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La poesia eroica, a volte, nel suo insieme coincide con la poesia epica e i due termini sono considerati come sinonimi, ma la poesia epica è un fatto culturale più interessante, più strutturato e più evoluto. Infatti l'epica, oltre a celebrare ed affermare i propri eroi e valori, è anche in grado di analizzare e mettere in questione ciò che viene celebrato. Soprattutto riesce ad esprimere le strutture centrali di una cultura e consente una riflessione su di esse.
La cultura europea non possiede "un" modello di poema epico, ma fin dall'inizio una coppia di testi, sensibilmente diversi tra di loro.
I due poemi omerici, l'ILIADE e l'ODISSEA, rappresentano nella nostra cultura i prototipi del genere epico.
Nell'Iliade , il mondo che il poeta descrive ha il suo centro nelle gesta e nei sentimenti dei grandi eroi; il poema si sofferma tuttavia anche sugli effetti della concezione eroica della vita . In esso si trovano commenti sulla guerra da parte di anziani, regine e di principesse, e si tratta spesso di commenti negativi. L'Iliade è come una lente focalizzata sopra un solo punto, quello degli uomini in guerra che affrontano la morte e conquistano la gloria. Il poema è grande nel senso che si cimenta con una profonda questione morale.
Nell'Odissea invece, trovano posto : la virtù, il piacere, il vizio, la sofferenza, gli schiavi, gli stranieri, le donne, i nobili e persino gli animali e, per completare il quadro del mondo che essa rappresenta, al di sopra di tutto c'è
un dio giusto.
OMERO - La questione omerica
Nell'antico mondo greco, il due grandi poemi epici, l'Iliade e l'Odissea erano considerati opera di Omero, cantore poeta nato a Smirne e vissuto nell'isola di Chio. Secondo numerose leggende era considerato fondatore della scuola dei cantori epici di Chio: sarebbe stato cieco e considerato come un grande saggio. Per giustificare le differenze vistose tra i due poemi, si pensava che egli avesse composto l'Iliade in età giovanile e l'Odissea quando era già anziano.
Abbiamo notizie di un gruppo di studiosi (separatisti) i quali consideravano i poemi opera di due diversi autori. Grazie ai grammatici che lavoravano presso la biblioteca di Alessandria d'Egitto, vennero segnalati eventuali punti dubbi (considerati interpolati, cioè aggiunti in epoche posteriori) e vennero messe in evidenza alcune contraddizioni interne.
In epoca rinascimentale Giambattista Vico considerò i poemi omerici come opera di tutto il popolo greco nella sua fase eroica: moltissimi anonimi poeti
avrebbero collaborato a costruire il patrimonio collettivo di miti e racconti, poi confluiti dell'Iliade e nell'Odissea. Anche Wolf sostenne che la tradizione epica avesse elaborato dei canti separati, composti e recitati da cantori che non usavano la scrittura, e che fossero stati poi cuciti e fissati solo nel VI secolo A.C.
Tuttavia nella questione omerica si ebbero posizioni analitiche, che mettevano in discussione l'unità interna dei poemi, e posizioni unitarie, che riproponevano Omero come autore unico. Lo studioso americano Parry concentrò la sua attenzione sugli epiteti formulari che accomnano i nomi degli eroi e mise in evidenza il carattere orale della dizione omerica, cioè il ruolo svolto da generazioni di cantori che eseguivano delle performance orali.
Nella maggior parte dei casi si collega il processo di formazione dei poemi a un punto cruciale della storia della cultura greca: il passaggio dalla tradizione orale all'uso della scrittura. La composizione dei poemi si collocherebbe perciò intorno ai secoli VIII e VII A.C.
