Lev Nikolaevic Tolstoj
Il conte Lev Nikolaevic
Tolstoj fu uno scrittore russo, nato a Jasnaja Poljana, Tula, nel 1828 e morto
a Astapovo, Rjazan', nel 1910. lio di ricchi proprietari terrieri, rimasto
presto orfano, trascorse l'infanzia e l'adolescenza nella tenuta di Jasnaja Poljana, affidato alle
cure di parenti colti. Iscrittosi nel 1844 all'università di Kazan', dopo aver seguito i corsi di lingue orientali e di
giurisprudenza, insoddisfatto dei metodi e di se stesso, abbandonò per
sempre gli studi universitari, iniziando l'attenta lettura di libri (la Bibbia
e le opere di Rousseau) che ebbero larga parte sulla
sua formazione spirituale. Ritornato a Jasnaja Poljana, condusse fino al 1851 una vita disordinata. Sempre
più frequentemente si recò a Mosca e a Pietroburgo, partecipando
alla vita mondana. Erano intanto apparsi i primi tentativi letterari: "Racconto
della giornata di ieri" e alcuni
moduli del racconto autobiografico "Infanzia". Arruolatosi come volontario
nell'esercito, partecipò a numerose operazioni militari nel Caucaso,
poi, come ufficiale, alla guerra di Crimea. Da queste esperienze nacquero il
racconto "Adolescenza", "Incursione" e i "Racconti di Sebastopoli",
efficace descrizione realistica delle reazioni psicologiche dei soldati di fronte
alla guerra. Ritornato a Pietroburgo, dove fu salutato come uno dei maggiori
scrittori russi, si dedicò intensamente alla sua attività
letteraria. Dal 1857 al 1860 compì alcuni viaggi all'estero (Germania,
Francia, Italia e Svizzera). Arricchito di nuove esperienze pedagogiche,
desideroso di compiere qualcosa «di utile», riprese i vecchi progetti d'azione pedagogico-sociale e creò a Jasnaja
Poljana una scuola per l'infanzia, basata sulla
libera espressione del fanciullo, poi, la rivista mensile Jasnaja Poljana, in cui espresse le sue idee
sull'istruzione e l'educazione. Ma quest'attività non lo distolse dalla
creazione letteraria. Il matrimonio con Sofija Andreevna Bers, che riuscì
a creargli un'atmosfera familiare capace di attenuare le sue ansie e i suoi
dubbi sulla vita, coincise con un periodo di intensa attività creatrice:
fu portato a compimento il romanzo "I cosacchi" e la prima parte del romanzo
"L'anno 1805" che, completato,
assunse il titolo "Guerra e pace", grandioso affresco della vita russa durante
l'invasione napoleonica, considerato tra le
più autentiche epopee narrative della letteratura moderna. Nello stesso
periodo si occupò anche di teatro. Ma la serenità della sua vita
familiare fu turbata da una grave malattia della moglie, dalla morte di due
degli otto li (cui se ne aggiunsero più tardi ancora sei), e dalla
ricerca di una soluzione ai suoi problemi spirituali. Alternò
all'appassionato studio di autori in cui trovava motivi e giustificazioni alle
proprie convinzioni (Schopenhauer, Platone, Omero),
l'attività pedagogica, che si concretò nella pubblicazione di un
"Sillabario". Il romanzo "Anna Karenina", concepito
dopo lungo e tormentoso travaglio, testimonia l'inizio di una più
profonda maturazione del suo stato psicologico che sfocerà nella grande
«crisi», risultato di un'ininterrotta serie di angosciate ricerche e tensioni
che caratterizzarono la vita morale e intellettuale dello scrittore.
Insoddisfatto dell'arte in sé, volse il suo interesse ai problemi religiosi e
morali, che assunsero in lui un significato quasi ossessivo. Abbandonata la sua
casa per ritirarsi nel monastero di Optina Pustyn', presto vi ritornò cercando sempre
più frequenti contatti con poveri, sofferenti, e coi seguaci delle varie
sette religiose russe, dedicandosi egli stesso all'attività manuale (si
faceva da sé le scarpe e arava i campi), riesaminando infine il problema della
cessione della terra ai contadini e, soprattutto, il diritto personale alla
ricchezza. Maturò intanto l'ultima crisi morale le cui ragioni non si
possono ricondurre ai soli problemi di carattere psicologico e familiare:
stanco degli onori e desideroso di vivere in solitudine e in povertà,
rifiutando con un supremo gesto di protesta quelle condizioni di ingiustizia e
di privilegio che egli aveva sempre condannato, il 10 novembre 1910
abbandonò di nascosto la sua casa. Ammalatosi durante il viaggio,
morì pochi giorni dopo nella piccola stazione di Astapovo. L'opera di Tolstoi, fondamentalmente autobiografica, accolta subito
con calore dalla critica estetizzante e da quella democratico-rivoluzionaria,
che rilevò la profonda conoscenza dell'autore dei moti segreti della
vita psichica e la sua straordinaria capacità di tratteggiare la
«dialettica dell'anima», fu a lungo oggetto di vivaci dibattiti, spesso
estranei a una valutazione artistica, per il suo anarchismo, gli attacchi alla
Chiesa ortodossa, la predicazione contro la guerra e la pena di morte, e la
condanna della proprietà privata.