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Padre del ciel dopo i perduti giorni

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Padre del ciel dopo i perduti giorni


Padre del ciel, dopo i perduti giorni,
dopo le notti vaneggiando spese,
con quel fero desio ch'al cor s'accese,
mirando gli atti per mio mal sì adorni,


piacciati omai col Tuo lume ch'io torni
ad altra vita et a più belle imprese,
sì ch'avendo le reti indarno tese,
il mio duro adversario se ne scorni.


Or volge, Signor mio, l'undecimo anno
ch'i' fui sommesso al dispietato giogo
che sopra i più soggetti è più feroce.

''Miserere'' del mio non degno affanno;
reduci i pensier' vaghi a miglior luogo;
ramenta lor come oggi fusti in croce.


Padre del cielo, dopo i giorni  sprecati,



dopo le notti spese in inutili pensieri d'amore

accomnato della bruciante prepotente passione che mi accese il cuore

osservando gli atti di Laura, così aggraziati per mia sventura



vi ciedo di fare in modo con la tua luce che io ritorni

ad una vita diversa e ad azioni più belle in virtù di un illuminazione

così che, dopo aver teso inutilmente le reti per catturarmi

il diavolo mio avversario resti sconfitto.



Ora comincia, signore mio, l'undicesimo anno

da quando sono stato sottomesso all'opprimente amore

che è più crudele con chi è più arrendevole


Abbi misericordia del mio indegno tormento:

riconduci i miei pensieri che seguono falsi obbiettivi su quelli migliori

ricorda a loro che tu in questo giorno fosti crocefisso.



Questo sonetto, risalente al 1338, che porta il numero 112, appartiene alle rime "In vita di Madonna Laura".
Questa poesia, strutturata come una preghiera, è caratterizzata da una tematica religiosa, in questo sonetto vi è il disgusto per una passione terrena; l'amore è visto come una vera ossessione. Da questa presa di coscienza, nasce il bisogno di liberarsi dell'ossessione, di purificarsi.
Il problema trattato da Petrarca è quello del rimorso e del pentimento: vi è un passato caratterizzato dalla debolezza e dall'errore; un presente che risulta il tempo della precarietà e dell'incertezza che solo la fede in Dio può risolvere caratterizzando quindi il futuro come tempo della liberazione.
L'invocazione a Dio con cui si apre la poesia, è seguita dal ricorso del tempo perduto nel vaneggiamento e nella colpa; è una specie di confessione che chiede un aiuto divino e la grazia per scongere anche il diavolo.
Questo sonetto venne scritto l'undicesimo anno da quando Petrarca fu sottomesso alla spietata passione d'amore per Laura.


Prima quartina rievocazione dell'innamoramento in chiave negativa: Dopo l'invocazione a Dio, il Tetrarca si volge al proprio passato considera retrospettivamente la vana esperienza d'amore paragonata ad un tormento
Seconda quartina preghiera:
ricollegandosi alla precedente invocazione, si volge idealmente al futuro, a contemplare nella preghiera la pace spirituale tantodesiderata
Prima terzina precisa il racconto dell'innamoramento: muovendo dal presente al passato,, misura per così dire la durata di un tormento che non è ancora cessato
Seconda terzina preghiera: scandisce in tre versi la triplice invocazione e preghiera a Dio <<Misere . reduci . ramenta . >>: tre imperativi.


I due temi principali:

Rinnegamento dell'eperienza d'amore passata

Il tempo della vita è stato inutilmente perso in una

inutile illusione. Il desiderio è stato tormentoso, crudele.

La bellezza di Laura è stata tentazione demoniaca.

Il diavolo deve essere sconfitto.

Lo spietato giogo d'amore lo ha sottomesso troppo a lungo

Ad esso il poeta ha ceduto colpevolmente.

Queste passioni sono indegne. Petrarca chiede pietà e perdono

Richiesta di grazia, preghiera di intervento divino

Un altra vita è ambita e desiderata

Azioni più degne devono essere cercate.

Occorre riconoscere (proprio nel giorno della passione di

Cristo- anniversario del primo incontro con Laura) che i suoi

pensieri vanno diretti al cielo e non alle passioni terrene.




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