Elementi storici
Il complesso di miti relativo alla guerra di Troia, città dell'Asia minore, distrutta dalla coalizione di guerrieri Achei che intendevano vendicare il rapimento della bellissima Elena, era accettato e creduto dagli antichi Greci come verità. Successivamente un geniale dilettante, Scehliemann, iniziò a scavare nella collina di Hissarlik alla ricerca delle rovine di Troia. Egli fece una scoperta straordinaria: nel sito dell'antica Troia si trovarono imponenti resti di ben nove successive ricostruzioni della città. Successivi scavi consentirono di riordinare il materiale e di ricostruire le varie fasi di vita, distruzioni e ricostruzioni dell'antica cittadella fortificata. Scehliemann ha dimostrato che esiste un consistente nucleo storico dietro la leggenda; scoprì in uno scavo una maschera funeraria d'oro e anche un ampio materiale di tavolette con la scrittura lineare B.
Attorno al 1400 A.C. l'isola di Creta, fu conquistata da una nuova popolazione, i Micenei, che si insediarono nei palazzi reali e introdussero nell'isola la loro scrittura. Sulle popolazioni Micenee regnava un sovrano e aveva un posto di rilievo anche il capo militare; tutta la popolazione era assoggettata al palazzo.
I principi micenei , a partire dal 1400 iniziarono ad espandersi al di fuori della Grecia continentale; stabilirono in vari punti del Mediterraneo scali e punti di approdi. L'espansione micenea si diresse principalmente verso l'Oriente sulle coste dell'Asia minore.
E' probabile che in questa espansione verso l'oriente, i Micenei siano entrati in rotta di collisione con la città di Troia. La città era dotata di imponenti fortificazioni militari, gli abitanti praticavano tra l'altro, l'allevamento e l'addomesticamento dei cavalli. La fertile pianura era adatta a questo tipo di attività e alla agricoltura; la sua posizione costituiva uno scalo privilegiato per i traffici e la navigazione e favoriva scambi commerciali sia con l'oriente che con l'occidente. La città fu probabilmente distrutta nel 1250 A.C. da una coalizione di principi micenei. Intorno al 1200 A.C. ci fu un tracollo improvviso della civiltà micenea; sulle ragioni di questo tracollo, il dibattito storico è ancora aperto: si è pensato alle conseguenze della calata in Grecia dei Dori; secondo un'altra ipotesi furono i popoli del mare a causare il tracollo. Si è pensato anche a una serie di mutamenti climatici che avrebbero provocato carestie e siccità e avrebbero portato alla perdita della scrittura. Questa rive solo dopo l'800 A.C. Nella vita sociale di quel tempo, la principale forza morale della società era il timore che la propria azione fosse disapprovata dalla collettività;
l'onore di ciascun uomo doveva essere affermato e confermato individualmente,
le offese dovevano essere vendicate.
Aspetti culturali dei poemi
Nella narrazione omerica, gli dei e gli eroi interagiscono spesso tra di loro. L'intera vicenda dell'Iliade si svolge su due piani: sulla terra gli uomini combattono, divisi nelle opposte coalizioni degli Achei e dei Troiani; in cielo, sull'Olimpo, gli dei si dividono in parti uguali, in fazioni filo-greche e filo-troiane. Gli episodi relativi agli dei introducono spesso intermezzi comici o divertenti nella grande tragedia della guerra. Spesso le divinità intervengono ad aiutare i loro eroi favoriti o a contrastare gli avversari, con mezzi anche apparentemente sleali. Gli eroi erano infatti considerati come un gruppo umano particolarmente vicino alle divinità, dalle quali discendevano, o direttamente o indirettamente. Gli dei erano considerati come spinti da passioni e motivazioni del tutto simili a quelle umane. Un limite assoluto, invalicabile, divide nella concezione omerica gli uomini mortali e gli immortali.
