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MITO ED EPOS
Dal libro "Il mito in Grecia", di Fritz Graf. modulo "Mito ed epos"
Il primo testimone della mitologia greca è Omero. Per la prima volta, nell'Iliade, si incontrano dei ed eroi che danno vita al mito. Però sia l'Iliade che l'Odissea non sono semplici racconti mitici, ma opere letterarie. L'Iliade si svolge in pochi giorni, eppure riesce a riflettere tutti i dieci anni di guerra greco-troiana. Nella sua struttura l'Odissea, l'epos del ritorno di Ulisse, è ancora più ambiziosa: il fato di Ulisse e quello di suo lio Telemaco corrono paralleli. Nel frattempo ad Itaca i Proci chiedono la mano di Penelope. Qui la narrazione non scorre con linearità: Ulisse racconta i viaggi degli ultimi anni stando alla corte dei Feaci. Omero rappresenta una letteratura altamente riflessa.
I miti per Omero sono significativi da molti punti di vista. Iliade e Odissea hanno come soggetto un mito ben preciso: quello della guerra di Troia. I cicli epici coprono tutta la guerra; così come li abbiamo ora (in forma per noi comprensibile) sono post-omerici. Omero, tuttavia doveva aver ben chiara in mente la storia della guerra. Specialmente nell'Iliade,
IL DESTINO O MOIRA
La Moira è il destino che incombe sugli uomini, sugli dei e su tutto l'Universo. Esistono tre Moire o Parche:
Cloto che incomincia a intrecciare il filo della vita
Làchesi, che continua a intrecciarlo, allungandolo
Atropo, che lo recide, provocando la morte
Il Destino è il complesso delle regole che presiedono qualsiasi allo svolgersi di qualsiasi esistenza. Queste regole garantiscono la stabilità del mondo. Il Destino governa sia gli dei che la natura; ha assunto l'idea di legge naturale.
L'impero del Destino, però, non è assoluto: la sua legge irrevocabile lascia a tutti un margine di libertà. Innanzitutto libertà agli dei, le cui volontà si confondono con gli imprevedibili capricci della natura. Questa libertà non può essere tuttavia arbitraria, perché gli dei hanno bisogno degli uomini per continuare la loro esistenza nel quadro del Destino. Privi dei doni degli uomini gli dei deperirebbero. L'armonia del mondo e la sua perennità sono garantite, quindi, dal Destino, ma anche dall'incessante scambio di prestazioni reciproche.
Anche gli uomini hanno la loro parte di libertà: si può dire che sono in una certa parte gli artefici del proprio Destino
il poeta introduce molto consapevolmente la sua conoscenza dei fatti esterni al racconto. Si ha così l'illusione che nei pochi giorni della guerra sia presente l'intera guerra. La seconda osservazione è la seguente: in più allusioni allo stesso episodio è solo la somma delle allusioni a rendere chiaro l'episodio.
Anche il contenuto dell'epica troiana è fatto di miti: il mito trascende l'elaborazione epica. Tutti i cicli epici si presentano dichiaratamente come elaborazioni individuali.
Alla fine del periodo arcaico, Omero viene considerato il maestro dei greci: ora i suoi poemi hanno quel carattere vincolante, che sempre il racconto mitico ha in Grecia. Non era così con gli aedi (vedi par. "gli aedi").
Il fatto che gli studiosi moderni, ma anche gli storici antichi fossero persuasi che la rappresentazione epica dei loro miti custodisse la storia, riporta ad un'altra caratteristica dell'epica: essa è un particolare tipo di storia. All'interno dell'epos domina una cronologia coerente. Una storicizzazione di questo tipo è caratteristica delle narrazioni mitologiche che raccolgono in un racconto organico e completo il materiale epico e quello mitico. Questo vale soprattutto per l'Iliade; ma anche nell'Odissea il ciclope rappresenta il rovescio del familiare mondo cantato da Omero. Questo personaggio è senza legge, vive lontano da tutti, non si nutre di cereali, non viaggia, non conosce il commercio
Il tradizionale racconto greco orale finisce con la venuta di Omero. C'è un periodo buio, che dura fino all'800 ca.: il poeta epico, con l'aiuto delle Muse può così colmare questi secoli oscuri. Questo corrisponde anche alla volontà di restituire in modo storicamente esatto il punto di partenza della tradizione: anche questo è avvenuto nel secolo ottavo. Esso fu il primo secolo fiorente: vennero costruiti i primi templi oggi rintracciabili e i primi mercanti si inoltrarono nel Mar Nero. L'incontro con altre culture e una maggiore conoscenza dei posti abitati posero la base per la conoscenza dell'autonomia ellenica. Nella seconda metà del secolo inizia il culto degli eroi epici: fu allora che si trovò una storia comune a tutti i greci. Diventò significativo soprattutto l'epos troiano.
