letteratura |
La ragazza di Bube
La ragazza di Bube di Carlo Cassola viene scritto nel 1959 e pubblicato nel 1960. Sono trascorsi quindici anni dalla fine dell'esperienza resistenziale. Raccontando la storia di Mara e Bube, Cassola analizza il rapporto tra politica e morale, che risolve nel sentimento.
Carlo Cassola, nato il 1917 a Roma, passa l'infanzia e combatte la guerra partigiana nella Maremma toscana, dove ambienterà gran parte della sua narrativa.
La ragazza di Bube è ambientato in Toscana nella Val d'Elsa, tra il 1944 e il 1948 subito dopo la Liberazione. Bube, è un ex-partigiano valoroso che, finita la guerra, torna a casa e va a far visita alla famiglia del comno Sante, ucciso durante la lotta. Bube deve parlare con il padre di Sante, militante comunista. Così conosce la sorella di Sante,Mara. I due si vedono alcune volte, si scrivono (poiché Bube vive a Volterra, un po' lontano da Monteguidi, dove abita Mara) e poi sboccia l'amore. Successivamente Bube si trasfersce a San Donato, perché a Volterra non si trova più bene. Sono entrambi ancora nel pieno della loro giovinezza, ma la vita dei due innamorati è travagliata, segnata e condizionata profondamente dalla violenza di Bube. Accaddero invero due fatti gravi: una sera Bube incontra padre Ciolfi, un vecchio prete fascista che, era scappato da Volterra;assieme allo sprezzo che prova per lui in quanto fascista,Bube è mosso da pietà per il prete che conosceva sin da piccolo,fa finta di non vederlo e lo protegge anche da alcune persone che lo malmenavano, fino a quando l'accanimento popolare non risveglia in lui la natura aggressiva del "Vendicatore";ma il fatto più tragico che poi grava su tutta la vicenda nasce a San Donato da una discussione tra comunisti ed un maresciallo dei carabinieri,il diverbio si risolve in una sparatoria nella quale trovano la morte un comno di Bube, il maresciallo ed il lio del maresciallo,quest'ultimo ucciso dallo spregiudicato Bube.Questi fatti irrazionali e dolorosi si mescolano con il fiorire dell'amore dei giovani, e quindi tanto nella vita di Bube quanto di riflesso in quella di Mara. La ragazza che ha accettato la corte di Bube quasi per caso, per curiosità, si trova coinvolta in una vicenda che le sconvolge la vita. Durante il suo soggiorno in casa di Bube arrivò Lidori, un amico, dicendogli che i carabinieri lo stavano cercando per il fatto di San Donato e che quindi doveva nascondersi, per ordine del partito. I tre così andarono in un capanno in camna.Ma poi vennero a sapere che Bube sarebbe dovuto scappare all'estero,in Francia, perché in Italia non era più al sicuro.Mara torna a Monteguidi disperata, e passo lì un po' di tempo, poi nell'autunno 1945 decide di trasferirsi a Poggibonsi, da una famiglia, per fare la ragazza di servizio. Rimasta sola, Mara comincia a riflettere sul suo rapporto con Bube ed è combattuta fra il padre che la incoraggia e la madre che cerca di allontanarla dal pensiero di un amore doloroso. A Poggibonsi conosce Stefano, un ragazzo molto dolce, simpatico e rispettoso, e s'innamorano. Ma Mara tiene duro e non si lascia andare,in quanto si era promessa di rimaner fedele a Bube e di aspettarlo fino a quando fosse tornato in Italia. In effetti, Mara è stata tentata di cambiare idea da Stefano che con la sua cultura superficiale e i suoi modi gentili, ha colmato, per un breve periodo la sua solitudine, ma quando Bube viene condannato decide di essere per sempre la sua donna, di aspettarlo per dare l'affetto e l'amore ad un uomo che ha commesso un grave errore. Nel 1947 Bube viene espulso dalla Francia ed è arrestato alla frontiera. Mara ha un commovente colloquio con Bube, poi torna a Poggibonsi per dare l'addio a Stefano e alla famiglia da cui stava. Così parte con il primo treno del mattino per andare dall'amato. Mara segue tutte le fasi del processo a Bube, e nell'episodio finale si intende che Bube è stato condannato a quattordici anni, sette sono già passati, gliene rimangono altri sette. Mara è rassegnata e cambiata, però è ancora ottimista, e fa dei progetti su quando il suo amato Bube uscirà dalla prigione.
Emerge netta la suddivisione interna del romanzo, se la prima metà è completamente dominata dalla ura di Bube, nella seconda è prepotentemente Mara la protagonista.
La vicenda è riferita, oltre che ad eventi storici realmente accaduti, anche a personaggi realmente esistiti, Mara e Bube infatti furono individuati, ritrovati ed interrogati. Ciò favorì il grande successo dell'opera.
Ambientato in Toscana nella Val d'Elsa, tra il 1944 e il 1948, "La ragazza di Bube" si presenta come romanzo al centro del quale è la narrazione della storia di una generazione, quella che con la Resistenza ha effettuato la scalata al potere divenendo protagonista della vita democratica della repubblica.
Mara, sedicenne nata da una famiglia partigiana, emblema femminile, in quanto forte e vulnerabile allo stesso tempo, procede nel romanzo in una crescita che la vede dapprima: impulsiva, audace ed impudente e poi, dopo aver percorso una strada fatta di dolore ed amore, matura. Segno di maturità è infatti la scelta che opera alla fine del romanzo, quando rifiuta l'amore di Stefano che le assicura un futuro, riconoscendo gli errori di Bube si sacrifica e decide di riarlo con la fedeltà e l'amore eterno riponendo la sua fiducia nella speranza di un futuro migliore.
Bube, al secolo Arturo Cappellini, nato da famiglia povera, è un giovane timido e molto semplice, ma anche valoroso partigiano, che ha trovato nella guerra un'immagine di sé che lo gratifica. La sua freddezza e determinazione in battaglia lo hanno qualificato come il "Vendicatore". Lasciatosi conquistare e trascinare dall'ideologia del partito anche a guerra finita, un forte sentimento di fedeltà e di cameratismo lo porta a perpetrare l'aggressività Così, animato dalla speranza di miglioramento rappresentata dalla Resistenza, dopo essere stato coinvolto nei due gravi episodi prima descritti ed essere stato abbandonato al suo destino, il povero Bube si sente tradito dal suo partito,in quanto questo non lo ha difeso. Rappresentando così una generazione sconfitta nella sua giovinezza.
Sin dalle sue prime raccolte l'autore mostra uno stile secco, essenziale, un tentativo di dare concretezza a quei segni della vita segreta cui lo scrittore può giungere per intuizione, superando nel conforto della solidarietà umana la pena di vivere. Il narratore espone i fati in terza persona e la focalizzazione risulta interna. La prevalenza è di discorso diretto con presenza di discorso indiretto libero. Frequente è l'uso di analessi, utilizzata come sovente per riportare alla memoria dei personaggi eventi ed emozioni passate e per dare informazioni e suscitare sensazioni nel lettore. L'uso di un lessico vicino alla lingua dell'uso e di periodare breve spezzato da frequenti segni di interpunzione favorisce con la paratassi una lettura lenta che si sofferma sull'aggettivazione descrittiva.
Tutto ciò permette al lettore oltre che la lettura piacevole di una storia con intreccio amoroso ma anche la possibilità di confrontarsi con una realtà politica e sociale molto complessa quale è quella del dopoguerra.
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