PERIODIZZAZIONE, UMANESIMO E RINASCIMENTO
Nel corso del
quattrocento si verifica una vera e propria svolta della civiltà che da
vita ad una nuova era, il Rinascimento, che vede l' Italia come un paese
all'avanguardia. Non possiamo dire precisamente quando è avvenuto il
passaggio dal Medioevo al Rinascimento, poiché il cambiamento è stato
lento e sfumato. Nessuno può mettere in dubbio che la cultura del
periodo rinascimentale sia diversa da quella del periodo medievale, ma le due
epoche non si possono mettere l'una in antitesi dell'altra. Possiamo
però fare una periodizzazione all'interno del
rinascimento stesso: c'è la fase dell'umanesimo(400) e quella del
rinascimento vero e proprio(500). Questi due periodi hanno comunque elementi in
comune come la crisi e la perdita dell'indipendenza da parte degli stati
italiani, la rivoluzione delle tecniche militari e la diffusione della stampa e
dei mezzi comunicativi.
LE
SIGNORIE
A Firenze il sigore, che ere il Duca d'Atene,
per fronteggiare il malumore generale che nasceva da una serie di conflitti
militari, il popolo Grasso aveva affidato il potere ad un uomo di ventura, Gualtieri, ma questi, divenuto un tiranno dispotico, aveva
scontentato tutti ed era stato poi scacciato. Durante il 300 ed el 400 il potere passa saldamente in mano ad un individuo e
si trasmette ereditariamente alla sua famiglia. Il
potere dei signori viene poi spesso legittimatodai
titoli feudali conferiti dall'imperatore o dal pontefice, e la signoria si
trasforma in principato: si arriva così ai ducati di Milano, Ferrara,
Mantova ed Urbino. Eccezzione si ha per Firenze, che
continua a mantenere una struttura comunale. Nel 1435 però diventa una
signoria grazie alla famiglia dei De'Medici.Si vanno
a formare in questo modo forme di potere autoritario e gerarchizzato.
Attorno al signore si crea una corte di cui fa parte il personale politico ed
una serie di intellettuali ed artisti
IL
MACENATISMO
Si sviluppa poi il Macenatesimo,
fenomeno per il quale le signorie diventono
splendenti centri di cultura. I signori più ricchi investono molti soldi
per la costruzione di palazzi e ville e per la loro decorazione.
Con l'uso delle milizie mercenarie indispensabili per le
guerre di espansione, se l'occasione di partecipazione civile, quella offerta dalle milizie cittadine, in cui ogni
cittadino era chiamato alle armi per difendere il proprio comune di
appartenenza. E' in questo modo che si ha la netta divisione politica tra il
"palazzo"del potere e la vita cittadina. Spesso si arriva a scontri tra famiglie
che vogliono strappare il potere alla famiglia dominante. Un'altra
caratteristica saliente dell'organizzazione poltica
di quest'epoca è la tendenza delle signorie più potenti
all'espansione territoriali.
L'ESPANSIONE
TERRITORIALE
Si viene così a creare un sistemi di stati di dimensioni regionali: Milano , Venezia e
Firenze, lo stesso vale per lo stato Pontificio. Con la pace di Lodi del 1454
si ha un lungo periodo di pace che dura per mezzo secolo e che troverà
fine con la crisi di fine secolo che porterà alla perdita
dell'indipendenza delle città italiane
L'ELITE
CITTADINA
Nel corso del quattrocento c'è una riconversione degli investimenti
in attività agricole, che porta ad una ripresa dell'economia rispetto al
periodo di depressione degli ultimi decenni del trecento. Così sembra
allentarsi quello spirito dìintrapendenza
mercantile che aveva caratterizzato la società urbana nei due secoli
precedenti; ciò provoca mutamenti nelle mentalità. La grande
borghesia cittadina tende ad assimilarsi all'aristocrazia di antica
tradizione. Si diffonde anche nei ceti previlegiati
uno stile di vita improntato all'edonismo, alla ricerca del piacere, del
godimento squisito, della gioia del vivere, del lusso esteriore. Questa elitè vive in ambienti splendidi, circondati di
opere d'arte, trascorre gli ozi in feste, spettacoli e banchetti.
L'EDONISMO
E IL SAPER VIVERE
Tocca così il colmune
quell'ideale del"saper vivere". Questi modi di vita si riflettono nelle nuove
concezioni Umanistiche, che propongono un'esaltazione laica dei valori della
vita terrena. Lo splendore di vita di queste elitès
fa divenire netto il divario dalla vita dei ceti popolari. I contadini ed i
salariati continuano a vivere come nel Medioevo
A Firenze fino al 1435 continua a persistere la realtà comunale, e
di conseguenza la produzione letteraria ne segue le traccie.
Il centro più importante di tale produzione è la cancelleria
della Repubblica. La direzione della cancelleria è affidata ad uomini
intellettuali come Coluccio Salutati, LeonardoBruni e Poggio Bracciolini.
In seguito il centro della produzione sarà nelle corte, ovvero
quell'insieme di gentiluomini, dignitari, artisti e scienziati che si
raccolgono intorno al signore: ciò rientra nella concezione edonistica.