DIVERSITA' TRA ACHILLE ED ETTORE
Achille è il più forte e coraggioso degli eroi greci. Essendo cosciente di dover morire di una morte prematura, vuole dimostrare a tutti il suo valore, soprattutto come combattente. Desidera essere ricordato come l'invincibile e vorrebbe morire con onore. E' molto irascibile e ciò lo dimostra durante la lite con Agamennone: l'ira di Achille lo spinge a ritirarsi dalla guerra e ciò causa sanguinose sconfitte ai greci e indirettamente la morte di Patroclo. Achille è un uomo solo: non ha moglie e li che attendono il suo ritorno. Ha solo Patroclo, suo fedele amico fratello. E' verso di lui che dimostra tutta la sua umanità e il suo amore. Ma è anche un lio affettuoso, che si commuove al pensiero del vecchio padre lontano quando vede Priamo implorarlo in ginocchio, perché gli restituisca il cadavere di Ettore. Achille, inoltre, appare smisurato in tutto: nella forza, nel coraggio, nell'orgoglio, nell'ira, nell'odio, nell'amore ed anche nel dolore per la morte dell'amico fraterno Patroclo.
Ettore è il più umano di tutti gli eroi descritti nell'Iliade. E' tenerissimo padre e sposo e pensa con angoscia il terribile destino che incombe sul lio Astianatte e sulla moglie Andromaca. Pure lui, come Achille, è cosciente di morire in battaglia e sa anche che il suo sacrificio sarà vano. Ettore ha sempre odiato questa guerra che gli è stata imposta da un destino crudele; ma poco gli importa della sua fine. Lui è turbato dal pensiero della moglie schiava in Grecia a servire una casa straniera. Ma egli deve essere in prima fila nelle battaglie, deve difendere con coraggio la sua patria e muore per essa. Vicino ad Achille esso appare un minuscolo essere, certo forte, ma non paragonabile al grande eroe greco. Eppure è Ettore a non fuggire più e dal punto in cui si ferma impavido, mi sembra che la ura di Achille attenua molto le sue proporzioni, perché il troiano si è sacrificato per la sua città. Ettore è il vero sostegno di Troia: morte questo grande uomo, si sente che la rovina di Troia è ormai vicina.
IL VIAGGIO DI ULISSE
Parte da Troia
Tocca le terre dei Ciconi e dei Lotofagi
Arriva nell'isola dei Ciclopi (Polifemo)
Arriva alla terra dei Lostrigoni (di 12 navi ne rimane 1)
Sbarca nell'isola della maga Circe (1 anno)
Fa un viaggio nella terra dei morti per conoscere il suo futuro
Riparte, però perde la nave e i comni in una tempesta
Si salva sull'isola di Ogigia dove viene tenuto prigioniero per molti anni dalla ninfa Calipso
Grazie all'aiuto degli dei viene lasciato libero e riparte
Fa un naufragio nell'isola dei Feaci e narra le sue avventure al re Alcinoo
Questi si commuove e gli procura una nave per tornare ad Itaca
Qui arriva e non si fa riconoscere, se non dal lio Telemaco e da Eumeo. Va alla reggia travestito da mendicante e dopo aver preparato un piano uccide tutti i proci (che pretendevano di sposare Penelope)
Il poema si compone di oltre 12000 versi ed è diviso in 24 canti o libri
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