classe operaia inglese attraverso la testimonianza dell'amico Friedrich Engels, che a Manchester aveva come lavoravano e dove vivevano gli operai. Da tempo erano state smantellate le garanzie giuridiche che difendevano i lavoratori, né lo Stato aveva preso provvedimenti a tutela del lavoro operaio. Le proteste operaie non avevano tardato a farsi sentire in forma violenta. Ciò era avvenuto in particolare, con il movimento luddista, la cui protesta consisteva nella distruzione delle macchine ì, ritenute responsabili della disoccupazione e dello sfruttamento degli operai. È in tale contesto che Marx, insieme a Engels, si pone il problema della condizione della classe operaia, cercando di individuare la specificità di tale questione nel nuovo orizzonte storico e di fornire alla classe operaia una prospettiva "scientifica" di lotta e di emancipazione. Il problema del presente non è solo quello di conoscere la società, ma anche quello di avvalersi di tale conoscenza per cambiarla. Ciò richiede un impegno non di interpretazione, ma di trasformazione della società.
" La storia di ogni società fino ad ora esistita è la storia di lotte di classi". Con questa tesi si apre il Manifesto del partito comunista scritto da Marx e Engels fra il 1847 e il 1848 e pubblicato a Londra (Regno Unito) il 21 febbraio del 1848. In Italia fu tradotto nel 1888.
Gli autori analizzano la storia fino ai loro giorni come storia di lotta di classe, evidenziando il carattere rivoluzionario della borghesia che ha portato alla rivoluzione industriale. La ricchezza della borghesia deriva però dallo sfruttamento di un'altra classe, il proletariato. Lo sfruttamento è assicurato attraverso lo Stato, visto come un comitato che amministra gli affari comuni di tutta la classe borghese. Il proletariato, nato in seguito alla ascesa della borghesia, unitosi in classe, abbatterà dialetticamente la classe borghese. La storia infatti tende per necessità dialettica ad un superamento del presente: se si vorrà evitare la distruzione reciproca delle classi in lotta e l'imbarbarimento della società, il proletariato dovrà essere artefice del superamento del modo capitalista di produzione. In seguito ad una rivoluzione in cui il proletariato prenderà il potere politico, ci sarà una fase di transizione in cui si useranno i mezzi messi a disposizione dallo Stato per trasformare la società: ad uno Stato borghese si sostituirà uno Stato proletario, ad una dittatura della borghesia una dittatura del proletariato. Terminata questa fase di transizione si arriverà al comunismo, ovvero ad una società senza classi, in cui i mezzi di produzione sono comuni. Venuta a mancare la lotta di classe, sparirà anche il piano sul quale essa si sviluppava: lo Stato. Il potere pubblico, infatti, non è altro, per Marx ed Engels, che il potere di una classe organizzato per opprimerne un'altra.
Il testo si chiude con una visione delle varie lotte portate avanti dai comunisti nei vari paesi. Si ricorda però che al tempo stesso è necessario una stretta collaborazione tra i partiti dei vari paesi. Sono poste le basi dell'internazionalismo di matrice socialista: i proletari dei vari paesi hanno obiettivi comuni e quindi devono unirsi. Di qui il famoso appello (divenuto poi motto dell'Unione Sovietica): « Proletari di tutti i paesi, unitevi! »
S.Agostino
Il pensiero di S.Agostino come pure tutta la letteratura cristiana vanno intesi in chiave utopistica, poiché si tratta di opere in cui le comunità ideali e i principi a cui esse si ispirano vengono proiettati nell'aldilà.
Agostino si dedica a scrivere le Confessioni quando da poco è vescovo di Ippona, ossia nel 397. L'opera si presenta come un lungo dialogo fra l'autore e Dio, ma anche fra l'autore e i fratelli nella fede, in cui si mescolano originalmente autobiografia ed esegesi biblica. Non bisogna infatti interpretare il titolo di Confessiones livellandolo sull'italiano e considerare di conseguenza l'opera come una semplice, per quanto profonda, autobiografia spirituale in cui lo scrittore « confessa » davanti a Dio e ai fratelli i propri peccati e le proprie incertezze. Il termine latino ha un valore ben più ampio rispetto a quello passato all'italiano: per i cristiani il verbo confiteor ha il significato particolare di « professare »
la fede e quello parallelo di « riconoscere » la gloria del nome di Dio e delle sue opere. Nella compresenza di questi significati nel titolo va ravvisata la densità di contenuto e la finalità dell'opera: la tendenza al racconto confidenziale della propria vita si intreccia con la continua affermazione della necessità del perdono e del sostegno divino e con la determinata testimonianza dell'efficacia di questo rapporto personale con Dio mediato dai testi sacri.
Le Confessiones di Agostino hanno alle spalle qualche precedente letterario, ma nessuno rappresenta un organico ed esauriente modello. Senza sopravvalutare la rilevanza della tradizione biografica, ana e cristiana, che costituisce a questo proposito un referente piuttosto vago, e di quella autobiografica, che in campo latino non ci fornisce testi con i quali fare raffronti, bisogna riconoscere l'influenza dei passi in cui gli scrittori riflettono sulla propria esperienza e sulla propria evoluzione spirituale: per esempio gli storiografi, nei poemi o nelle sezioni metodologiche della loro opera, o i poeti inclini all'effusione sentimentale ( Catullo) o alla satira moralistica ( Lucilio, Orazio, e di quest'ultimo soprattutto le Epistole), o ancora in Seneca con le Epistulae ad Lucilium, mentre in campo cristiano possiamo ricondurre le Confessioni nel sentimento di lode a Dio e di effusione poetica dei Salmi della Bibbia, libro molto caro ad Agostino.
La varietà stessa dei testi di possibile rilievo nella memoria letteraria di Agostino mostra che, più che di precedenti letterari veri e propri, si può parlare semmai di suggestioni, che comunque permettono di ravvisare meglio il contributo di originalità dello scrittore. Le Confessioni sono caratterizzate da uno stile personalissimo in cui si alternano diverse tonalità di registri, orchestrate dalla sapiente competenza retorica dell'autore. E' questo in particolare uno dei casi in cui Agostino manifesta la convergenza delle due dimensioni, classica e cristiana, della propria formazione.
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