LA
CIVILTà DI CORTE E GLI INTELLETTUALI
Nasce nel 400 una vera civiltà di corte fondata sul
culto della raffinatezza spirituale. La corte però tende ad isolarsi
dalla realtà circostante, a disprezzare il mondo esterno, le sue
attività, i principi che le regolano. L'elaborazione ideologica dei
letterati tende a trasformarlo in una società ideale, perfetta, secondo
quella tendenza all'i'ealismo che è propria
del classicismo, inoltre il letterato ha il compito dell'intrattenimento e
della decorazione. La serenità economica, il tempo per dedicarsi allo
studio, il prestigio e la considerazione sociale, un ambiente raffinato come
quello dell acorte, fanno
si che l'autore si trovi in una condizione ideale per ricevere stimoli per la
sua produzione
L'ACCADEMIA
Un'istituzione nuova nata in correlazione con la corte,
è l'Accademia. Esse sono cenacoli dove dotti tra loro amici si trovano
per conversare e discutere, non sono però scuole con corsi di studi, ma
luoghi di incontro libero. Continuano a sopravvivere comunque anche le
Università, sebbene spasso vadano contro i nuovi indirizzi della cultura
umanistica, conservando un indirizzo aristotelico contro quello nuovo del
platonismo.
La cultura Umanistica ha come fondamento l'idea di una formazione armonica
dell'uomo: perciò l'insegnamento in quest'età assume un ruolo
fondamentale, e molti umanisti sono insegnanti. Tra i più famosi
educatori umanisti vi è in primo luogo Vittorino da Feltre,
poi vengono Guarino Guarini e Guarino Veronese.
LE BOTTEGHE DI ERTISTI E STAMPATORI
Centri di cultura tipici di questa età furono anche le botteghe
artistiche dei pittori e degli scultori e lebotteghe
degli stampatori, in seguito alla diffusione a fine secolo della stampa. La
bottega del più famoso stampatore è a Venezia ed è quella
di Aldo Manunzio. In seguto
c'è spazio anche per lo sviluppo delle biblioteche pubbliche, che non si
limitavano più a conservare un libro, ma lo facevano circolare nelle
mani dei lettori.
L'INTELLETTUALE
CORTIGIANO
Il tipo nuovo di intellettuale che si insidia nella corte
è quello cortigiano. L'intellettuale cortigiano può provenire da
famiglia aristocratica, godere di rendite che gli permettono indipendenza economica. Esiste anche lìintellettuale
che è alle dipendenze del signore che gli garantisce protezione e
mantenimento in cambio dei suoi servizi
LA
NUOVA CONCEZIONE ANTROPOLOGICA
Tra la fine del trecento e l'inizio del quattrocento si
diffonde fra gli uomini di cultura italiani il mito di una rinascita della
civiltà classica nella letteratura, nel pensiero, nelle arti urative
e nella vita civile e politica. L'idea di una rinascita presuppone l'idea di
una morte, cioè di un tramonto della civiltà. Si avverte il
bisogno di far rivivere il mondo classico nella sua fisionomia autentica. Il
termina rinascimento è diventato comune quando si vuole indicare quella
fascia di tempo che va dal Quattrocento al secolo successivo.
Dal Medioevo a questo periodo si passa da una concezione del mondo di tipo teocentrica, ad una di tipo antropocentrico: nel Medioevo
l'uomo era visto come una creatura effimera e fragile, tormentato dalle miserie
del corpo, ora invece si afferma una visione ottimistica dell'uomo. Egli appare
ricco di forze, capace di contrastare la fortuna con le proprie virtù e
le proprie energie: il corpo non è più condannao,
ma bensì celebrato.
L'IMITAZIONE
DEGLI ANTICHI
Gli uomini del Quattrocento si rivolgono con entusiasno ai testi antichi, per trovare uno strumento
mediante cui comprendere meglio se stessi, per questo si afferma il principio
di imitazione: se gli antichi hanno raggiunto un culmine insuperabile di
perfezione allora è necessario imitarli in tutti i campi. L'imitazione
però non è passiva, anzi è attiva in quanto non basta
mirare ad una meccanica riproduzione dei modelli.
Possiamo dire con certezza che la rinascita del mondo classico prende piede
già con Petrarca e Boccaccio. Petrarca infatti amava frugare durante i
suoi viaggi nelle biblioteche alla ricerca di testi dimenticati compiendi certe scoperte. Poi il suo esempio fu seguito da
molti intellettuali.
IL PUBBLICO
Le
caratteristiche del pubblico di questa età sono diverse da quelle
dell'età comunale. La cultura umanistica è elitaria e a
ciò contribuisce in modo determinante il ritorno al latino, che diviene
la lingua esclusiva dell'alta cultura. Perciò la produzione umanistica
è a circuito praticamente chiuso poiché gli intellettuali scrivono per
altri intellettuali usando un letino molto raffinato.
Anche quando si torna al volgare si ha una produzione raffinatissima rivolta ad
un'elite dai gusti aristocratici. Viene così a crearsi un nettissimo
distacco tra la alta cultura e la cultura popolare che resta limitata al campo
religioso. Il pubblico "basso"è estraneo alle nuove idealità
umanistiche.