letteratura |
PRINCIPALI URE RETORICHE
Le ure retoriche sono processi stilistici che si allontanano dall'uso normale della lingua
anacoluto: errore sintattico. Spesso è provocato dall'accostamento di 2 frasi di cui la prima è sospesa (Io, alla fine mi scappò la pazienza. Sta per: Io ero arrabbiato e alla fine mi scappò la pazienza).
allitterazione: ripetizione dello stesso suono in parole vicine (Fuori fa freddo).
anafora: ripetizione delle stesse parole all'inizio di più versi o frasi (E' lui che ha fatto il danno, è lui che deve riparare).
antistrofe: ripetizione delle stesse parole alla fine di più versi o frasi. (Ha fatto il danno lui, deve riparare lui).
omeoteleuto: rima fra frasi successive, o anche fra singole parole successive (Ho visto viaggiatori, navigatori, visitatori).
asindeto: coordinazione senza congiunzioni (Veni, vidi, vici).
polisindeto: eccesso di congiunzioni, è il contrario dell'asindeto (Egli e mangia, e beve, e dorme).
antitesi: rafforzamento di un concetto ottenuto aggiungendo la negazione del suo contrario (Lavorava di notte, non di giorno).
apostrofe: interruzione di una frase per rivolgere un'invocazione a persona o cosa che può essere anche assente (ahi Pisa, vituperio de le genti!).
epanalessi: ripetizione (Lo dico a te, proprio a te / Questo lo disse Bruto, e Bruto è uomo d'onore).
interrogazione retorica: esclamazione in forma di domanda apparente ('E' questo il modo di fare?', quando si vuole rimproverare qualcuno per le sue cattive maniere).
preterizione: dare rilievo ad una cosa affermando di volerla omettere (Non ti dico quanto faceva freddo / Diciamo che il colpevole è Giovanni, tanto per non fare nomi).
litote: dire una cosa negando il suo contrario, col risultato apparente di attenuarla e col risultato reale di accentuarla, mediante una sottile presa in giro ('Non è un'aquila', per dire che è stupido).
prolessi: dare risalto ad una parola mettendola prima di quanto richiesto dalla costruzione sintattica più comune ('Questo voglio dirti', invece di 'voglio dirti questo').
perifrasi: giro di parole al posto di una singola parola.
similitudine: paragone (Luigi è astuto come una volpe.)
metafora: genericamente indica qualunque parola o espressione usata con un significato urato diverso da quello più comune; in questo senso, tutte le ure retoriche che seguono sono metafore. In senso stretto è una specie di similitudine in cui la semplice somiglianza viene trasformata in identità ( 'Luigi è furbo come una volpe' è una similitudine/ 'Luigi è una volpe' è una metafora).
metonimia: è simile alla metafora, ma se ne differenzia perché il significato urato e quello comune non hanno un rapporto di somiglianza, ma un altro tipo di relazione, che può essere quello di causa-effetto (L'ho guadagnato col sudore della fronte), di effetto-causa (Vivo del mio lavoro), di contenuto-contenente (Bevo un bicchiere d'acqua), di oggetto-materia (I ferri del mestiere), di cosa- suo simbolo (Fedele alla bandiera), di cosa-suo luogo di produzione (Un bicchiere di Chianti), di concreto-astratto (Chiamate la vigilanza), ecc.
sineddoche: si distingue dalla metafora e dalla metonimia perché la relazione fra significato comune e significato urato consiste nella sostituzione del generale col particolare o viceversa, oppure del singolare col plurale o viceversa (Come dire 'vela' al posto di 'barca a vela').
antonomasia: uso di un nome comune al posto del nome proprio di un personaggio tipico ( 'il Poeta' per dire Dante Alighieri).
iperbole: esagerazione (Lo sto aspettando da un secolo).
eufemismo: il contrario dell'iperbole, è l'attenuazione delle parole per rispetto, pudore o prudenza.
ironia: uso delle parole con un significato contrario a quello normale, a scopo beffardo o scherzoso
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