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Lorenzo Ghiberti

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Lorenzo Ghiberti


Le nuove teorie rinascimentali sperimentate da Brunelleschi, Masaccio e Donatello, non sempre trovarono un'accoglienza entusiasta. Ciò è comprensibile se si tiene conto di quanto esse siano lontane dalla tradizione tardo - gotica di artisti quali Gentile da Fabriano - che, a quei tempi, si identificava col gusto corrente.

Un importante ruolo di collegamento tra antico e moderno venne svolto, in particolare, da Lorenzo Ghiberti, il quale avverte che qualcosa in campo artistico sta cambiando e, pur non aderendovi pienamente, riesce di fatto a superare l'immobilismo della tradizione tardo - gotica.

Lorenzo di Cione  Ghiberti nacque a Firenze intorno al 1378 e, contrariamente ai pittori di corti di quell'epoca, svolse la maggior parte della sua attività artistica nella città natale. La sua formazione, presso una bottega orafa, gli permette di acquisire magistralmente l'arte del disegno e del cesello. La prima importante occasione che si offre a Ghiberti per affermarsi pubblicamente fu il concorso per la realizzazione della seconda porta del Battistero fiorentino, nel 1401, a cui prendono parte alcuni tra i più importanti artisti dell'epoca.



Il tema della formella da realizzare è il Sacrificio di Isacco; la realizzazione deve attenersi a precise e restrittive prescrizioni di forma, di durata di fabbricazione e di quantità di bronzo di impiegare. Le due formelle che sono giunte fino a noi - e probabilmente quelle tra cui cadde la difficile scelta del vincitore - sono quelle di Ghiberti e di Brunelleschi, conservate oggi nel Museo Nazionale di Bargello a Firenze.

Nella composizione di Ghiberti c'è un perfetto bilanciamento compositivo tra i personaggi sulla sinistra e quelli sulla destra, come da tradizione, mentre una roccia simbolica divide in due la scena. Altro elemento dalla valenza del tutto simbolica è l'angelo, che sembra materializzarsi dal nulla ( è infatti simbolico anche il gesto che questo personaggio compie per arrestare l'azione sanguinaria di Mosè nei confronti del lio).Nonostante le ure di Abramo e si Isacco siano realizzate con grande cura dei particolari, dalle loro movenze e dalle loro espressioni non traspare la drammaticità della scena.

Legati alla tradizione classica sono, invece, il perfetto nudo di Isacco e la decorazione dell'altare sacrificale.

Nella formella del Brunelleschi, la scena non ha più la pacatezza ghibertiana, ma si anima di accenti drammatici; Isacco, al centro della composizione, tenta di svincolarsi dalla ferrea presa del padre e il gesto dell'angelo - che nella formella di Ghiberti compiva un semplice cenno con la mano - è un gesto fisico, duro, tutt'altro che simbolico e la sua forma è un tutt'uno con il bordo del lobo della formella.

I due servi, nei due lobi inferiori, sono rafurati in maniera del tutto naturale, intenti nelle proprie faccende e incuranti della scena, tanto che Brunelleschi, pur adeguandoli alla forma della cornice, li fa addirittura fuoriuscire da essa, proprio per accentuare l'idea vi vivacità della scena.

Questo espediente è decisamente significativo, poiché sembra voler testimoniare l'insofferenza dell'uomo rinascimentale agli schemi precisi e rigidi nei quali l'arte gotica lo aveva costretto.

Proprio per l'eccessiva novità dalla formella brunelleschiana, Ghiberti venne dichiarato vincitore, avendo così il permesso di dedicarsi alla realizzazione dell'intera porta per la cui esecuzione, però, fece subito propri molti dei suggerimenti involontariamente offertigli dalla formella brunelleschiana.

Una volta conclusa, la porta si compone di 28 formelle quadrilobe rappresentati tutte scene bibliche; in esse Ghiberti, pur rispettando la tradizione scultorea del Gotico internazionale, incomincia ad affrontare anche i problemi prospettici tipici dei suoi successori rinascimentali.

Visto il successo ottenuto con questa porta, poi, l'artista viene incaricato anche della realizzazione della terza porta, questa volta lasciando campo libero a Ghiberti di scegliere sia il soggetto - che doveva essere ovviamente religioso - sia le modalità e i tempi di lavorazione. Per prima cosa egli riduce il numero di formelle a 10 e ne sopprime le singole cornici; lungo i bordi dei battenti, poi, realizza una fascia decorativa con ure e testine fra le quali, importante, c'è quelle estremamente vivace e realistica del suo autoritratto.

Le differenze con la porta precedente sono chiarissime: ogni ricordo della rigida arte medioevale è definitivamente cancellato e architetture e personaggi sono rappresentati con la caratteristica prospettiva rinascimentale. A tal fine Ghiberti utilizza la tecnica donatelliana dello stiacciato , artificio che gli consente di creare l'illusione prospettica di una maggiore profondità in quanto, tra le parti in primo piano e quelle sul fondo, si ha l'impressione che ci sia una distanza enorme, mentre in realtà ci sono al massimo pochi centimetri. A tale scopo, esemplare è la formella rappresentate l'Incontro nel tempio tra la Regina di Saba e Re Salomone - in quale è evidentissima la graduale progressione del bassorilievo e dello stiacciato - e la formella in cui l'artista ripropone un nuovo Sacrificio di Isacco - nel quale, rispetto al primo, dimostra di aver assimilato perfettamente l'insegnamento brunelleschiano (ne è esempio il gesto dell'angelo identico a quello brunelleschiano).




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