L'estetismo di D'Annunzio -
Saggio Breve
Le
numerose critiche rivolte al poeta di Pescara vertono tutte su una tesi comune:
D'Annunzio porta in luce l'aspetto estetico della lirica ma ne svaluta il
valore ideologico, rendendola priva di quell'atto mistico che è la sua
creazione. Da un'attenta lettura della critica di Benedetto Croce, risulta
infatti che l'attività poetica dannunziana non sia altro che una sterile
campionatura da laboratorio, ed egli stesso viene definito dal critico un "freddo
dilettante di sensazioni". Questo perché molti studiosi, come Vincenzo Mengaldo
e Mario Praz, hanno analizzato i testi dannunziani scoprendo al loro interno
una fitta trama di preziosismi, e di citazioni, che ne svalutano il puro
significato poetico, che e' quello dell'immediatezza del messaggio. Nel suo
studio sulla poesia di Alcyone, Mengaldo ci illustra come il lavoro poetico
dannunziano pieno di artifici, doni al linguaggio stesso una funzione di
oggetto e non di veicolo di sensazioni, e come il piano informativo della
poesia passi in secondo piano, lasciando ampio spazio all'esuberanza
linguistica; l'intraprendenza di D'Annunzio è però contestata
dallo studio filologico intrapreso dal critico Gianfranco Contini, che in una
riedizione dell'Alcyone, con testi originali e commenti, propone un D'Annunzio
ricco di variatio e di complessità lessicale, ma sprovvisto di una
struttura chiara del pensiero poetico, e del messaggio che la poesia vuole
suggerire. Allo stesso modo Mario Praz, nello studio di alcune poesie, ci mostra
il poeta sotto una veste nuova, da grande creatore di parole e mimetismi, a
ingenuo scrivano troppo attaccato al valore semantico della parola, tanto da
trascrivere, molte volte erroneamente, intere citazioni dai vocabolari. Praz ci
riporta l'esempio dell'omaggio a Chiaroviso, un'amica francese del poeta,
poesia nella quale D'Annunzio cita un verso dantesco attribuendolo a Bindo
Bonichi, un poeta senese, per un errore
di trascrizione, i versi di Dante erano infatti riportati subito sotto il nome
del senese, i quali versi precedevano il nome, ma evidentemente il poeta non
aveva portato attenzione alle corrispondenze.
Dalle testi di Salinari e
Gargiulo si deduce però che la superficialità artistica del poeta
può essere facilmente dovuta ad un periodo storico confuso e critico,
nel quale D'Annunzio si trova di fronte ad una presa di posizione che esclude
il pensiero e favorisce l'azione, una sorta di presa di potere aristocratica
che elogia la gloria militare, come unico atto degno di prestigio.