letteratura |
Moliere scrive quest'opera in chiave satirica, da bravo osservatore della società che lo circondava.
Il Signor Jourdain, bravo borghese che potrebbe godersi in pace le sue ricchezze onestamente acquistate in tanti anni di paziente, tenace lavoro, s'è messo in testa la fantasia della nobiltà: già avanti con gli anni, vuole imparare il ballo, la musica, la scherma, prende un maestro di filosofia, non già per acquistar nuove cognizioni, per desiderio di istruirsi, ma soltanto perché ciò si pratica nella buona società.
Tutta la sua vita è ormai polarizzata verso questo solo scopo: frequentare la gente del gran mondo, prendere i modi e le abitudini dei nobili.
Perciò si veste nel modo più goffo, perché i suoi vestiti
non si adattano alla sua età e alla sua ura; si fa allegramente
sfruttare da una specie di parassita squattrinato, perché costui è
nobile; fa la corte a una marchesa, non perché questa gli piaccia più di
un'altra, ma perché la propettiva di diventar l'amante di una signora
dell'aristocrazia gli pare un sogno, e gli sembra, realizzandolo, di innalzarsi
ai propri stessi occhi.
E così Jourdain rinnega tutto quanto formava la tranquillità, la
pace della sua vita passata: rinnega sua moglie che, col suo robusto buon senso
di piccola borghese, gli fa apparire tutta la sciocchezza delle sue nuove
abitudini: non vuol dare sua lia in sposa a un giovane che l'ama, e che essa
contraccambia, perché non è nobile.
Nella sua ingenuità, Jourdain ammira tutto e tutti, come un fanciullo,
purché abbia l'etichetta della nobiltà; nella sua credulità senza
limiti, accetta, quasi senza critica, tutto quello che gli viene detto.
Incapace di prestare attenzione, non prende
vero interesse a nulla: e conserva tutti i difetti del piccolo borghese,
perdendone un po' alla volta le qualità, senza acquistar poi quelle
della gente del gran mondo, senza riuscire ad essere nè più
elegante, nè più istruito, nè più educato.
Cieco nella sua debolezza per la nobiltà, non sospetta d'esser beffato
fino a quando gli viene annunciato che il lio del Gran Turco è
innamorato di sua lia e la vuole in moglie, e che la cerimonia nella quale
dovrà assumere un alto grado di nobiltà turca, altro non
è se non una burla organizzata a suo danno.
La piacevolezza del contrasto è data dalle idee semplici di un
tranquillo borghese in contrasto con quelle della nuova società alla
quale questi aspira di salire: contrasto fra l'ignoranza del suo spirito e
delle sue espressioni, e le sue goffe pretese di distinzione e di galanteria.
Di questo contrasto Molière ha fatto un capolavoro di comicità.
Jourdain è infatti ridicolo ma non spregevole: e, nonostante le sue
debolezze e le sue manie, ci è quasi simpatico, è un borghese
vanitoso e sciocco, ma onesto e buono.
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