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NATURALISMO E VERISMO
L'ottocento è il secolo in cui si sviluppano la modernità e il progresso. Le nuove scoperte scientifico-tecnologiche, la nascita di città sempre più estese, e, di conseguenza, la vita sempre più veloce e frenetica, sconvolgono totalmente i modi di vedere e di vivere la vita quotidiana, e i rapporti fra uomo e natura.
Tutto questo, dalla seconda metà del secolo, darà vita a due atteggiamenti fra loro contrapposti, che staranno alla base delle poetiche del naturalismo (che avrà un atteggiamento positivo e fiducioso nei confronti della scienza) e, successivamente, del decadentismo che , al contrario, rivendicherà quelle "corrispondence" tra uomo e natura, ormai impossibili, alla base della poetica di Baudelaire.
Occupiamoci intanto del primo atteggiamento. In questo periodo l'idea di progresso diventa senso comune, e si diffonde un idea della storia "progressista" basata fondamentalmente su tre punti:
IL NUOVO E IL GIOVANE SONO PORTATORI DI VALORI POSITIVI, MENTRE CIO CHE E' VECCHIO RISULTA ARRETRATO E NEGATIVO.
IL MIGLIORAMENTO MATERIALE DIPENDE DALLE SCOPERTE SCINETIFICHE E COINCIDE CON QUELLO SPIRITUALE.
TUTTO IL MONDO PARTECIPA ALLO SVILUPPO DI CONSEGUENZA LE AREE PIU' ARRETRATE DOVRANNO PRENDERE ESEMPIO DA QUELLE PIU' SVILUPPATE.
In questa mentalità influiscono nuove culture filosofiche: il neopositivismo di "Comte" e l'evoluzionismo di Darwin e Spencer. Secondo Comte l'unica conoscenza possibile è quella scientifica; l'umanità è passata dagli stadi più bassi (metafisico e teologico) allo stadio "positivo" corrispondente all'era del progresso. Si nota una certa influenza dell'illuminismo ma è già presente l'idea di progresso. Successivamente con Darwin questo concetto assumerà una connotazione evoluzionistica fondata sulla "lotta per la vita" e la "selezione naturale", tema che Spencer applicherà al contesto sociale. Risulteranno quindi naturali e necessarie le divisioni del lavoro e le classi sociali, poiché parte dell'evoluzione, ed ogni azione che intervenga in questa dinamica (per esempio aiutare gli strati sociali più deboli) rischia di contrastare l'evoluzione e ritardare quindi il progresso (darwinismo sociale).
IL NATURALISMO FRANCESE
Questa cultura filosofica sta alla base di Verismo e Naturalismo, quest'ultimo nato come corrente letteraria tra il 1865 ed il 1870 con l'uscita del romanzo Germinie Lacerteux dei fratelli "Gouncourt". Nella prefazione del romanzo si vuole contrapporre al "falso" romanzo romantico un romanzo "vero", costruito con scrupolo scientifico. Si afferma inoltre che anche il "quarto stato" ha diritto di essere presente all'interno dei romanzi.
Tutti questi aspetti interessano molto E. Zola che dedica una recensione al romanzo e poco dopo si dichiara scrittore naturalista. Zola nel 1871 pubblica il primo libro del ciclo dei Rougon-Macquart, la cui prefazione rappresenta un vero e proprio manifesto del naturalismo: lo scrittore vuole dimostrare come le leggi dell'ereditarietà possano condizionare un'intera famiglia. Ma i punti fondamentali del romanzo naturalista sono espressi in una raccolta di saggi dell'autore con l'emblematico titolo di Roman Experimental e sono:
RIFIUTO DELLA LETTERATURA ROMANTICA POICHE' IDEALISTICA E QUINDI BASATA SUI SENTIMENTI INVECE CHE SULLA REALTA' OGGETTIVA.
AFFERMAZIONE DEL CANONE DELL'IMPERSONALITA'.
RIFIUTO DEI CANONI TRADIZIONALI DEL BELLO: TUTTO CIO' CHE E' VERO, ANCHE SE BRUTTO E DEGRADATO, RISULTA BELLO E MORALE.
IMPOSTAZINOE SCIENTIFICA DELLA NARRAZIONE.
PRIMATO DEL ROMANZO NELLA LETTERATURA.
RAPPRESENTAZIONE DI TUTTI I GRADINI DELLA SCALA SOCIALE.
