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Lev Nikolaevic Tolstoj

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Lev Nikolaevic Tolstoj


Lev Nikolaevic Tolstoj nasce nel 1828 a Jasnaja Poliana (governatorato di Tula) in una famiglia di antica nobiltà.

Già orfano a nove anni di entrambi i genitori, trascorre l'infanzia e adolescenza non è un periodo della vita allegro e spensierato" class="text">l'adolescenza tra Mosca, la tenuta di Jasnaja Poliana e Kazan', dove compie gli studi orientali e poi quelli di giurisprudenza. Trasferitosi a Pietroburgo nel 1849, entra in contatto con gli ambienti musicali e letterari. Fortemente influenzato dalle Confessioni di Rousseau, nel 1851 inizia a scrivere un romanzo autobiografico, Le quattro epoche dello sviluppo, che può considerarsi come la prima stesura di Infanzia.



Prende parte alla guerra russo-turca di Crimea come ufficiale sul fronte del Caucaso e da quella esperienza nascono I racconti di Sebastopoli, importanti per l'affermazione del realismo tolstoiano, alla cui formazione contribuisce, per ammissione dello stesso autore, la lettura di Turgenev e di Puskin.

Dopo un soggiorno all'estero e il matrimonio con Sifija Andeevna Bers, l'interesse di Tolstoj si volge alle riforme sociali e pedagogiche, ma non trascura la produzione letteraria. Nel 1864 si dedica a un grande romanzo storico dal titolo L'anno 1805, che diverrà poi Guerra e pace, e dalla lettura approfondita dell'opera di Schopenhauer nasce, nel 1870, la prima idea di Anna Karenina: i dubbi teorici e le incertezze stilistiche ne ritardano tuttavia la stesura al 1874-77. Intanto recupera gli intenti pedagogici e prepara un Abbecedario a cui negli anni successivi seguono i Quattro libri di Lettura, antologie di autori di epoche diverse.

Le cure per la famiglia che lo tengono sempre occupato (è padre di ben 13 li) non gli evitano di sprofondare in ricorrenti crisi religiose e morali, spesso anche acute, dalle quali emerge a poco a poco con la convinzione della necessità di una netta separazione della religione dai poteri ecclesiastici (che gli costa una scomunica) e della superiorità del lavoro materiale su quello intellettuale. Sembrava che avesse già abbandonato la creazione artistica quando nel 1883, sotto l'impressione della morte dello scienziato Mecnikov, inizia a scrivere La morte di Ivan Il'ic, pubblicato nel 1886. L'anno successivo, dopo avere letto La certosa di Parma di Stendhal sente il bisogno di tornare all'arte con La sonata a Kreutzer, mentre si fa strada l'idea di un nuovo ampio romanzo che si concretizza con Resurrezione (1899).

In seguito ai contrasti con la moglie e i li, Tolstoj è costretto a lasciare l'amata Jasnaja Poliana, dove da tempo si era ritirato per dedicarsi all'attività pedagogica. Mentre è in viaggio per Rostov, viene colpito da febbre cerebrale e muore alla stazione di Astàpovo (governatorato di Rjazan') nel 1910.


Opere principali

Infanzia, adolescenza e giovinezza (1852-57); L'incursione (1853); I racconti di Sebastopoli (1855-56); Sull'importanza dell'educazione popolare (1863); I quattro libri di lettura (1873); Anna Karenina (1873-77); Guerra e pace (1863-69); Saggio di teologia dogmatica (1879-80); La morte di Ivan Il'ic (1887-89); La potenza delle tenebre (1896); I frutti dell'istruzione (1886-89); La sonata a Kreutzer (1889-90); Resurrezione (1899); Padre Sergio (1890-98); Chadzi-Murat (1896-l904); Che cos'è l'arte? (1897); Il cadavere vivente (1900).



La morte di Ivan Il'ic

Nell'agonia tremenda, si affaccia nella mente di Ivan Il'ic un pensiero consolante: liberare gli altri, prima che se stesso, dalla sofferenza. Improvvisamente una gran luce si accende nella sua anima e muore sereno.



«[] E indicò collo sguardo il lio dicendo alla moglie:

- Portalo via mi fa pena e anche tu []

E all'improvviso ciò che lo tormentava e che non tornava, - tutto all'improvviso cominciò a tornare, da un lato, da due, da dieci, da tutti i lati. Ho pietà di loro, bisogna non farli soffrire. Liberarli e liberare me stesso da queste sofferenze. "Come torna bene e come è facile, - pensò. - E il male? - si chiese. - Dov'è andato? Ebbene, dove sei, male?"

Stette attento.

"Sì, eccolo. E con questo? Dolga pure".

"E la morte? Dov'è?".

Cercò la sua solita paura della morte e non la trovò. Dov'è? Ma che morte? Non c'era più paura perché non c'era più morte.

Invece della morte, la luce.

-Dunque è così!- disse d'un tratto ad alta voce. - Che gioia!

Tutto questo non fu che un attimo per lui, ma il senso di quell'attimo ormai non poteva più mutare. Per i presenti la sua agonia durò ancora due ore. Qualcosa gorgogliava nel suo petto; il suo corpo macerato si scuoteva. Poi il gorgòglio e il rantolo si fecero sempre più rari.

- È finito! - disse qualcuno.

Egli udì questa parola e se la ripeté nell'anima. "Finita la morte, - si disse. - Non c'è più morte".

Trasse il fiato, si fermò a mezzo, s'irrigidì e morì.»


La morte di Ivan Il'ic

Ivan Il'ic, consigliere di Corte d'Appello, ha una vita soddisfacente, una carriere brillante, una famiglia solida e affiatata. Trasferito in seguito a una promozione dalla provincia a Pietroburgo, mentre arreda il nuovo elegante appartamento, Ivan cade da uno sgabello nel sistemare una tenda. Avverte subito un dolore al fianco, prima lieve poi lancinante e costante. Nonostante vari consulti con i più famosi medici, ogni cura si dimostra vana e in Ivan Il'ic comincia a farsi strada il pensiero di una probabile prossima morte. Terrorizzato ed esasperato, diventa intollerante a tutto e si rende conto, con sgomento, di essere di peso all'amata famiglia. Nelle lunghe ore di meditazione con la morte a fianco, si accorge che la sua vita non è stata come avrebbe dovuto essere: tutto è falso, manca un principio, una ragione profonda.




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