Il cosmo omerico è percepito come distinto in tre sfere: l'ambito degli esseri immortali; l'ambito della natura e l'ambito dell'umanità. Gli uomini sono inesorabilmente soggetti alla morte per volere del destino, neppure gli dei possono sottrarli alla loro fine quando questa è stata decretata ; ma i mortali possono rivolgersi agli dei con sacrifici e preghiere e tentare di averli al proprio fianco. A differenza del mondo naturale, gli esseri umani sono consapevoli della propria mortalità e del desiderio di sottrarsi in qualche misura alla morte attraverso la gloria e la fama presso i posteri. Al ruolo del destino sono soggetti anche gli dei che non possono modificarne i decreti essenziali, pur avendo la possibilità di ritardare o modificare parzialmente alcuni aspetti.
Gli uomini possono a volte conoscere o presentire alcuni aspetti del fato, anche grazie all'attività di profeti e indovini che sanno riconoscere la volontà degli dei.
Gli dei, dotati di grande potenza, hanno una conoscenza del destino, ma anch'essa non appare sempre perfetta.
Nell'Iliade, tuttavia, l'azione degli dei appare fondamentalmente amorale, guidata essenzialmente da principi individuali di potere e di onore e, solo Zeus, si propone occasionalmente come garante di alcune norme sociali e morali.
Tutti gli dei però sono d'accordo nel mantenere l'invalicabile distacco tra esseri mortali e immortali.
Nell'Odissea, invece, Zeus garantisce fondamentalmente la giustizia nei rapporti tra gli uomini e tra gli dei, e gli uomini sono considerati maggiormente responsabili delle loro azioni.
Nell'Iliade appare centrale il ruolo di una aristocrazia guerriera che prevale su una popolazione produttiva sottoposta al loro potere e difesa dalle loro armi.
L'assemblea dei nobili capi guerrieri è fondamentale per discutere le proposte di guerra, distribuire le prede e attribuire a ciascuno l'onore meritato. Nella formazione dell'opinione pubblica hanno un certo spazio tutti i cittadini e anche le donne; la funzione giudiziaria sembra più complessa. ure particolari sono gli araldi, gli indovini, i sacerdoti, ecc.
Mentre nell'Odissea, nella piccola comunità di Itaca, in assenza di Odisseo, un gruppo di nobili dell'isola aspira a sostituirlo, sposando la regina Penelope.
Nel popolo si distinguono le ure dell'allevatore di porci, dell'allevatore di capre, del bovaro, del cantore di corte, dell'araldo; molti servi ed ancelle lavorano alle dipendenze del palazzo.
Il mondo omerico prevede una ferrea distinzione di ruoli i di competenze tra uomini e donne: i guerrieri maschi si occupano del combattimento e prendono le decisioni relative ad esso, le donne lavorano all'interno delle case per assicurare la confezione delle vesti, la conservazione dei beni domestici, l'alimentazione,ecc.
Solo raramente, le donne assumono un ruolo più attivo rispetto alla guerra. Il matrimonio prevede che la sposa vada a vivere nella casa del marito; lo sposo dà
al padre della futura moglie una dote consistente; il padre dà alla lia che si sposa un certo numero di beni personali.
La struttura sociale è patriarcale. Le donne libere sono mogli o lie o madri di guerrieri; numerose sono le ancelle prigioniere di guerra, strappate con la forza alla propria famiglia e sottoposte al dominio del padrone. Le ancelle che vivono da anni in una grande casa nobiliare finiscono per avere un trattamento più familiare, e spesso si affezionano ai loro padroni.
Commento sui due poemi omerici
L'esistenza di due poemi omerici così diversi fra loro fu vitale per il futuro del genero epico. Ognuno di essi, da solo, avrebbe potuto rappresentare, per tutta la letteratura greca, un paradigma a cui conformarsi. In questo modo non sarebbe stato facile individuare una qualche direzione di sviluppo. L'esistenza di due opere con caratteristiche diverse, invece, fece sì che l'idea di epica rimanesse vaga, come celata dietro le sagome dei due poemi, lasciando aperte possibilità per altri tipi di epica, o forse, addirittura per la combinazione in un unico poema delle qualità di entrambi i modelli.
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