MACHIAVELLI E GUICCIARDINI
Una lunga esperienza delle cose moderne e una continua
lezione delle antique:
Machiavelli sottolinea che la rivoluzionaria ipotesi di un principato nuovo non
proviene da una astratta concezione politica, ma da ciò che egli ha
appreso con la sua attività politica e diplomatica, confrontandosi con
le azioni compiute dagli uomini del passato e con la lettura dei testi classici
e soprattutto di Livio. Nella frase citata sono presenti le due linee di forza
di tutta la sua produzione, nella quale antico e moderno non solo sono entrambi
presenti, ma interagiscono fra di loro in un reciproco rapporto. All'inizio del
Principe Machiavelli fa la rassegna dei personaggi esemplari da imitare, perché
fondatori di principati nuovi e valuta il loro agire esclusivamente nella
prospettiva politica. La virtù di questi personaggi è stata
sollecitata dalla fortuna, che è l'insieme delle circostanze storiche,
che hanno offerto l'occasione, come la schiavitù del popolo d'Israele
per Mosè. Inoltre sono presenti nel trattato anche altri esempi presi
dalla sua esperienza, come Girolamo
Savonarola, che non ha saputo usare la violenza per imporre la sua volontà
e il Valentino, che al contrario si è servito di tutti gli accorgimenti
necessari, ma non è stato sorretto dalla fortuna. Machiavelli nei
Discorsi constata con meraviglia che l'arte antica viene attualmente ammirata
ed imitata, invece la storia antica gode di un'ammirazione, che non spinge
all'imitazione. Tale atteggiamento deriva dal non capire il valore e
l'utilità della conoscenza storica; se infatti si tiene conto del fatto
che la natura dell'uomo è immutabile con il passare dei secoli, si deve
concludere che, quello che è stato utile o nocivo una volta, lo
sarà sempre. Deriva da ciò l'utilità dello studio della
storia come stimolo per l'imitazione. Il rapporto imitazione - emulazione
è un atteggiamento cardine dell'età umanistico - rinascimentale,
che esalta l'homo faber come artefice della storia, ma mentre prima esso
riguardava la letteratura e le arti urative, con Macchiavelli si allarga
alla politica. Guicciardini, in polemica con Macchiavelli, nei Ricordi dimostra
ampiamente il rifiuto delle regole e dell'imitazione dei Romani, ma quello che
l'autore mette in discussione non è la superiorità dei Romani, ma
l'impossibilità di proporla per il presente e il principio che si possa
risolvere l'esperienza del passato in un esempio rigido di regole. Egli di
fronte alle cose del mondo, presente e passato, si pone in una posizione
problematica e consapevole della
complessità del reale, diffida delle facili certezze, delle regole
generalizzanti care a Macchiavelli e teorizza la discrezione, cioè un metodo
incline a distinguere e a valutare tutti gli aspetti di un problema caso per
caso.