Per quanto riguarda il linguaggio si ricorre spesso a quello popolare: al realismo dei contenuti viene associato un realismo linguistico che troverà più ampio spazio nel Verismo di Verga.
I ROUGON-MACQUART DI ZOLA E L'INFLUENZA DELLO SCRITTORE IN ITALIA
I Rougon-Maquart sono un ciclo di venti romanzi collegati fra loro dai legami patologici determinati dalle leggi dell' ereditarietà. In questo esperimento Zola vuole fornire la storia naturale e sociale di una famiglia (e nello stesso tempo dell' intera società francese), sotto l'impero di Napoleone 3, partendo dal gradino sociale più basso (la fortuna dei Rougon) per arrivare a quello più alto (Il dottor Pascal): come voleva la filosofia positivista; Zola infatti si rifà a Darwin e a Comte e segue i criteri del determinismo materialistico prodotto dall' ambiente, dall'eredità e dal contesto storico.
Per quanto cerchi di attuare un modello di scrittura impersonale, si notano spesso nei suoi romanzi, simpatie verso le lotte delle masse popolari. Zola era infatti un intellettuale democratico che non ha mai esitato a porsi in prima persona di fronte a questioni anti-democratiche (si ricordi il caso Dreyfus, che gli costò un anno di carcere, scampato fuggendo in Inghilterra).
Questo aspetto di Zola non influenzò affatto quegli intellettuali italiani che si dedicarono al progetto di un romanzo moderno anche in Italia (ovvero coloro che fonderanno il verismo). Questo fatto è facilmente spiegabile se si tengono di conto le provenienze e gli ambiti sociali degli scrittori: Zola era di mentalità più "progressista" in quanto di Parigi (al tempo capitale del progresso) e quotidianamente a contatto con il sottoproletariato urbano; al contrario i veristi erano grandi proprietari terrieri, in maggioranza meridionali, quindi con una mentalità molto conservatrice (si pensi che Verga riteneva il progresso una cosa catastrofica). I futuri Veristi furono colpiti piuttosto (soprattutto dopo l'uscita de l'ammazzatoio) dallo stile e il linguaggio "completamente inerenti al soggetto" (ovvero coerenti con l'ambiente sociale rappresentato) e dal fatto che per la prima volta le masse popolari, insieme al loro squallore e alla loro miseria, diventavano protagonisti del romanzo.
IL VERISMO
In Italia, soprattutto dopo la conclusione della questione romana (probabilmente grazie anche all' intensificarsi delle vie di comunicazione), si assiste ad un allargamento delle basi della cultura e della letteratura nazionale, che accoglie i vari contributi europei, ed in particolare quelli della narrativa francese. Infatti fu proprio dopo una recensione fatta da Capuana al romanzo l'ammazzatoio del francese Zola (apparsa nel 1877 sul corriere della sera), che cominciò a prendere piede l'intenzione, fra alcuni letterati italiani, di progettare la nascita, anche nel nostro paese, del romanzo moderno.
Questo doveva ovviamente prendere spunto dal Naturalismo francese, ma vi furono alcune differenze tra le due correnti, che devono essere chiare: i veristi mettono da parte l'aspetto scientifico e sociale del romanzo naturalista, attribuendo maggiore importanza all' impersonalità della narrazione e all' adeguamento dello stile al soggetto rappresentato; teoria, quest' ultima, che fu ripresa in modo particolarmente efficace da Verga, e che sarà la base di tutta la poetica verista.
Ma a prescindere dalla minore importanza data agli aspetti sopraelencati, i veristi riprendono comunque pienamente il positivismo, facendo proprie la concezione deterministica e la teoria della necessità di muovere da livelli bassi per descrivere "l'alto".
Possiamo dunque dire che le differenze tra verismo e naturalismo sono queste:
Riduzione del naturalismo ad un metodo di scrittura
Maggiore importanza attribuita all' aspetto formale (canone dell' impersonalità, forma inerente al soggetto . )
Minore impegno sociale
Differenza di contenuti: non vengono descritti più operai, ma masse contadine; e ciò che viene messo in primo piano è la questione meridionale.
Ma la parentesi verista sarà destinata a chiudersi tra il 1889 e il 1991 (con l'uscita di Myricae e Il piacere), per lasciar spazio a quella corrente che probabilmente non ci ha ancora del tutto abbandonato: il DECADENTISMO.
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