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La novella naturalista e verista

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La novella naturalista e verista



Il naturalismo è una tendenza letteraria che subentra a quella romantica e al Realismo nel secondo Ottocento. Il suo intento è di descrivere in modo "oggettivo" e "fotografico la realtà, eliminando o riducendo al minimo gli interventi soggettivi dell'autore. Un'altra caratteristica è lo spostamento dell'attenzione da vicende e intrecci complessi, ambientati storicamente, a situazioni più comuni e quotidiane. Lo scrittore, rifiutando slanci ideali e fantasie romantiche, vuole documentare con rigore scientifico condizionamenti biologici e sociali che limitano la personalità e la libertà dell'individuo. A questo fine egli intende servirsi il più possibile di una lingua non letteraria, spoglia, aderente ai fatti. In ciò è avvertibile l'influenza di un nuovo movimento filosofico, il Positivismo, che propugna il metodo rigoroso delle scienze positive, ossia fondate sull'osservazione dei fatti e sulla verifica delle teorie.

Questa inclinazione alla descrizione circostanziata riconferisce spazio alla novella, cui veniva preferito il romanzo nel precedente periodo realista: si va dalle novelle di Maupassant che, portando in primo piano gli invincibili condizionamenti sociali, tendono a mostrarci l'impossibilità di evadere da un destino di sconfitta, ai racconti di Zola animato da un intento di denuncia e di rigenerazione sociale.



Ancora diversa è la novella verista, che rifiuta di spingersi fino all'analisi clinica o all'indagine di tipo positivista sui condizionamenti biologici e sui fattori ereditari, bench voglia darci una rappresentazione impersonale e aderente alla realtà. Cambia anche l'ambiente descritto, che non è più quello del proletariato o della piccola borghesia ma quello contadino del Meridione italiano.

Verga, ad esempio, si avvale inoltre di una particolare tecnica narrativa, come si può constatare nel romanzo I Malavoglia; essa consiste nel "delegare la funzione narrativa a un anonimo narratore popolare". Questa alternanza di voce narrante esterna e interna, narratore e coro, rende meno forte l'estraniazione di Verga rispetto al mondo rappresentato, e più inserto il carattere oggettivo del racconto.

I veristi inventano infine una nuova lingua. Pur ritenendo necessario scrivere in italiano per non ridursi in un ambito regionale, essi rifiutano la lingua manzoniana, cioè la lingua media, per rendere stati d'animo e ambienti popolari con un linguaggio tramato di espressioni, vocaboli, costrutti propri del dialetto.

Intanto, tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, prendono anche avvio la crisi e il superamento della novella naturalista. In Cechov c'è uno stretto intreccio fra attenzione al dato reale e trasurazione fantastica, come nelle prime opere ancora influenzate da Gogol'. In seguito le sue novelle assumono valore più nettamente simbolico. Nella produzione del giovane Joyce strutture narrative o linguaggio comune servono a far trasparire il modo con cui egli vive soggettiva,mente ure e ambienti rappresentanti.

Ancora più netta è la rottura di Pirandello con il Verismo, cui è peraltro ancora legato nelle prime opere. Egli si stacca da una rappresentazione puramente oggettiva per rendere mediante la ricostruzione ironica di vicende realistiche, o l'invenzione di situazioni paradossali, il carattere caotico della realtà, l'impossibilità di comunicare, il conflitto tra verità ed apparenze, fra esigenze individuali e convenzioni sociali, cui è impossibile sottrarsi senza effetti disgregatori sulla personalità.

La novella verista, o il racconto di tipo realista, continuano in ogni caso a esercitare, insieme al racconto fantastico, una certa influenza nel Novecento. E non mancano tentativi di riprenderli, ad esempio con il Neorealismo.




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